Appunti sudamericani

Il Paese dei malviventi

Migranti, non basta delinquere per essere cacciati

La sentenza della Consulta è un controsenso: indulgenza esponenziale per gli stranieri pizzicati a spacciare

Appunti sudamericani

Andiamo avanti così, facciamogli del male. A chi? A noi! Cioè io, tu, noi tutti e comunque a lei!, Giorgia Meloni e chi l’ha votata, verrebbe da sospettare. Insomma la è che a questo punto a togliere un permesso di soggiorno ai migranti non basta più il precedente, non basta delinquere: con una sentenza dai contorni marcatamente sociali(sti), la Consulta ha sancito “l’illegittimità costituzionale di alcuni articoli del decreto legislativo 286 del 1998 (Testo Unico Stranieri) nella parte in cui ricomprendono, tra le ipotesi di condanna che impediscono automaticamente il rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro, anche quelle per il reato di piccolo spaccio e vendita di merci contraffatte, senza prevedere che l’autorità competente verifichi in concreto la pericolosità sociale del richiedente”. È il famoso adeguamento del diritto alla realtà, che però funziona sempre solo in una direzione, quella della progressiva minore severità, della indulgenza esponenziale, più che il codice potè il realismo, la presa d’atto di una sostituzione ampiamente in corso, che rende impossibile mantenere lo stato di diritto.

La folle sentenza sui migranti

In soldoni, prima di revocare una permanenza bisogna passare prima per il Questore, e ci sono pochi dubbi su come il Signori e Questori, come direbbe Catarella, si regolerà; e un po’ perché alla Consulta non è facile non dare ascolto, e un po’ perché anche il Signori e Questori è un brav’uomo, uno sbirro sociale, un padre di famiglia, un buon diavolaccio e insomma chi se la sente di allontanare i migranti una volta che sono entrati? Saremo mica in Francia, qui. O nell’America di Biden. O in Canada, Australia, Inghilterra, eccetera. La fondamentale conquista umanitaria matura, manco a dirlo, da alcuni ricorsi di stranieri pizzicati in flagrante, più verosimilmente ai loro legali, per definizione e missione sociali e umanitari: due in particolare i casi, rispettivamente di uno che spacciava droga, ma in quantità minime e di un altro che spacciava roba taroccata, ma in proporzioni esigue.

Il doppio standard

Ora, il principio in sé può non essere sbagliato, anzi è senz’altro pietoso e apprezzabile: ci vuole una corrispondenza sensata, misurata, bilanciata fra reato e pena, anche se la sinistra questo lo capisce solo quando le fa comodo, secondo il celebre doppio standard: se quattro mocciosi s’azzuffano, bisogna mandare al 41bis i soli elementi “fascisti”, mentre gli altri vanno in processione; se un Cospito ha cercato di far fuori una caserma di caramba, va salvato, mandato a casa, rifocillato e magari candidato in ossequio al famoso imperativo categorico del garantismo. Un dato comportamento, inoltre, se operato da destra è criminale in sé, a priori, iuris et de iure, se da sinistra va contestualizzato, storicizzato, socializzato e infine amnistiato (o perfino premiato).

I migranti spacciano? No problem

Comunque, il principio, torniamo a ripeterlo, in sé suonerebbe giusto: è l’applicazione che diventa azzardata, e votata a sicura catastrofe avvenendo in questo scombinato paese dove se una attivista climatica accumula multe inevase e rovina monumenti, vantandosene, diventa la reginetta isterica dei salottini televisivi. Per cui, dopo l’aurea pronuncia della Consulta cioè voglio proprio vedere come va a finire: va a finire che subito si sfrangiano fisiologicamente le maglie della tolleranza, dell’interpretazione estrosa, delle maniche larghe: va beh, questo aveva 10 grammi di roba, ma che saranno mai, anche 15, dico, vogliamo farne un caso, che poi se pure sono 20, non è che faccia ‘sta gran differenza, e perché dovrebbe pagare l’amico che ne teneva 50, ma poi, su, ti pare che 200 grammi siano tutta ‘sta chissà che paccata di roba, e da lì si arriva facile al mezzo chilo: che faccio, lascio?, come dal salumiere. Poi, per proiezione, per analogia, per garanzia garantista, se salvi i migranti richiedenti o riceventi asilo va bene ma come fai dopo a non usare la stessa comprensione con gl’indigeni malviventi? Non sono anche loro vittime della società sperequata, dove in pochi hanno troppo e in troppi troppo poco? Il capitalismo assassino non distingue i colori, come Elly Schlein, le sue vittime sono tutte uguali senza distinzione di lingua, sesso, razza, religione e appartenenza di contesto. Così come il diritto all’eleganza, il diritto alla coop (presunta) truffaldina, il diritto a smerdare palazzi e fontane, anche il diritto a delinquere va consacrato una volte per tutte. E per tutti.

Italia paradiso dei malviventi

Morale: avremo legioni di devianti percepiti, tipo la famosa signorina incinta, ma appena appena, con il che si spargerà sempre più la voce che l’Italia, paese sociale, umanitario e coglione, è il paradiso dei malviventi, ne arriveranno sempre più a legioni, a frotte, e tutti daranno la colpa alla Meloni che di colpe, anche su questo, ne ha ma non è responsabile della tolleranza everlasting della Corte Suprema. Del resto, dopo aver visto in tivù le rom che spaccavano la faccia a chi le filma, col padrone che rideva e irrideva e minacciava, dopo averle sentite teorizzare il diritto alla rapina e, in caso, all’omicidio (“Io vivo qua da vent’anni e faccio il cazzo che voglio, hai capito?”), dopo aver constatato plurimi parlamentari piddini che le difendono con appassionato lirismo, adeguare gli standard della gaia lex, sed lex era solo questione di tempo, qualcosa che andava fatto. Missione compiuta, sul ponte sventola bandiera bianca.

Max Del Papa, 9 maggio 2023

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