Non vaccinarsi=morire. Sicuro?

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di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

Come altri articoli su questo sito hanno peraltro già notato, il premier Draghi nella sua conferenza stampa per giustificare l’imposizione del green pass ha assimilato il “non vaccinarsi a morire”.

L’anno scorso però non c’era la vaccinazione. Quanti erano i morti Covid al 22 luglio? 9 morti Quest’anno si è vaccinato già la maggioranza degli italiani e quasi tutti gli anziani. Quanti sono i morti Covid al 22 luglio? 15 morti. L’anno scorso, nei giorni precedenti i decessi Covid erano stati: 15, 13, 3,14,11, 20, 13 morti il 15 luglio 2020. Quest’anno, nei giorni precedenti sono stati: 21, 10, 3,13, 8, 23 e 20 morti il 15 luglio. Il totale quest’anno, negli ultimi otto giorni, è di 113 morti Covid e l’anno scorso era di 98 morti Covid. Senza vaccinazione.

Draghi o i suoi esperti diranno che però in dicembre, gennaio, febbraio erano tanti di più. Ma la stessa identica cosa è successa l’anno scorso senza vaccinazione. Qui il grafico dei decessi Covid per l’Italia per chi voglia confrontare, ma è sufficiente digitare ad esempio “Italy Covid Deaths” in Google per vederlo subito.

Da Maggio il totale dei morti Covid è il medesimo quest’anno e l’anno scorso. Anzi, in Aprile era più basso l’anno scorso.

Cosa non ha funzionato

Non si tratta qui di una discussione di “ideologia novax”, perché siamo tutti persone che vaccinano i figli e si vaccinano per andare in paesi tropicali. Si tratta di semplici dati di fatto e poi anche della nostra personale salute sui cui vogliamo decidere in modo informato. Anche perché le politiche sanitarie adottate finora in Italia non hanno funzionato. L’anno scorso i decessi sono calati continuamente da inizio aprile e quest’anno anzi, invece sono risaliti in aprile (per poi calare di nuovo). Se si prendono gli ultimi quattro mesi quindi, la situazione con il lockdown prolungato e la vaccinazione quest’anno è stato un poco peggiore.

Non è una questione di arretratezza culturale. Gli italiani oggi nel mondo sono tra i più vaccinati, siamo al terzo posto come percentuale vaccinata, ben sopra gli Stati Uniti e la Svezia, sopra la Francia e molto molto sopra i paesi asiatici, dove gli scettici dei vaccini sono la maggioranza. Se non aderire alla campagna vaccinale fosse un sintomo di arretratezza civile e culturale bisognerebbe spiegare perché svedesi, americani, francesi e soprattutto giapponesi e cinesi siano più “indietro” di noi.

Vaccini: e le reazioni avverse?

Dove siamo indietro in Italia è nel non registrare tutti i casi di reazione avversa a questi vaccini in cui dopo qualche giorno persone non malate e non molto anziane muoiono o hanno disabilità, dato di cui le autorità non danno nessun resoconto. Ad esempio questo.

Gli articoli sui giornali principali e le discussioni in TV non citano i morti di 30 o 40 anni dopo la vaccinazione, ma parlano delle percentuali di riduzione della mortalità del 95% per questi trattamenti. Ma confrontano i decessi Covid adesso, in maggio, giugno e luglio con quelli in dicembre, gennaio e febbraio. L’anno scorso è successo lo stesso calo improvviso di mortalità stagionale da aprile, anzi più marcato, senza vaccinare. Non si può dirlo a Draghi?

Non si può informarlo che i decessi Covid sono avvenuti per il 99% tra gli ultrasessantacinquenni e sotto i 50 anni sono stati intorno allo 0,1% del totale? Per cui il discorso “a non vaccinarsi si muore” non ha alcun senso per l’80% della popolazione.

Cosa ci dicono i dati?

I dati sia statistici sia delle cronache, indicano che sotto una certa età, diciamo sotto i 50 anni, i rischi di questi trattamenti o vaccini Pfizer o Moderna (non solo AstraZeneca) sembrano a molti forse maggiori del rischio Covid. Perché gli italiani sotto i 50 anni e non già malati cronici che siano morti Covid sono stati solo due o trecento di numero. E quelli in questa fascia di età che risultano ora dalle cronache come morti improvvisamente post vaccinazione sono alcune centinaia se si sommano i casi di cronaca.

Per un cinquantenne quindi, per non parlare poi di un giovane, non essendo veramente a rischio Covid, preoccuparsi delle reazioni avverse al vaccino è perfettamente razionale in base ai dati disponibili. Per l’85% circa della popolazione, diciamo per tutti quelli sotto i 65 anni e non già malati, la Covid-19 non è mai stata un rischio statisticamente rilevante. Senza contare che secondo molti medici può essere affrontato con cure precoci e trattamenti che le autorità non considerano, come l’Ivermectina. Contro i casi avversi dei vaccini invece non c’è cura.

Ci sono ora nelle cronache locali, ma non nelle pagine nazionali fatto salvo alcuni casi con AstraZeneca mesi fa, casi di persone non malate e non anziane e fragili che muoiono di colpo o vengono ricoverate d’urgenza dopo la vaccinazione.  Il fatto che si “escluda correlazione” con la vaccinazione avvenuta qualche giorno prima non rassicura i congiunti o amici e conoscenti del trentanovenne scomparso. I decessi improvvisi di queste persone sotto i 65 anni e non già malate susseguenti alla vaccinazione sono in Italia presumibilmente alcune centinaia. Non sono dieci o venti. L’incidenza statistica è ovviamente molto bassa sulla popolazione, ma anche l’incidenza dei decessi Covid lo è sempre stata, per la maggioranza della popolazione che non era già malata o molto anziana.

Perché Draghi ha sbagliato

Il premier Draghi quando parla di “morire di Covid se non si è vaccinati” sembra non sappia che i morti Covid in media avevano 81 anni e nel 90% dei casi almeno due patologie. Per gli italiani sotto i 65 anni l’incidenza dei decessi Covid è nell’ordine di un caso su 10 mila (rispetto alla popolazione). Non si capisce perché debbano vaccinarsi per forza, visto che il rischio con il vaccino Pfizer o Astra Zeneca esiste, anche se il governo e i grandi media non ne parlano.

Essere vaccinati, come ormai tutti riconoscono, non significa neanche che non ti contagi e non contagi altri, perché il virus si diffonde comunque, con o senza lockdown e con o senza vaccinazione alla fine. Lo provano l’Inghilterra e Israele dove i contagi tornano a salire e tutti i media mondiali sono piene di storie su vaccinati che risultano positivi o anche che si ammalano.

Ogni cittadino in base alla sua salute ed età, ha diritto a scegliere il trattamento sanitario che ritiene appropriato per il proprio corpo valutando i rischi relativi. Per altri farmaci e altri vaccini influenzali o per andare in paesi tropicali non risultano così tanti “casi avversi” come per questi nuovi vaccini. Non è una questione solo di politica generale, qui parliamo anche della nostra salute e della nostra stessa libertà di muoversi, lavorare, studiare che viene limitata da un anno e mezzo senza risultati, anche dopo una campagna di massa a favore della vaccinazione. E in più ora con “casi avversi”  che sono connessi alla vaccinazione.

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