“Missili ucraini sui civili”, “Non è nostro”. Cosa è successo a Donetsk

La denuncia ci Mosca: “Uccisi 20 civili a Donetsk da un missile sparato dagli ucraini”. Kiev nega

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di Daniele dell’Orco

Nel clima tossico da derby delle notizie scatenato dalla guerra in Ucraina, a rimetterci sono sempre i civili. Che, al netto delle partigianerie e delle narrazioni contrapposte, sono e restano civili. Persone innocenti. Come quelle che stamattina verso le 10.30 italiane si trovavano nella zona del teatro cittadino in centro a Donetsk, capitale di una delle due separatiste filorusse del Donbass. Perlopiù anziani in fila agli ATM per ritirare la pensione, passanti in generale, persone in viaggio sui mezzi pubblici.

All’improvviso i frammenti di un missile ucraino Tochka-U, lanciato con ogni probabilità da Kramatorsk, uno dei villaggi che a poco a poco sta per essere circondato dall’avanzata dei russi e dell’Esercito popolare di Donetsk, è stato frantumato dalla contraerea e cadendo al suolo ha provocato la morte di almeno 23 persone. I video arrivati dal posto da giornalisti, anche italiani, come Vittorio Nicola Rangeloni e Giorgio Bianchi, sono raccapriccianti. E loro stessi sono dei miracolati.

Il primo aveva attraversato Pushkina Boulevard, la via colpita dal bombardamento, pochi minuti prima della tragedia. Il secondo si trovava a realizzare un reportage da Volnovakha, una delle città conquistate dai separatisti nell’Oblast di Donetsk.

Anche per questo, è ragionevole pensare che il bilancio delle vittime sia destinato a salire visto che molti, tra le decine di feriti, sono in condizioni critiche.

Tra le precisazioni che è necessario fare c’è che la città di Donetsk si trova dal 2014 praticamente sulla linea di contatto tra le forze dell’esercito ucraino e quelle delle Milizie popolari che si fronteggiano ogni giorno esattamente all’altezza dell’ex aeroporto cittadino, a pochi chilometri dal centro. Tuttavia, per paradosso, dal momento dell’inizio dell’offensiva russa la situazione per gli abitanti è diventata persino più rischiosa. Perché le manovre militari si sono concentrate fin da subito verso la città di Mariupol, sul Mare di Azov, a sud, che infatti è circondata da giorni. Ma la linea del fronte fuori Donetsk non si è spostata molto più in là, e la ferocia dei colpi di artiglieria ucraini è aumentata di intensità proprio negli ultimi giorni.

Non era mai successo, infatti, che un missile Tochka-U, ben più potente di un razzo Grad, cadesse letteralmente nel centro della città, senza obiettivi sensibili nei dintorni e con l’esclusiva presenza di civili. I testimoni sostengono che, magari per frustrazione, magari per evitare che le armi cadano in mano nemica, magari per provocare più danni possibili, dalle postazioni ucraine piovano missili un po’ ovunque.

Nei giorni scorsi, alcuni Tochka-U, razzi di fabbricazione sovietica che i russi hanno via via sostituito con i più moderni Iskander (anche se postazioni di lancio di Tochka sono state registrare pure tra le fila russe, in territorio bielorusso) mentre gli ucraini li utilizzano ancora in quantità, sono stati diretti persino verso il territorio russo. I missili, infatti, hanno una gittata di 120km, e i primi villaggi russi nella regione di Rostov sono a 100/105km da Donetsk.

La contraerea li ha sempre dirottati, ma questo non vuol dire scampato pericolo.

Quando un missile del genere colpisce l’obiettivo, forma un cratere gigante e colpendo un centro abitato di morti potrebbe provocarne centinaia. Non è ciò che è accaduto a Donetsk. Ma se viene intercettato dalla contraerea specie mentre sorvola o è addirittura diretto verso un centro densamente popolato, si riduce in frammenti possono cadere ovunque trasformandosi in grappoli di morte.

Se una soluzione militare del genere viene utilizzata in questo modo, insomma, che possano morire dei civili è praticamente certo. Ecco perché il margine di manovra per ritenerlo un errore o una fatalità è ridottissimo. Per non dire nullo. Sebbene, nel gioco delle parti, e come accade sistematicamente in altre città sotto attacco come la stessa Mariupol, o Kharkiv, o Mykolaiv, tutti tentino di scaricare le responsabilità sul nemico. Gli ucraini, infatti, negano di averlo sganciato: “È inconfondibilmente un missile russo, non ha nemmeno senso parlarne”, ha spiegato il portavoce militare ucraino Leonid Matyukhin secondo quanto riporta “Sky news”.

Il fatto impossibile da negare però è che a Donetsk centro di obiettivi militari non ce ne sono. Quindi se la città viene colpita non c’è spazio per l’immaginazione.

In generale, comunque, è bene ricordare che per quanto sia indifendibile la scelta del Cremlino di scatenare un’offensiva su larga scala contro uno stato sovrano come l’Ucraina, le sofferenze di circa 4 milioni di persone che vivono nel Donbass sono rimaste inascoltate per anni, e sono tornate di grande attualità nel 2022, tanto da essere usate da Putin come casus belli. Ma nonostante ciò, sui media occidentali trovare la notizia di una strage di civili come quella di oggi a Donetsk è impossibile. Non è saggio né maturo, per il mondo libero, continuare a tenere alta una coltre di silenzio del genere sulle atrocità che colpiscono persone innocenti, a prescindere da chi le commetta.

Daniele dell’Orco, 14 marzo 2022

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