Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre. Siamo rimasti tutti scossi, questa mattina, all’annuncio della sua improvvisa morte. Certamente era malato, il volto faceva trasparire i segni delle cure, eppure nessuno pensava ad una morte così imminente. Ieri lo abbiamo visto affacciato alla loggia centrale della Basilica di San Pietro per la benedizione Urbi et Orbi, lo abbiamo anche visto girare sulla piazza. Nessuno avrebbe potuto immaginare un transito così repentino. Per chi crede la morte non ha l’ultima parola: con la morte ha inizio una nuova vita, quella eterna, resa beata dalla visione di Dio.
Una morte avvenuta, a pensarci bene, in giorni particolari: lui, il Papa della Misericordia, è morto durante l’ottava di Pasqua che è anche la settimana della Novena che precede la festa della Divina Misericordia. Una morte, dunque, che si colloca in giorni particolari e significativi per la vita dei fedeli. Nulla avviene per caso. Tutto è scritto nel libro della vita. La Chiesa si appresta così a vivere una fase tanto particolare quanto bella, quella della sede vacante, con l’esposizione della salma nella Basilica vaticana per l’omaggio dei fedeli, i funerali, l’inizio del conclave che dovrà eleggere il successore. La storia della Chiesa prosegue il suo cammino animata dal soffio dello Spirito.
Cosa dire del pontificato di Papa Francesco? Ogni pontificato segna una tappa nella storia della Chiesa, una storia che si colloca in una dimensione trascendente, in quanto è storia di salvezza. Ogni Pontefice vive la sua missione secondo la propria sensibilità e il proprio modo di vivere le urgenze dell’epoca in cui vive: ogni Pontefice cerca di dare una risposta alle ansie e ai bisogni spirituali degli uomini che da lui attendono parole chiare, di conforto e di speranza. Papa Francesco ha dunque cercato di fare proprio questo: dare speranza a noi tutti. Forse quello che ha maggiormente contraddistinto l’opera di Papa Francesco è stato lo sforzo di aver fatto sentire i lontani meno lontani, sottolineando che a tutti è aperta la porta del cielo, già su questa terra. Certo, non che chi c’era prima di lui avesse chiuso le porte, ma è indiscutibile lo sforzo di papa Francesco nel ricordare che Dio si fa incontro a tutti, basta che gli uomini desiderino andargli incontro.
Egli ha sempre fatto riferimento alle periferie materiali ed esistenziali dell’umanità ferita, periferie causate dalla povertà materiale e spirituale, dalla chiusura nell’egoismo a livello personale e di società, dallo sfruttamento di molti ad opera di pochi. In questo sforzo di raggiungere le periferie egli non si è risparmiato, come dimostrano i suoi viaggi attraverso il pianeta, in un un costante sforzo di raggiungere i più lontani, anche fisicamente, nel tentativo di farsi vicino a tutti, nonostante la malattia e gli impedimenti fisici. Non dimentichiamo poi i suoi sforzi a favore dell’ecologia, un tema inquadrato all’interno della dottrina sociale, visto così all’interno della responsabilità dell’uomo verso i suoi simili, di oggi e di domani.
Un altro fronte caro a Papa Francesco è stato quello della difesa della dignità umana, attraverso lo sforzo in difesa dei migranti e della pace. Un vero defensor pacis, uno sforzo portato avanti sino alla fine, come dimostra l’incontro di ieri con Vance. Credo che l’intero pontificato possa essere interpretato secondo un’unica chiave di lettura che è quella della fraternità: la fraternità per Francesco non è stata solo un atteggiamento dell’animo, è stata, invece, una reale categoria di pensiero, una categoria che ha dato terreno fertile all’intero suo magistero. E in questa ottica ben si inseriscono i messaggi di cordoglio giunti da tutte le parti del mondo, anche dal mondo musulmano, a riprova che il bene non fa distinzioni ma tutti accomuna, a patto che esso, il bene, sia veramente tale: e il bene è tale solo se portato avanti senza interessi di parte, divisioni, parzialità. Quella della fraternità è, dunque, una categoria di pensiero che deve essere portata avanti, perchè combatte l’egoismo che è causa di tutti i mali che affliggono l’umanità.
Mi sia consentito di invitare tutti alla preghiera per l’anima di Papa Francesco e per la Chiesa chiamata ora a fare un grande passaggio. Auspico che non scatti subito quello che è comunemente chiamato il toto-Papa ma che lo Spirito Santo abbia la possibilità di agire nel silenzio fra i cardinali elettori. Voglio citare le parole pronunciate da Benedetto XVI in occasione della sua ultima udienza generale in piazza San Pietro. Benedetto XVI così si esprimeva riferendosi alla Chiesa secondo l’immagine della barca di Pietro: e il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Con questa certezza viviamo questo momento, così intenso per la vita di tutti noi.
Suor Anna Monia Alfieri, 21 aprile 2025
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