La parola “profeta” nella sua etimologia significa letteralmente “colui che parla avanti”, ossia colui che preannuncia. È il caso di Joseph Ratzinger, futuro Papa Benedetto XVI, il quale, in una serie di conferenze radiofoniche a tema teologico tenute nel 1969 profetizzava quanto segue: “Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti”.
In queste parole, ripetiamo pronunciate più di quarant’anni fa, emerge una visione cupa e assolutamente visionaria di quella che sarebbe stata la Chiesa del futuro.
La modernità, ormai divenuta contemporaneità, ha travolto i concetti chiave del cristianesimo trasformandoli in formule all’apparenza vuote, che sopravvivono solo nelle celebrazioni liturgiche, mentre i cuori dei fedeli ne sono svuotati. Quale deve essere il ruolo della Chiesa oggi? Che cosa rappresenta un Papa nell’epoca in cui sembra non esserci più bisogno di Dio, e di conseguenza della Sua Chiesa?
Progressismo o conservatorismo sono parole vuote in un’era dove la stessa spiritualità, che è sostanza e base di ogni religione, pare essere venuta meno?
Ratzinger attribuisce, nelle stesse lezioni, la crisi dello spirito anche alla trasformazione del ruolo dei preti diventati “assistenti sociali”. Chiunque abbia osservato con occhio critico il pontificato di Francesco non può che vedere quanta verità ci sia in questa definizione.
Forse la Chiesa dovrebbe abdicare al suo ruolo politico/diplomatico, ormai sempre più sbiadito, e divenire una culla di speranza per tutti coloro che, nel mondo civilizzato ed in quello arretrato, soffrono allo stesso modo?
La mancanza di risposte si accompagna oggi ad una tragica carenza di domande. E senza domande non ci può essere fede.
Se il nuovo Papa avrà un mandato primario, dopo la restaurazione delle finanze vaticane, sarà quello di restaurare lo spirito che animava e dovrebbe tornare ad animare la Chiesa. Come nella profezia di Ratzinger, quando gli uomini capiranno (se lo capiranno) di vivere in un mondo dove la solitudine si accompagna alla miseria, si avvicineranno alla nuova Chiesa, meno politica e più spirituale e guarderanno al piccolo gregge dei credenti come a “qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”.
Questo solo se la Chiesa ritornerà alla sua origine, camminando al contempo avanti nella storia ma recuperando la sua missione originaria. Non più il punto di riferimento degli assistenti sociali, ma di coloro che cercano la speranza.
Francesco Teodori, 6 maggio 2025
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