Esteri

“Non doveva farlo”. L’esperto stronca l’errore di Zelensky da Trump

Lo storico ucraino Yaroslav Hrytsak critica la “mancata preparazione” del leader ucraino prima della lite nello Studio Ovale

Mentre tutti se la prendono (giustamente) con Donald Trump per aver strapazzato Volodymyr Zelensky nello Studio Ovale, c’è anche chi sottolinea i marchiani errori del leader ucraino. Il quale si è infilato in un vicolo cieco da cui sarà davvero difficile uscire. A parlare non è un putiniano di ferro, bensì lo storico ucraino Yaroslav Hrytsak che al “Corriere della Sera” ha svelato dettagli illuminanti riguardo al recente incontro tra il presidente ucraino e la leadership americana.

Uno degli aspetti più discussi è stato l’errore attribuito a Zelenskyj di essersi scontrato direttamente con Trump e Vance senza una strategia definita, pur consapevole delle loro posizioni divergenti. Hrytsak critica apertamente la preparazione dell’incontro da parte di Zelenskyj, affermando che “l’errore è stato accettare, suo malgrado, di scontrarsi frontalmente con Trump e Vance ben sapendo che le loro posizioni sono radicalmente diverse dalla sua”. “Per di più l’ha fatto in inglese – aggiunge lo storico – una lingua che il nostro presidente ha imparato da poco e parla ancora male. Avrebbe dovuto parlare in ucraino”.

Certo: grazie alla lite Zelensky ha trovato “un nuovo ruolo di leader europeo” e “oggi è più popolare di prima nel nostro Paese”, ma Kiev ha bisogno dell’assistenza militare americana come il pane: magari la guerra non finirebbe “in due settimane”, come sostiene The Donald, ma poco ci manca. E ora l’Ucraina è in difficoltà: non può fare a meno degli aiuti Usa, ma il suo presidente è stato umiliato. Che fare, dunque?

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La frittata ormai è fatta. E forse ci vorrà del tempo per ricucire i rapporti. Il punto è che quando Zelenskyj è stato provocato con argomenti offensivi e accusato di rischiare la Terza Guerra Mondiale, secondo Hrytsak avrebbe dovuto “essere intelligente, ringraziare per gli aiuti ricevuti senza che glielo chiedessero, prendere tempo”. “Essere intelligente significa non farsi prendere dalla rabbia, restare nel controllo delle proprie emozioni, non essere impulsivo – spiega lo storico – Non dimentichiamo che il giorno prima del loro incontro, sebbene in modo goffo e surreale, Trump aveva negato di avere mai detto che Zelensky è un dittatore, si era mostrato a suo modo rispettoso. Non credo avesse alcun progetto di tendere una trappola, non è stata un’imboscata“.

Il presidente ucraino avrebbe forse dovuto forse ascoltare il consiglio dell’inviato Trump, Keith Kellogg, di posticipare la visita a Washington. Secondo Hrytsak, Zelenskyj ha voluto “anticipare Putin” e il risultato è stato un tentativo vanificato di rubare la scena a Trump, nonostante l’incontro fosse stato richiesto dall’Ucraina stessa e che l’accordo sugli sfruttamenti delle risorse ucraine poteva essere firmato anche senza la presenza del presidente: “Credo che Zelenskyj si sia fatto fuorviare dagli esiti positivi degli incontri di Macron e Starmer con Trump: era troppo fiducioso in se stesso. Ci aveva detto che sarebbe stato pragmatico, avrebbe evitato i personalismi, ma non lo ha fatto. Lo stesso inviato da Trump a Kiev, Keith Kellogg, gli aveva consigliato di aspettare ad andare a Washington”. Non solo. “Tra lui e il suo entourage si sono preparati male all’incontro, non avevano una chiara strategia, pur avendo in mano tutti gli elementi per pianificarla a tavolino e non farsi cogliere impreparati”.

Infine, sulla questione di come Zelenskyj potrebbe affrontare la crisi attuale, Hrytsak è pessimista sulle opzioni disponibili, ritenendo che “chiedere scusa” non funzionerà. “Per il nostro Paese è un vero disastro”, conclude, “la situazione è davvero difficile e non abbiamo più molto tempo, abbiamo bisogno di armi e munizioni al più presto”.