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Natale su Skype: il virupanettone di Galli

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Il direttore della struttura malattie infettive dell’ospedale Luigi Sacco di Milano, Massimo Galli, intervenendo alla trasmissione televisiva Mattino Cinque per erudire i telespettatori sulle misure da adottare per mitigare la diffusione del coronavirus, ha formulato la “brillante” raccomandazione su come gestire le prossime feste natalizie: «Sarebbe meglio passarle su Skype – ha affermato – ci ritroviamo in questa situazione terribile per colpa di un Ferragosto sciagurato”.

Per Galli il Natale andrebbe vissuto in remoto, una sorta di webchristmas, simulando la magia della natività che affonda le sue radici nel fascino immarcescibile della tradizione. È deprimente immaginare di riprodurre il clima natalizio in un collegamento a distanza con persone a volte anche sole la cui solitudine è amplificata dall’atmosfera scintillante del Natale, che esorta alla condivisione di prossimità. Invece, no! Per il presenzialista dei palinsesti televisivi, il prof. Galli, dovremmo rinunciare alla condivisione in presenza con gli affetti più cari per aderire ad una sorta di affettuosità surrogata dall’interazione virtuale. Galli è un fautore oltranzista del lockdown, invocandone la decretazione sin dal principio del mese di settembre e con la sua assidua presenza televisiva, anche nelle ore antimeridiane, recapita un messaggio gravato di catastrofismo.

Il virologo, che dall’esordio del virus ha occupato in modo permanente giornali e Tv, ha spiegato, ai microfoni del programma mattutino di Canale 5, che: «Se vogliamo uscirne per Pasqua i regali dovrebbero essere acquistati esclusivamente su Internet, il cenone dovrebbe avvenire in gruppi ristretti magari collegandosi in videochiamata. Dobbiamo aver pazienza, tutelare gli anziani e farci gli auguri il più possibile a distanza». Chissenefrega dei commercianti che da marzo sono immersi in una crisi economica spaventosa e aspettano le festività per ottenere un minimo di respiro per le loro asfissiate attività. Per Galli occorre privilegiare le piattaforme on line delle grandi multinazionali come Amazon e ignorare il grido di dolore pronunciato da mesi dai venditori al dettaglio che dal Natale potrebbero scorgere un barlume di luce dopo mesi di buio pesto.

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