Navi da guerra italiane verso la Cina: ecco chi ce lo ha imposto

Gli Stati Uniti hanno chiesto al governo Meloni di inviare nuove navi da guerra nel Pacifico con l’obiettivo di contenere la Cina

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Non solo Ucraina, ma anche Pacifico. Dopo il conflitto tra Kiev e Mosca, l’alleanza atlantica sta ponendo le proprie attenzioni nei confronti della Cina, non solo in un’ottica di possibile aiuto militare a fianco di Vladimir Putin, ma soprattutto per un’eventuale invasione – o “riunificazione”, come ribadisce ogni volta la propaganda comunista di Pechino – con l’Isola di Taiwan. L’occupazione è programmata ufficialmente entro il 2049, centenario della nascita della Repubblica Popolare Cinese, ma molti analisti hanno già stimato un intervento entro il 2029, o addirittura il 2025.

Gli Stati Uniti, sia sotto la guida di Donald Trump che di Joe Biden, sono stati chiarissimi fin dall’inizio. In caso di invasione della Cina, non vi sarà un semplice sostegno economico e militare da parte di Washington, così come sta avvenendo in Ucraina. Al contrario, si procederà con una vera e propria risposta militare a fianco della resistenza taiwanese.

La ragione è essenzialmente strategica. Dall’isola di Formosa, infatti, passa il 65 per cento della produzione dei microchip a livello globale, che aumenta fino all’80 per cento se parliamo dei semiconduttori più avanzati. La conquista cinese, quindi, non sarebbe solo militare, ma soprattutto economica, ottenendo nei fatti il monopolio nella produzione dei microchip che arrivano in Occidente.

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Per questo, gli Stati Uniti vogliono giocare d’anticipo, lontani dai ritardi e dalle omissioni che hanno spianato a Putin la strada dell’invasione dell’Ucraina. E ora la Casa Bianca si fa titolare di operazioni congiunte nel Pacifico, interpellando i più importanti membri della Nato, tra cui l’Italia.

Dopo l’annuncio di qualche settimana fa dello spostamento della portaerei Cavour in Asia, la più importante nave da guerra italiana, la Marina del Bel Paese è in rotta verso l’Indo-Pacifico in una funzione di contenimento della Cina. A ciò, si è affiancata la richiesta Usa al governo Meloni di non rinnovare gli accordi della Via della Seta, spianati dal governo giallorosso di Giuseppe Conte.

“Quando nei giorni scorsi il capo di Stato Maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, è andato a Washington per incontrare l’omologo Mark Milley – spiega La Repubblica – ovviamente si è parlato della riunione di Ramstein del gruppo di contatto per aiutare Kiev, dove l’Italia dà un supporto significativo alle difese aeree”, ma l’attenzione si è incentrata anche su Taiwan, “perché Xi ha ordinato ai suoi militari di essere pronti a invadere l’isola entro il 2027“. Da qui, la richiesta di un supporto italiano insieme agli alleati democratici dell’Asia: Giappone e Corea del Sud su tutti, con cui Roma ha già programmato un tour degli F-35 italiani, con l’aggiunta di Singapore.

Matteo Milanesi, 22 aprile 2023

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