Scuola

“Noi pendolari senza piagnucolare in tenda”: ditemi la vostra

Basta vittimismo degli studenti per il caro affitti all’Università. Tutti abbiamo fatto sacrifici: raccontatemi la vostra esperienza

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Da una parte, ci sono gli studenti in tenda che urlano “abbiamo il diritto alla casa”, che chiedono affitti calmierati e la possibilità di vivere con poche centinaia di euro a pochi passi dall’Università e magari in zona movida. Dall’altra, c’è invece chi ogni benedetto giorno fa avanti e indietro dalla periferia fino ai centri città per studiare e lavorare. Frotte di persone che si alzano alle cinque di mattina, che affrontano il claudicante sistema dei trasporti lombardo o laziale, che salgono su un treno, poi sulla metro e infine si fanno una camminata a piedi. Persone che magari lo hanno fatto in passato, da studenti universitari, come Mattia Feltri e molti altri. Quanti di voi hanno avuto esperienze simili?

Oggi, i giornali italiani si sono tuffati a capofitto sulla “protesta delle tende”. Hanno dato voce a quegli studenti che non si accontentano di avere il corso di studi pagato dalla fiscalità generale, cioè dalle tasse di tutti, compresi quelli che i figli all’università non riescono a mandarceli, e che vorrebbero pure imporre un tetto agli affitti. La capostipite è la ragazza residente ad Alzano e che vorrebbe tanto trovare una casa a Milano, anziché fare avanti e indietro dalla Bergamasca: le stanze ci sarebbero, ma non al prezzo che vuole lei. Quindi protesta. Poi ci sono le storie della studentessa che non vuole fare 10 minuti a piedi per tornare dalla fermata della metro a casa. C’è Giovanni, studente al Politecnico, con futuro lavorativo praticamente assicurato, che si lamenta di non poter andare fuori a cena “da due mesi”. E via discorrendo.

La protesta è ipocrita e sciocca, l’abbiamo detto e ridetto. Non solo perché non tiene conto della libertà del mercato immobiliare e di quello degli affitti, al netto di strambe teorie dirigiste e socialiste. Non solo perché se applicassimo il tetto ai canoni per gli studenti poi dovremmo farlo anche per camerieri, operai e baristi, i quali giustamente si sentirebbero discriminati. Ma anche perché profuma lontano un miglio di piagnisteo. Oggi, abbiamo pubblicato la lettera di uno studente che, non volendo pesare sulla famiglia, da quattro anni fa il pendolare per frequentare le lezioni in Facoltà. È pesante? Certo, ma nella vita bisogna anche sapersi “tirare su le maniche, senza troppe pretese o contestazioni”.

Quanti di noi lo hanno fatto nella vita lavorativa o scolastica, senza piagnucolare? Quanti di voi hanno fatto i pendolari? E quanti, per riuscire a pagarsi un affitto in una grande città, hanno lavorato la sera facendo mille rinunce? Raccontatecelo commentando qui sotto o scrivendo a questo link.


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