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Morti sospette, riunioni clandestine: tutti i segreti del mondiale in Qatar

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I mondiali di calcio sono alle porte, ma le polemiche intorno all’organizzazione di questo evento, Qatar 2022, non si sono placate. Ma se vogliamo capire bene la sequenza degli eventi bisogna rinfrescare la memoria.

Il 3 dicembre 2010, l’Esecutivo FIFA vota Russia per il Mondiale 2018 e Qatar per il 2022. Si tratta di un voto che lascia molti retropensieri agli addetti ai lavori perché a votare sono solo 22 membri del consiglio su 24. Due di loro erano già stati sospesi per sospetta corruzione. Ma non è tutto, perché sull’onda del voto, il presidente della Confederazione asiatica Mohamed Bin Hammam sfida Sepp Blatter alle presidenziali del 2011 e l’unica cosa che ottiene, alla vigilia delle elezioni, è un’accusa di corruzione e la successiva radiazione.

Nel giugno 2014, il Sunday Times, in una sua inchiesta, rivela di essere entrato in possesso di mail che provavano il passaggio di denaro, 5 milioni di dollari dal qatariota Bin Hammam a membri della FIFA. Milioni di dollari che non erano regali di compleanno, ma una sorta di pizzo utile a indirizzare il voto. Il Sunday Times rivela inoltre che Bin Hammam ha pagato, in due rate, 1,6 milioni di dollari a Jack Warner, presidente del Nord America. La prima rata di 450 mila dollari qualche giorno prima del voto, e il resto a saldo.

Sempre secondo il Sunday Times, Reynald Temari, membro dell’Oceania, si è accontentato di 350 mila dollari e, opponendosi alla sua sospensione, ha, di fatto, impedito al suo successore di partecipare alla votazione del 3 dicembre 2010. Le mail, i documenti, le prove bancarie usate dal Sunday Times nella sua inchiesta, arrivarono da una “gola profonda” FIFA e, a quel punto, l’inchiesta giornalistica costrinse la stessa Federazione Internazionale del Football ad aprire un’indagine che si concluse il 13 novembre 2014 con un nulla di fatto.

Secondo i vertici del calcio mondiale non ci sono state irregolarità nell’assegnazione della manifestazione qatariota, anche se Bin Hammam viene poi squalificato a vita per “violazioni ripetute al codice etico” e 16 dei 24 membri di quel comitato sono stati radiati o indagati per corruzione. Praticamente di una bustarella di 5 milioni di dollari, andati anche ad altri protagonisti della vicenda tra i quali diversi presidenti di federazioni africane che, anche se non hanno diritto di voto nell’assegnazione dei mondiali si sono comunque seduti a tavola, si è persa ogni traccia.

Facendo seguito all’inchiesta del Sunday Times, anche France Football, in una successiva inchiesta, rivelò che nove giorni prima dell’attribuzione dei Mondiali al Qatar, si svolse una riunione segreta all’Eliseo dove oltre Tamim ben Hamad al-Thani, allora principe ereditario del Qatar, oggi emiro, erano presenti Michel Platini, allora presidente dell’Uefa e vicepresidente della FIFA, e l’allora presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy. Anche se in quella riunione si sarebbe discusso dell’acquisto del Paris Saint-Germain Football Club da parte del Qatar, dell’aumento nella partecipazione azionaria del gruppo Lagardère e della creazione del canale Be In Sports, l’affare è andato in porto perché del pacchetto faceva parte anche la promessa che Michele Platini, per l’assegnazione dei mondiali del 2022, non avrebbe votato a favore degli Stati Uniti ma per il Qatar.

In diverse interviste il dirigente francese ha sempre sostenuto che la sua decisione di votare Qatar era precedente alla riunione. Platini nel 2015 viene accusato di aver illecitamente ricevuto pagamenti per 2 milioni di franchi svizzeri da parte di Blatter come compenso per consulenze da lui effettuate dal 1999 al 2002 e mai saldate fino al 2011. E anche se ha sempre sostenuto che in quel pagamento non ci fosse stato nulla di irregolare, Platini viene squalificato per 8 anni, poi ridotti a 6 e 4 nei successivi gradi di giudizio. Della vicenda si è poi occupata anche la giustizia ordinaria svizzera che però, guarda caso, non ha portato a nulla. C’è da capire i giudici svizzeri, toccare Blatter è come toccare i fili dell’alta tensione.

Questo mondiale di calcio comincia con il piede sbagliato? Diciamo con tutti e due, perché se da una parte il mai chiarito giro di quattrini fa impressione, ciò che è accaduto durante i lavori per la costruzione degli stadi e delle infrastrutture che ospiteranno l’evento getta nello sconcerto anche se, per le autorità qatariote, le numerosissime morti registrate fra i lavoratori stranieri sono state dovute a ‘cause naturali’ e non per il caldo o per le condizioni di lavoro nei cantieri. Per Amnesty International i certificati di morte rilasciati per i decessi dei lavoratori stranieri sono ripetitivi e ridotti all’osso, una sorta di ciclostile preconfezionato. Infarti e insufficienza respiratoria acuta sono cause naturali di morte, considerando però che la stragrande maggioranza delle vittime erano giovani che non rientravano nella fascia di età dove più comunemente si registrano malattie cardiovascolari, i sospetti che i lavoratori migranti impiegati della costruzione degli stadi di calcio morti per ‘arresto cardiaco’ lavorassero in condizioni limite, diventano delle quasi certezze.

