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Mondiali farsa, pagliacciata Qatar: ci tocca pure bere l’alcol analcolico

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Non si era mai visto un Mondiale di Calcio a dicembre, in uno stato che non è uno stato, è un emirato, totalmente digiuno di pallone, dell’estensione più o meno pari all’Abruzzo, senza neanche l’Italia (ah, no, questo sì, si era già visto la scorsa volta). E invece lo vedremo, insieme ad una serie di situazioni che a definirle imbarazzante si merita l’incriminazione per omertà.

Nel Qatarro armato se ne vedono di tutti i colori, partiamo dalla più recente e poi risaliamo come i salmoni: “La birra è fuori dai Mondiali“, scrive il New York Times. Sarebbe a dire? Sarebbe che, sempre secondo il New York Times, con “un brusco voltafaccia i funzionari del Qatar hanno deciso che l’unico alcol in vendita negli stadi durante il mese di Coppa del Mondo sarà analcolico”. Fin qui, si può capire, l’emirato è un regime musulmano conservatore. Il fatto è che, a questa stregua, da quelle parti, Corano alla mano, non potrebbero organizzare quasi niente e comunque pacta sunt servanda: invece si sono rimangiati accordi da fantastilioni, in particolare l’accordo di sponsorizzazione da 75 milioni di dollari della Fifa con Budweiser, il tutto a 48 ore dall’inizio del torneo.

Non si era mai visto un Mondiale di Calcio a dicembre, eccetera eccetera, senza neanche il piacere di una bevuta pre o post partita. Anche se sulla guida ufficiale della Fifa c’è scritto che “i possessori di biglietti avranno accesso ai prodotti Budweiser, Budweiser Zero e Coca-Cola all’interno del perimetro dello stadio” per almeno tre ore prima delle partite e per un’ora dopo. Sì, ma che cazzo di Mondiale è? Una farsa, ammettono in molti, a denti stretti. Una pagliacciata dove i gay sono banditi e si capisce, da quelle parti non è che stanno tanto a ribaltare le vocali, da quelle parti li scannano e basta. Li fanno fuori sul posto, appena li trovano. Però i pedatori sempre ginocchioni, questi escort dei diritti e dei valori, in Qatar ci vanno e neanche si azzardano, l’abbiamo scritto, ad infilarsi la fascia arcobaleno per solidarietà a gay e lesbiche trucidati.

Anzi il più cialtrone di tutti, il portiere francese Lloris, pontifica: “Le leggi si rispettano e questo non è affar mio”. Non è questione di leggi, è questione, come scrive la Verità, che il suo presidente Macron è incidentalmente amico dell’emiro qatarino Nasser Al Khelaifi, presidente del fondo monetario che si è pappato il Paris Saint Germain. Ovvero “come fare sempre i froci con le ginocchia degli altri”.

Poi c’è l’altra faccenda, fresca fresca: dalle fogne di Twitter emergono cinguettii circa una potenziale tangentona di 7,5 milioni di dollari a 8 giocatori dell’Ecuador per perdere la gara iniziale proprio contro il Qatar ospitante. Una manovra per intossicare l’immagine dell’Emirato, secondo un portavoce, e sarà senz’altro così ma è anche uno di quei casi in cui, come canta Tom Waits, “tutto quel che puoi pensarne è vero” o meglio è possibile: non è che ci sia bisogno di chissà quali schizzi di veleno per rovinare l’immagine già ampiamente pregiudicata, di un paese che non fa niente per ripulirsela e che peraltro vede l’assegnazione di questi curiosi Mondiali a coronamento di 12 anni di inchieste costellate da sospetti di corruzione, manovre losche, tangenti milionarie alla Fifa, voti pilotati, 16 membri su 24 del Comitato per l’assegnazione inquisiti o radiati, fino a lambire padreterni del pallone come Michel Platini. Fu un’inchiesta del Sunday Times a dare la stura, poi altri media di tutto il mondo si accodarono: e più indagavano, più marcio usciva.

Roba da privare di titolo qualsiasi torneo, senonché il Qarar, grande come l’Abruzzo, ha i soldi, quelli veri. Ha il gas naturale. Ha le alleanze giuste, può fare la parte del moderatore o del fomentatore nella polverieria mediorientale, ha sostenuto il Libano nella crisi con l’Arabia Saudita, può influire in prospettiva iraniana, tutti se lo tengono caro. Ha la spregiudicatezza di chi non si vergogna di niente. Sa che niente gli verrà addebitato.

Non è un Mondiale di pallone ma di diplomazia condito dai soldi, tanti, maledetti e subito. Beh, tanto meglio, almeno la facciamo chiara una volta per tutte e accettiamo, ci piaccia o meno, cosa sia l’immaginifico giuoco del calcio, a cosa si sia ridotto. Non che in passato…, ma restava, se non altro, materia per i sogni, spazio per qualche illusione soverchia. Adesso no, dopo questo mondiale non sarà più lecito credere alla verginità delle puttane: siamo qui per far soldi, e il resto non esiste perché non deve esistere. Pupazzetti senza gloria disputeranno partite più o meno truccate, il mondo li guarderà e ognuno si faccia i fatti suoi.

Gay, lesbiche e trans meglio non si facciano vedere, anche se gli emiri che comandano garantiscono che nell’Emirato non se ne trova uno a pagarlo (ci crediamo…), chi vuole spararsi una pinta di Bud o qualsiasi altra bevanda blasfema, che non faccia neanche il biglietto. Chi si mettesse in testa di ficcare il naso non è gradito, è un sabotatore, uno che vuole la guerra e rema contro i sacri valori dello sport. E non siamo neanche all’inizio. Ce n’est qu’un Qatar.

Max Del Papa, 19 novembre 2022

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