Società

Il blitz dell'Antitrust

Moralisti moralizzati: che orrore Ferragni e la beneficenza “farlocca”

Chiara Ferragni e il pandoro

Gaia lex, sed lex. Chiara Ferragni multata (con imbarazzo) dall’Antitrust per falsa beneficenza sul pandoro: trust, alla lettera, significa fidarsi. Difatti si erano fidati in tanti di quell’annuncio, in soldoni: se comprate il dolce di Natale, finanziate un urgente macchinario da donare al Regina Margherita di Torino un costoso prezioso e nobile strumento per curare bambini torturati da malattie terribili già dal nome: osteosarcoma, Sarcoma di Ewing. I più disgraziati fra tutti, quelli che il Natale lo passano in corsia, quelli che, ogni tanto, una popstar va a visitare, nel riserbo più assoluto, con un codazzo di telecamere e cameramen da telefonino casualmente sul posto. Certo, il pandoro costava quasi il triplo, 9,90 anziché 3,70, ma cos’erano quegli spiccioli davanti alla certezza di fare qualcosa di splendido, di benefico, di natalizio davvero, preferendo il pandoro con la faccia di Ferragni?

Certezza un corno: come è stato ricostruito, all’epoca della gloriosa campagna i 50mila per la strumentazione erano già stati raccolti, e tutto il resto è business: nelle casse della premiata ditta Ferragni inc. era finito un extra milioncino di euro, hai capito. Ma siccome anche le Antitrust nel loro piccolo s’incazzano, è scattata la verifica che ha portato al seguente esito: l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha stangato Fenice S.r.l. e TBS Crew S.r.l. le due società che gestiscono marchi e diritti di Chiara Ferragni, rispettivamente per 400 e 675 mila euro, vale a dire che se la cava presappoco alla pari, tanto era entrato, tanto dovrà uscire; mentre Balocco ha ricevuto una multa di 420 mila euro: molto più salato il crollo d’immagine, ma tanto i consumatori ormai trangugiano di tutto, pandori benefici, vaccini benefici, influencer benefici: “Sosteniamo insieme – trillava Chiara Ferragni via social – un progetto di ricerca per nuove cure terapeutiche per i bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing. Sono davvero fiera di questa iniziativa e di rendere il nostro Natale un po’ più rosa e dolce con questo pandoro speciale”. Più rosa e dolce, di sicuro: ma per chi? Sosteniamo insieme chi? Lei ci metteva la faccia e i follower il borsellino?

Ora. Ora, mannaggia la Marianna. Ora, per una faccenda del genere, una persona comune, diciamo pure normale, patisce un tale rovescio di coscienza da non azzardarsi più a mettere il naso fuori di casa. Ma dai, ma come si fa. A dirla come sta scritta e sanzionata, si tratta di fare i santi con le ali degli altri e non ci basta il cuore di avventurarci in ulteriori specificazioni, che del resto ognuno può tracciare: qui non si ricama niente, la multa è scoccata per questi precisi comportamenti, né più, né meno. L’unica cosa che la imprenditrice, perché è definita imprenditrice, Ferragni, una imprenditrice del neoliberismo che usa oggi, più fumo che arrosto, potrebbe invocare è se mai la buona fede del “non sapevo, non avrei mai pensato, i miei post erano puri, rosa, io volevo davvero cambiare il mondo”. Garantisticamente glielo concediamo: solo che si ha l’impressione che l’Antitrust non la pensi proprio così.

Ma non spetta a noi giudicare, noi non siamo quelli del moralismo garrulo, non andiamo a Sanremo a leggerci addosso fervorini strappalacrime con voce da bancomat mentre lanciaamo la linea “pensati libera”, non andiamo alle manifestazioni delle Non una di meno dopo che una povera ragazza è stata martirizzata, a sfoggiare la t-shirt griffata da 750 euro “dobbiamo essere tutti femministi”, non difendiamo il pianeta come Greta salendo in elicottero su un ghiacciaio per un aperitivo, non denunciamo coraggiosamente che “nelle Marche non è possibile abortire”, panzana più gigantesca del numero dei boccaloni, aka follower, non reclamizziamo bottigliette d’acqua lissia a 8 euro, ciabattine cinesi costate 60 centesimi a 15 euro, non sfoggiamo stole e babbucce di visone rosa nel più sacro rispetto per gli animali, non predichiamo contro il patriarcato e il consumismo sfoggiando gli arredi del nuovo attico di Citylife dove, polemizzano alcuni fruitori un po’ meschini, “neppure lo scopettone del cesso ti sei comprata, ti danno tutto gli sponsor” (ragazzi, fateveli due conti…), non facciamo la pubblicità dell’auto elettrica alludendo, tanto per cambiare, a se stessi, sul tenore “dicevano che non ce l’avrei mai fatta, ciao poweri”, e adesso ci fermiamo, ma potremmo continuare fino a Natale, quello vero.

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Ora. Ora, per la Mariuccia, l’unico problema qui sarà come ammortizzare la multa, ossia l’introito inopinatamente saltato, spalmandolo sui follower, aka boccaloni. Come una banca d’affari qualsiasi. Dovendo applicare le categorie giuridico-spirituali di Piercamillo Davigo, l’amicone del marito della nostra umanitaria formato X-mas, quello convinto (da condannato in primo grado, ma che gli fa?) che non esistono innocenti, solo colpevoli che l’hanno fatta franca, minimo Chiara Ferragni dovrebbe finire al 41bis in cella comunicante con Cospito. Ripeto, non per noi ma applicando il moralismo ghiglottinesco di Davigo, dei 5 Stelle, cui il Fedez si riferisce, del Pd, che la imprenditrice con le ali degli altri se la tiene calda. Invece anche quest’altra è una prodezza che domani sarà già passata in cavalleria. Seppellita da strati nuovi di prediche, omelie per le cause umanitarie più ardite. Semplice sanzione, 1 milione di multa e passa la paura, tanto vedrai chi alla fine la coprirà. Fuffa lex, sed lex. Eh, Piercamy? Che ne pensi?

Max Del Papa, 15 dicembre 2023

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