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Nessuno tocchi Colombo. L’appello di Nazione Futura

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Riceviamo e pubblichiamo l’appello #nessunotocchicolombo, lanciato da Nazione Futura e ripreso dal Giornale contro l’abbattimento delle statue di Cristoforo Colombo. In difesa dell’orgoglio italiano, perché è anche grazie all’esploratore genovese se oggi esiste una grande nazione come gli Stati Uniti d’America.

Dal 2004 è stata introdotta la Giornata nazionale di Cristoforo Colombo (Dir. PCM 20/2/2004) “da svolgersi annualmente il giorno 12 ottobre, ricorrenza dello storico sbarco dell’esploratore genovese nel continente americano”, purtroppo ignorata da molti italiani. Una dimenticanza che può diventare una rimozione o una censura di fronte all’ondata iconoclasta che sta travolgendo l’Occidente e che ha nel navigatore italiano uno dei suoi principali bersagli.

Oggi Colombo, dopo aver affrontato e sconfitto i giudizi e i pregiudizi della sua epoca, è costretto a subire quelli del nostro tempo. A giudicarlo non ci sono più la “junta dos mathematicos” – cioè la commissione dei saggi di re Joao II del Portogallo – o i Dotti di Salamanca che lo avevano considerato un marinaio ignorante e visionario bocciando senza appello la sua idea di “buscar el Levante por el Ponente”. A oltre 500 anni dalla morte, Don Cristobal Colòn, come lo chiamano in Spagna, deve subire nuove ingiurie. Con una semplificazione senza senso, l’ondata di sdegno per l’ingiusta morte di George Floyd a Minneapolis, si è trasformata nella damnatio memoriae del grande marinaio, considerato non colui che scoprendo l’America ha modificato il corso della storia del mondo dando inizio all’era moderna, ma solo uno sterminatore di popoli nativi.

“A Portorico, da dove vengo, si sta discutendo del fatto che non dovrebbero esistere monumenti a Cristoforo Colombo, considerando cosa significa per la popolazione nativa l’oppressione e tutto quello che ha portato con sé” aveva spiegato un paio di anni fa Melissa Mark-Viverito, allora speaker del consiglio comunale di New York City, istituendo una commissione municipale per decidere se rimuovere la famosa statua di Columbus Circle donata alla città dagli italo-americani nel 1892 in occasione del quattrocentesimo anniversario della scoperta dell’America.

Per fortuna Bill de Blasio, sindaco italoamericano e ultra liberal della Grande Mela, ha ribadito in questi giorni che lascerà la statua dov’è, ma in altre città la follia anti Colombo non si placa. Nonostante le proteste civili e misurate della National Italian American Foundation, a Los Angeles, Seattle, San Francisco, Albuquerque, Denver e Washington DC, hanno addirittura abolito il Columbus Day. L’intolleranza politicamente corretta, in realtà, ha preso di mira Cristoforo Colombo da tempo e addebitare le tensioni razziali della società americana all’esploratore genovese, illudendosi che basti distruggerne le statue e cancellarne la memoria per risolvere problemi del genere, è ipocrita e sbagliato.

Oltretutto le campagne censorie si sa dove iniziano ma non dove finiscono e possono colpire chiunque con una pericolosa riscrittura della storia: Gandhi, ad esempio, la cui statua è stata rimossa da un campus universitario in Ghana dove è considerato un razzista; l’ammiraglio Horatio Nelson che andrebbe sloggiato dalla sua colonna di Trafalgar Square in quanto sostenitore dell’imperialismo; il capitano James Cook, considerato da alcuni fanatici che ne hanno rovinato la statua non lo scopritore dell’Australia ma il suo invasore; Cecil Rhodes sfrattato brutalmente, in quanto colonialista, dall’Università di Oxford che però da più di un secolo beneficia in esclusiva delle generose borse di studio della “Rhodes Scholarship”, erede della immensa fortuna di Rhodes e istituita per finanziare gli studi dei giovani meritevoli di tutti i paesi del Commonwealth. Persino Martin Luther King, descritto in alcune recenti inchieste basate su rapporti dell’FBI di Hoover come maschilista e predatore, Winston Churchill e Giulio Cesare le cui statue, a Londra e in Belgio, sono state imbrattate con insulti, per non parlare di Indro Montanelli in Italia.

Una grottesca escalation che sta trasformando in realtà le distopie di George Orwell (“l’ignoranza è forza”, 1984) e Aldous Huxley (“La storia è tutta una sciocchezza”, Il Mondo Nuovo). Stiamo assistendo alla pretesa di voler negare, modificare, manipolare la storia scaraventando gli eventi in un frullatore che li tritura e impasta decontestualizzandoli, semplificandoli, banalizzandoli, trasformandoli per poi restituirceli sotto forma di una riscrittura nella quale i fatti vengono sviliti e degradati a una banale ed elementare narrazione che contrappone i buoni ai presunti cattivi che vanno cancellati dalla memoria storica.

Così fanatici ed esaltati diventano paladini della giustizia e atti come distruggere statue e profanare cimiteri, azioni encomiabili anziché gesti da condannare. Una deriva di fronte alla quale non si può restare indifferenti, incominciando con la difesa del primo della lista: Cristoforo Colombo, grande navigatore genovese e grande Italiano. Per questo riteniamo la Giornata nazionale di Cristoforo Colombo debba essere ricordata con eventi e iniziative nelle scuole, nelle università italiane e in tutte le istituzioni e il prossimo 12 ottobre ci incontreremo a Genova per ricordare e celebrare Colombo lanciando un manifesto in difesa della memoria, della storia e della libertà.

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