Esteri

Nord Stream, la bomba del Nyt: “Gasdotti distrutti da filo-ucraini”

La versione del New York Times sui sabotaggi ai gasdotti Nord Stream: “Opera di oppositori pro-Kiev e anti-Putin”

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A distanza di sei mesi dall’esplosione dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, c’è un’altra pista che i media americani hanno presentato. E questa volta la responsabilità del sabotaggio sarebbe interamente imputata agli ucraini. O meglio, a gruppi pro-Kiev. Fin da subito, come più volte riportato su questo sito, il dito venne puntato contro Mosca, e successivamente pure contro Washington. Eppure, pochi minuti fa, è il New York Times a offrire una terza chiave di lettura dei fatti dello scorso settembre, rivelando come l’attacco possa essere opera di militanti anti-Putin, senza però fornire ulteriori specificazioni.

La conclusione arriverebbe da una fonte anonima americana, affermando che potrebbe trattarsi anche di oppositori russi, e non necessariamente di gruppi ucraini. Allo stesso tempo, il quotidiano americano specifica che il governo di Kiev non era al corrente del sabotaggio, anche se l’ipotesi non può essere ancora totalmente esclusa.

Per approfondire:

La prima pista, appunto, aveva visto al centro delle indagini la Federazione Russa, nonostante i gasdotti fossero di proprietà di Gazprom. Dietro questa lettura, vi sarebbe stato il tentativo di aumentare la pressione da parte del Cremlino sui Paesi europei, cercando di deviarli dall’applicazione di ulteriori pacchetti di sanzioni. Successivamente, la palla è passata dall’altro lato dell’Oceano Atlantico, dove il premio Pulitzer, Seymour Hersh, scrisse un lungo articolo affermando come dietro il sabotaggio ci fosse la Cia. Anzi, i sommozzatori della Marina americana, che operando sotto la copertura di un’esercitazione Nato, nota come Baltops 22, avrebbero piazzato – prima che iniziasse l’invasione in Ucraina – gli esplosivi a distanza che hanno distrutto tre dei quattro gasdotti Nord Stream. L’ipotesi, però, è stata smentita dallo stesso New York Times, che esclude qualsiasi tipo di implicazione sia dagli americani, che degli inglesi.

Ancora, pochi mesi fa, il primo giornale a mettere seriamente in dubbio la pista russa fu il Washington Post, il quale affermò – testuali parole – come non vi era alcuna prova per dimostrare una responsabilità russa legata ai sabotaggi di Nord Stream. Un attacco, al contrario, in cui sarebbero solo Germania e Russia le vittime, posto il fatto Gazprom ha dovuto e dovrà far fronte ad un costo di riparazione pari a mezzo miliardo di euro.

Il Pentagono, intanto, non ha voluto commentare i fatti, anche se è intervenuto John Kirby, il portavoce per la sicurezza nazionale statunitense, ribadendo la versione Usa: “Sull’incidente al Nord Stream, ci sono tre inchieste in corso e ancora non si è arrivati ad una conclusione. Aspettiamo la fine delle indagini. A quanto ne sappiamo, come ha già detto il presidente Joe Biden, è stato un sabotaggio”.

Matteo Milanesi, 7 marzo 2023

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