Politica

Occhio, presto in Italia il “modello Romania” per annullare le elezioni

Il leader di Azione sogna una “democrazia sorvegliata” da un gruppo di esperti estratti a sorte

© STILLFX e JackF tramite Canva.com

Lo definiscono in modo fuorviante “scudo democratico”, ma nei fatti è tutto fuorché democratico. Si tratta della proposta di legge avanzata dal leader di Azione Carlo Calenda con l’obiettivo dichiarato di “contrastare le ingerenze straniere che si manifestano attraverso propaganda e manipolazione del dibattito democratico di un Paese. Prima di tutto attraverso l’istituzione di comitati di analisi per contrastare la disinformazione”.

A spiegare meglio il contenuto della proposta in questione ci ha pensato il senatore Marco Lombardo, estensore della stessa, secondo cui servirebbe prevedere l’istituzione di un “comitato di analisi per contrastare la disinformazione, garantire la trasparenza dei finanziamenti per contrastare le ingerenze grazie al doppio controllo di Agcom e Dis”. E ancora: “Per intervenire contro la manipolazione del voto prevediamo misure straordinarie: quando le minacce rilevate sono tali da pregiudicare l’integrità del processo elettorale, il Parlamento può, in seduta comune con il voto dei due terzi, bloccare il procedimento elettorale”. Il ddl Lombardo-Calenda contiene inoltre anche un “profilo penale e sanzionatorio: per chi ha finanziato illecitamente o svolto ingererenze straniere anche per le piattaforme che si sono comportate senza adempiere agli obblighi del Digtial Service Act”.

Tradotto dal politichese: sulla scia di quanto avvenuto recentemente in Romania, con la cancellazione del primo turno delle elezioni presidenziali, vinte dal candidato filorusso Georgescu, seguita poi dal suo arresto e dalla sua definitiva esclusione dalle elezioni, il partito centrista guidato da Carlo Calenda vorrebbe introdurre anche in Italia una sorta di “scudo” che preveda un controllo capillare dell’informazione ed eventualmente anche del voto.

Si legge infatti sul sito di Azione: “Tutte le piattaforme informative, comprese testate giornalistiche e social network, dovranno dotarsi di un comitato di analisi indipendente composto da dieci esperti, estratti a sorte da un elenco nazionale di professionisti con competenze tecniche e giuridiche. Questi comitati avranno il compito di monitorare e contrastare le attività di ingerenza esterna volte a manipolare il consenso politico, attraverso la diffusione di informazioni false o distorte. Potranno verificare i contenuti diffusi e rimuovere quelli ingannevoli, oltre a segnalare e bloccare utenti coinvolti in attività di disinformazione ripetuta”.

Insomma, l’idea di Calenda altro non è che quella di una “democrazia sorvegliata” da un gruppo di esperti estratti a sorte, nelle cui mani dovrebbe essere posto il totale controllo dei media e il supremo compito di stabilire dall’alto cosa è gradito e cosa invece no, cosa può essere annoverato come “informazione” e cosa dovrebbe essere ricondotto a “disinformazione”. Il tutto, partendo dall’assunto di base che il cittadino, se esposto a propaganda elettorale, non abbia la capacità di elaborare le informazioni ricevute e quindi di scegliere consapevolmente. Si rende pertanto necessario limitare la circolazione di informazioni “ostili” o “sgradite” nell’intento di ridurre ai minimi termini la capacità di ragionamento e di scelta dell’individuo. Una società, quella pensata da Calenda, riedificata dunque sul principio totalitario della “sorveglianza universale”, non diversa da quella immaginata dal genio di George Orwell nel suo romanzo distopico “1984”, con il neo “Comitato per il contrasto della disinformazione” ad assumere le medesime funzioni di controllo e censura ricoperte dal “Ministero della Verità” nello stato immaginario di Oceania. E questi sarebbero i democratici?

Salvatore Di Bartolo, 13 marzo 2025

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