Esteri

La guerra in Ucraina

Minsk chiama l’ambasciatore ucraino: “Kiev pianifica un attentato”

Tensioni tra Bielorussia ed Ucraina: proseguono le piste dei sabotaggi

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Volano accuse di attentati, sabotaggi, operazioni di servizi segreti, tra Russia, Ucraina e Bielorussia. Dopo l’attacco alla figlia dell’ultranazionalista russo, Alexandr Dugin; l’esplosione ai gasdotti di Nord Stream 1 e 2; fino ad arrivare all’incendio di ieri sul Ponte di Kerch, l’infrastruttura più lunga d’Europa, che collega la Crimea al territorio russo; arriva un’altra accusa, questa volta da Minsk: Kiev starebbe preparando un attentato al regime di Lukashenko.

Come si apprende dall’agenzia Unian, in una nota del ministero degli Affari Esteri del governo Zelensky, l’ambasciatore ucraino in Bielorussia è stato convocato ieri sera e gli è stata consegnata una nota diplomatica, specificando come la Sbu – servizi segreti di Kiev – starebbe pianificando un attacco all’alleato del Cremlino.

Dopo pochi minuti, è arrivata la risposta del ministero: “La parte bielorussa afferma che l’Ucraina starebbe pianificando un attacco al territorio della Bielorussia. Questa informazione non corrisponde alla verità. Respingiamo categoricamente le insinuazioni del regime bielorusso”. E conclude: “Non escludiamo che la consegna della nota diplomatica possa rientrare nel piano della Federazione Russa di portare avanti provocazioni”.

In questi otto mesi di guerra, Lukashenko è stato il principale braccio destro di Putin. Da una parte, non solo perché rimane uno dei pochi territori ex Urss ancora fedeli a Mosca; ma perché, soprattutto nella prima fase del conflitto, quando il Cremlino puntava alla conquista di Kiev, Minsk rappresentava il principale canale di passaggio delle forze russe, direttamente a nord dell’Ucraina. Una posizione strategicamente rilevante, almeno per l’iniziale scopo di Vladimir Putin.

Nel frattempo, sempre a sostegno della causa di Mosca, Lukashenko ha annunciato l’intenzione di promulgare un decreto, con il quale verrebbero sospesi i voli dei rifugiati ucraini sul territorio di Minsk. Immediata è stata la replica dell’Unione Europea, che ha promesso l’applicazione di “sanzioni molto dure”.

Sul lato del conflitto, comunque, la guerra sembra volgere sempre più a favore della resistenza. Secondo le fonti del governo Zelensky, i soldati russi, uccisi dal 24 febbraio, sarebbero la mastodontica cifra di oltre 62mila vittime; insieme a 15 navi, più di 2mila carrarmati e 5mila veicoli blindati per il trasporto delle truppe. Il Donbass rimane il territorio più acceso. Poche ore fa, un bombardamento russo a Donetsk ha causato tre morti civili, fino ad arrivare alle 17 vittime dell’attacco a Zaporizhzhya, dove la centrale nucleare locale è stata nazionalizzata pochi giorni fa dal regime di Putin.

Il Cremlino, nel frattempo, ha aperto un’indagine governativa circa le causa dell’esplosione, avvenuta ieri sul ponte di Kerch. I dubbi sembrano pochi: è molto probabile che si tratti di un sabotaggio dei servizi segreti ucraini, in un’azione svincolata dal via libera degli Stati Uniti. Ma Kiev, dopo aver esultato, si svincola da qualsiasi forma di responsabilità.

Matteo Milanesi, 9 ottobre 2022

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