Economia

Mes, colpo di scena dal sondaggio: cosa vogliono gli italiani

La maggioranza della popolazione si schiera con il governo Meloni anche sul fronte del Mes. Ecco cosa dice il sondaggio

Ancora una volta, la maggioranza degli italiani si schiera con il governo Meloni. Dopo i dati pubblicati due giorni fa dal Corriere della Sera, in cui Nando Pagnoncelli delineava un indice di gradimento del 53 per cento per il Presidente del Consiglio e del 52 per cento per l’esecutivo nel suo complesso, anche i sondaggi su una delle questioni più spinose del momento, quella del Mes, danno l’ennesima prova della sintonia tra popolo e Palazzo Chigi.

Gli italiani bocciano il Mes

Secondo Termometro Politico, infatti, il 51,3 per cento degli italiani sarebbe contrario alla ratifica della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità. Tra questi, più precisamente, il 29,2 per cento sostiene che lo strumento comunitario “non va ratificato in nessun caso, neanche davanti a forti pressioni” perché rappresenterebbe “una trappola per l’Italia“. Mentre per il restante 22,1 per cento andrebbe ratificato “solo in cambio di importanti concessioni europee sul Piano di Stabilità e sulla revisione del Pnrr.

Insomma, solo poco più del 20 per cento della popolazione (22,1 per l’esattezza) ritiene che il Mes sia uno strumento che deve essere utilizzato a tutti i costi, mentre la fetta più piccola – pari al 18,8 per cento degli italiani – è convita che la ratifica debba essere compiuta come “forma di responsabilità” verso gli altri Stati europei, ma allo stesso tempo “fare tutto il possibile per non doverlo utilizzare“.

Le tensioni sul Mes

I dati sono usciti dopo gli attacchi dell’opposizione in questi ultimi giorni per la richiesta di sospensiva, pari a quattro mesi, da parte del governo italiano. Anche se è probabile che se ne riparli direttamente nel 2024. Nel frattempo, l’Italia rimane il terzo contribuente al Meccanismo di Stabilità, dopo Germania e Francia, con una quota di partecipazione che sfiora il 18 per cento.

Per approfondire:

Nel complessivo, si parla di un capitale sottoscritto di circa 700 miliardi di euro, affiancato ad un capitale di prestito di 500 miliardi ed uno già utilizzato pari invece a 80 miliardi di euro. Martedì è calendarizzata la discussione sullo strumento europeo, ma con ogni probabilità la votazione non avverrà prima di mercoledì. La linea di Giorgia Meloni rimane comunque intransigente.