Nei mesi scorsi, dopo una lunga indagine, il quotidiano britannico Guardian aveva dato dei numeri impressionanti riferendo che oltre 15 mila lavoratori stranieri hanno trovato la morte sul lavoro in Qatar tra il 2010 e il 2019. Si tratta di una media di due morti al giorno, ma il lavoro in previsione dei mondiali era proseguito senza interruzioni, per dieci ore al giorno e anche nei mesi estivi quando le temperature sfiorano i 50 gradi. Esperti inglesi intervistati dalla testata hanno dichiarato che, considerando le temperature esterne, lavorare in Qatar nelle ore centrali del giorno è molto pericoloso per il sistema cardiovascolare e che è impossibile che per i più giovani si sia trattato di morti naturali.

A tutto questo, oltre il danno anche la beffa, c’è da aggiungere che Gianni Infantino, il presidente della FIFA, ha rilasciato una dichiarazione di cui avremmo fatto volentieri a meno: “Quando dai lavoro a qualcuno, anche in condizioni difficili, gli dai dignità e orgoglio”. La sua frase, presa in senso assoluto, avrebbe anche senso, ma quando il lavoro diventa schiavitù, e solo per soddisfare un gioco, è necessario farsi una domanda e darsi una risposta. Una frase del genere detta da uno svizzero che siede all’apice di un’organizzazione miliardaria, è uno sfregio così profondo che rimane addirittura difficile da commentare.

Dulcis in fundo, se ciò non fosse abbastanza, c’è che proprio in questi giorni il Qatar ha promulgato nuove leggi, che si aggiungono a quelle già esistenti, che vietano alle troupe televisive straniere al seguito dei loro team, di fotografare nelle aree in cui vivono i lavoratori migranti. Quelli che hanno pagato il prezzo più alto in termine di vite umane. Non sia mai il mondo veda in che modo vengono trattati i lavoratori ai quali si riferiva Infantino.

Inoltre, le troupe fotografiche si impegneranno a non trasmettere rapporti inappropriati o offensivi per la cultura del Qatar e dei valori musulmani. Chi infrange la legge affronterà un’accusa penale. State zitti, state buoni altrimenti la Censura Preventiva cadrà sulle teste dei giornalisti come una mannaia, uno avvisato mezzo salvato. Bontà loro, e di tutti i qatarioti, nel periodo dei mondiali il consumo di bevande alcoliche non sarà del tutto illegale, ma l’età minima per bere sarà di 21 anni. I tifosi potranno quindi acquistare birra in bar o ristoranti con licenza.

Per quanto riguarda l’abbigliamento, il consiglio è di vestirsi con un certo pudore. Il che vuol dire coprire le spalle ed evitare gonne corte. Ma anche evitare pantaloncini o top senza maniche. Per cui possiamo dire addio alla favolosa gnocca internazionale che eravamo abituati a vedere, brasiliane in primis, sugli spalti. Quando il Qatar è stato designato come paese ospitante del torneo, si temeva che le persone dichiaratamente omosessuali potessero venire discriminate o in qualche modo perseguitate. Sembrerebbe invece che l’accesso alle partite sia stato garantito a tutti, senza distinzioni sull’orientamento sessuale. Le autorità ricordano però di limitare qualsiasi manifestazione di intimità pubblica, regola che vale sia per le coppie eterosessuali che omosessuali, perché può portare all’arresto.

Oltre a questo, si dovranno limitare imprecazioni e atti osceni, anche la mano a una donna è ritenuto un atto irrispettoso. Conoscendo i tifosi che arriveranno da tutto il mondo è presumibile che ci saranno strascichi legali e che le varie ambasciate dovranno sudare per riportare i loro cittadini a casa. La domanda sorge spontanea, va bene che le mazzette, quelle di cui si è persa traccia anche se in molti sono stati defenestrati, erano decisamente grasse, bisognava per forza andare a giocare in un posto del genere con leggi del genere andando inoltre a violentare i campionati di mezzo mondo? Tranquilli non avremo mai una risposta.

Pertanto, in attesa del fischio d’inizio e del primo calcio al pallone Al Rihla della Adidas, altamente tecnologico e progettato per migliorare la rapidità di gioco e la precisione dei tiri, possiamo decidere se vedere o boicottare, come ha già pubblicato sul suo sito Éric Cantona ex stella del United Manchester United Football Club, questo mondiale sporco di dollari e sangue. A proposito del pallone Al Rihla, siamo sicuri che questo nuovo gadget, non verrà taroccato e cucito dalle economiche mani di bambini in qualche sperduto angolo di mondo? Bambini ai quali, come ha detto il presidente Gianni Infantino, bisogna forse dare un altro tipo di dignità che nulla ha a che fare con l’andare a scuola e ricevere una giusta istruzione.

Michael Sfaradi, 17 ottobre 2022