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Mugello, tutti i misteri sulla fuga di Nicola

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C’era la ricorrenza, tragica, col povero Alfredino Rampi e difatti anche Nicola dagli occhioni immensi l’hanno trovato giù, giù, in fondo a un dirupo. Però vivo e vegeto: neanche sporco, nemmeno contuso o afflitto dalle necessità fisiologiche di un essere umano, specie infante, dopo 30 ore di scomparsa. Certo però che sono due fortunati sfortunatissimi i genitori Leonardo e Pina: una volta di figli gliene scappa uno, e glielo riporta un vicino; un’altra volta se ne perdono un altro e glielo ritrova, casualmente, uno della Vita in diretta in un inferno di cercatori, militari, volontari, cani molecolari, droni. Poi dice i giornalisti non servono a niente.

A questo punto due sono le fazioni: le anime belle che dicono ah, poveri genitori, chi sa quanto hanno sofferto, e le brutte persone che dicono, sono loro, sono loro, vedi che tipi, si sono inventati tutto. Lo stabilirà, come sempre, la magistratura nella quale riponiamo senza eccezioni incrollabile fiducia: già la Procura di Firenze ha aperto un fascicolo, formalmente senza indagati, in realtà sul padre e la madre, atteso che non si riesce proprio a immaginare altri da coinvolgere per una sparizione da un casolare quasi inaccessibile a piedi, figurarsi con i mezzi. Cuore o buco del culo della campagna per vivere da alternativi, come questi due che a un certo punto si erano stufati del Mugello industriale dove, dice Pina, “sfruttavi ed eri sfruttato”, ma senti un po’ che idea, il Mugello di Calandrino alla ricerca della pietra filosofale come la Silicon Valley o le megalopoli americane o cinesi che non fanno prigionieri. Per cui mollano tutto e si rintanano tra i boschi con gli alveari e le capre, a vivere come in una comune, da figli dell’amore eterno.

Dice adesso il padre: “Forse potremmo cambiare qualcosa nello stile di vita”. Potremmo? Via, lontano dalla società capitalista dove o mangi o sei mangiato, via, a contatto con madre natura che ci pensa lei a sostentare, a provvedere e il di più è superfluo, viene dal Maligno come per tutti i fondamentalisti, cristiani, animisti, anticapitalisti. Però se si perde un figlio debbono arrivare i mezzi dei carabinieri e le tecnologie del diavolo, gli elicotteri, i droni, finché non salta fuori. E i figli si perdono. Nove ore prima di dare l’allarme, come fosse cosa normale; come se nelle grinfie di madre natura non si nascondesse, volendo, il lupo dei boschi che poi si mangia i bambini belli con gli occhi grandi. La famiglia Tanturli nel casolare non aveva neanche gli allacci, per non pagare le bollette, per non cedere alle lusinghe del demonio capitalista. Sì, speriamo proprio che qualcosa cambi, sì, nello “stile di vita” da ritorno al medioevo evocativo, magico, autoprovvidenziale, speriamolo almeno per il piccolo Nicola, che a quanto pare è evaso da solo infilandosi i sandali a due anni, un Mozart della fuga, ed ha vagato per radure e dirupi fino a lasciarsi in una sorta di crepaccio. Speriamolo per il fratellino appena più grande, anche lui tentato dall’esplorazione selvaggia.

A entrambi è andata bene, i genitori essendo di quelli sfortunati fortunatissimi: ma quante volte può andar bene? Cinque chilometri ha vagato un pargolo di due anni e quando l’hanno recuperato dal burrone il luogotenente Danilo Ciccarelli, originario di Monte Urano, nel Fermano, ha visto che l’erba era intatta, non schiacciata, come se ci fosse stato portato da poco. E poi come hanno fatto i cani addestrati, sul posto da subito, a non sentire niente?

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