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Migranti, mai così tanti morti dal 2017. Ecco perché bisogna bloccare le partenze

Boom di nuovi arrivi in Italia nei primi 3 mesi del 2023: 54mila partenze illegali e 441 morti, mai così tanti da sei anni

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Dinanzi al vertiginoso aumento degli sbarchi nei primi tre mesi dell’anno, pari al 300 per cento rispetto ai dodici mesi precedenti, sono le proiezioni del quotidiano de Il Tempo a preoccupare ulteriormente le difficoltà che il governo Meloni sta avendo nella gestione dei flussi. In base alle cifre degli ultimi anni, infatti, il numero di arrivi estivi presso le coste italiane generalmente quintuplica rispetto a quello dei mesi più freddi. Facendo due calcoli, quindi, si rischierebbe una vera e propria invasione: 50mila immigrati al mese da accogliere. Una cifra a dir poco esorbitante, soprattutto per un Paese completamente abbandonato dall’Unione Europea.

Giorgia Meloni ha deciso di dichiarare la stato di emergenza per sei mesi, nel disperato tentativo di smuovere qualche coscienza nelle stanze dei bottoni di Bruxelles, stando anche all’ultimissimo report delle Nazioni Unite. Secondo l’Onu, infatti, non ci sono mai stati così tanti morti dal 2017. Da gennaio a marzo 2023, infatti, si contano 441 decessi solo nel Mediterraneo centrale, affiancati da altri dati spaventosi: 54mila attraversamenti irregolari nel primo trimestre, in cui “la rotta del Mediterraneo centrale rappresenta oltre la metà di tutti gli attraversamenti irregolari delle frontiere verso l’Ue”, ha aggiunto Frontex. 

Nel frattempo, dopo l’avvertimento del commissario europeo Johansson, che ha esortato i Paesi di tutta l’Ue ad aumentare i tempi di rimpatrio dei richiedenti asilo respinti, i legislatori comunitari sono in procinto di aprire negoziati interistituzionali sui primi fascicoli nel proposto patto di migrazione e asilo. L’obiettivo sarà quello di concludere e perfezionare la riforma del regime giuridico del blocco in materia di immigrazione e asilo. 

Per approfondire:

Anche il Direttore Generale dell’Oim, António Vitorino, è intervenuto sui dati preoccupantissimi resi noti dalle Nazioni Unite: “Con oltre 20.000 morti registrati su questa rotta dal 2014, temo che questi decessi siano stati normalizzati. Gli Stati devono rispondere. I ritardi e le lacune nella Sar guidata dallo Stato stanno costando vite umane”. Vite umane, però, che potrebbero essere salvate solo con uno dei cavalli di battaglia di Giorgia Meloni durante la campagna elettorale: intervento diretto sulle coste africane, in collaborazione con le autorità tunisine e libiche, per non far partire i migranti.

Boris Johnson aveva adottato questa politica con i vertici politici del Ruanda. Chi non aveva titolo di restare nel Regno Unito (che utilizza parametri di selezione ben più restrittivi dei nostri) veniva immediatamente messo su un aereo in direzione Ruanda, che va così ad ottenere incentivi economici da Londra per le operazioni di accoglienza. Ad oggi, l’Italia ha chiesto nuovi fondi all’Unione Europea per sostenere la bomba migratoria; allo stesso tempo, il premier continua a ventilare l’ipotesi degli accordi con gli Stati africani.

Sta di fatto, però, che il blocco navale – così tanto sbandierato da FdI durante la scorsa campagna elettorale – rischia di essere definitivamente accantonato. Non è un caso che la stessa Forza Italia parli di “blocco navale fuori dal tempo”, mentre dall’altra parte la Lega spinga sull’acceleratore per reintrodurre i decreti Sicurezza. In mezzo Giorgia Meloni, che dovrà risolvere al più presto quella che si è dimostrata essere la principale grana del suo governo.

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