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Obbligo vaccinale, ecco i veri rischi che corrono gli anziani per il Covid - Seconda parte

Su questo piano – tralasciando gli ammonimenti di alcuni importanti studiosi che da mesi ci mettono in guardia sui possibili impatti negativi che una vaccinazione di massa avrebbe sull’immunità naturale della specie – è sufficiente analizzare la tipologia della stragrande maggioranza delle vittime fin qui registrate, molto anziane e con gravi patologie multiple pregresse, per comprendere che persino una persona abbastanza avanti negli anni, ma in relativa buona salute, in realtà corre un rischio assai basso di finire in terapia intensiva. Basti dire che tra gli ultra novantenni, con dati aggiornati al 17 agosto 2021, su 88.462 contagi rilevati si sono registrati ben 50.116 soggetti asintomatici, 9.575 paucisintomatici e 13.168 con sintomi lievi, ovvero l’82,4% dei casi in totale.

Di converso, dall’inizio di questa tragedia molto autoinflitta sotto i quarant’anni si contano 361 persone decedute risultate positive al Sars-Cov-2. Un dato spaventoso per le povere famiglie coinvolte, ma sul piano statistico assolutamente irrilevante e tale da non giustificare l’abominio democratico di un Tso di massa. Un abominio basato su una forma occulta di collettivismo il quale, annichilito per decenni dalla sua fallimentare esperienza storica, sembra aver ritrovato l’antico vigore egualitario nel farci sentire accomunati in una sorta di vaccino di cittadinanza.

Da questo punto di vista l’adesione, per non dire l’entusiasmo, che lo stesso obbligo sta riscuotendo presso un numero impressionante di liberali, o che tali si sono dichiarati per anni, è il segno più evidente di una crisi democratica senza precedenti.

Claudio Romiti, 6 settembre 2021

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