Cronaca

No vax, facciamo come Singapore

Intanto i numeri lo certificano: il green pass si è rivelato un fallimento

Cronaca

Voglio tornare su una faccenda già dibattuta e che mi ha reso oggetto di scagli di pietra come non mai. Ma pazienza, voglio tornarci lo stesso. Devo premettere una cosa, però.

Che quello di Mario Draghi, lontano dall’essere dei migliori, sia il governo degli ottusi mi sembra un legittimo dubbio. Ma ditemi voi: son due mesi che ogni sabato decine di migliaia di persone si riversano nelle strade per protestare contro un provvedimento, il green-pass, che, di tutta evidenza, non ha alcuna valenza sanitaria. Il perché è così ce lo dicono gli stessi sostenitori del barbaro provvedimento: questo virus e questo vaccino non risparmiano il vaccinato dal contagiarsi e contagiare.

Il fallimento del green pass

Di fronte a questa ineluttabile verità, gli stessi sostenitori del barbaro provvedimento son stati costretti ad ammettere: il provvedimento serve per indurre i renitenti alla vaccinazione a farlo. Ma anche questo s’è rivelato un fallimento: il green-pass è entrato in vigore al 15 ottobre, senonché al 30 settembre i vaccinati in Italia con almeno una dose erano il 75% e, a oggi 9 novembre, i vaccinati sono il 77%. Appena il 2% in più, poco più di 1.2 milioni di persone in 40 giorni, cioè 30.000 al giorno. Ma le vaccinazioni, nella mente del Generale Figliuolo, dovevano procedere al ritmo dei 400-500 mila al giorno. Il green-pass è stato un fallimento totale. Che questo governo lo mantenga in modo così pervicace e ottuso è una cosa priva di giustificazioni e alimenta una triste realtà: viviamo in un regime di fuori-di-testa. Che forse mai pagheranno per le loro azioni – penso, per esempio, ai 132.000+ morti, il 95% dei quali evitabili, come di fatto altri Paesi hanno saputo evitare – visto che godono di una protezione mediatica senza precedenti.

Vaccino obbligatorio?

Questo virus e questo vaccino non hanno gli elementi per obbligare nessuno alla vaccinazione. Un tale obbligo sarebbe motivato solo se la vaccinazione proteggesse dal contagio chi non può vaccinarsi. Ma questi vaccini non garantiscono tale protezione. D’altra parte, è indubbio che essi proteggano da sintomi gravi e dalla morte. Naturalmente può succedere che qualcuno, pur vaccinato, non sia protetto come desiderato ma, a parte rare eccezioni, una massima parte dei vaccinati è così protetta. La circostanza comporta l’alleggerimento delle terapie intensive da parte di chi si ammala di Covid e la conseguente maggiore disponibilità di personale e di posti d’ospedale per i malati che non hanno la fortuna di avere un vaccino per la loro malattia.

Curare chi si ammala, ma…

È quindi interesse massimo della sanità pubblica che il maggior numero di cittadini siano vaccinati, ove i vaccini sono disponibili. Che fare, quando – come coi vaccini contro il Covid – l’obbligo, per quanto detto sopra, non è percorribile? Io avevo avanzato una risposta: chi si ammala di una malattia (compreso il Covid) avendo rifiutato per scelta il vaccino contro di essa, sia senz’altro curato, ma gli si presenti il conto delle cure. Questa mia proposta ha suscitato critiche – anche sopra le righe, devo dire. E forse non gode neanche del favore del nostro ospite, Nicola. Però nessuna obiezione veramente valida è stata sollevata. Quelle che sono state sollevate sono insussistenti. Penso alle obiezioni che hanno evocato similitudini con chi tiene comportamenti scorretti (fumatori, etc.) o quelle che hanno rammentato che anche i non vaccinati pagano le tasse e avrebbero diritto a cure gratis, sempre e comunque. Ho già spiegato perché queste obiezioni sono insussistenti e non mi ripeto.

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