Cronaca

Guerra e Università

Oggi come ieri: i collettivi marchiano chi collabora con gli ebrei

Choc al corteo pro-Palestina a Roma: alla Sapienza indicate le facoltà che intrattengono relazioni con Israele. Torna l’incubo antisemita

Scienze Politiche La Sapienza

Ci risiamo, torna il marchio d’infamia. Non solo a Parigi, dove sono riapparse le stelle di David e hanno allarmato gli ebrei di tutta Europa. Ma qualcosa di simile fa capolino anche a Roma, in una delle Università più rinomate della Capitale, La Sapienza, sebbene da tempo palcoscenico di tutto il peggio che i collettivi universitari siano in grado di produrre.

Dopo l’occupazione dell‘Orientale di Napoli, anche altri Atenei si sono accodati a questa finta rivolta degli studenti in favore della “Palestina libera“. A Roma lo scorso 8 novembre gli studenti di “Cambiare rotta” avevano srotolato uno striscione per annunciare l’occupazione della facoltà. “Vogliamo che la mozione votata all’unanimità dal Senato accademico (in solidarietà ad Israele, ndr) sia revocata – spiegavano , che la Sapienza smetta di sostenere il regime di apartheid israeliano, che tronchi gli accordi con quel governo e con tutte le istituzioni che sorgono sui territori occupati”. L’okkupazione è andata avanti fino al giorno successivo, il 9, in vista dell’odierna manifestazione nazionale “contro la complicità dell’università con il regime di apartheid israeliano”. Una mobilitazione che ha smosso pure 120 docenti, studiosi e ricercatori convincendoli a firmare un appello – come già fatto da altri colleghi a Bologna e in tutta Italia – a difesa della Palestina e contro la presunta “narrazione” filo-israeliana del conflitto.

“Nei confronti dei Territori Palestinesi occupati – si leggeva nel documento – lo stato di Israele si comporta da decenni come un paese coloniale, usando comportamenti quotidiani palesemente razzisti nei confronti della popolazione palestinese, disponendo liberamente del loro spazio e delle loro vite”. Ed è per questo che i docenti della Sapienza vorrebbero l’apertura di una “discussione pubblica all’interno dell’ateneo per la cooperazione con le università palestinesi e per il disinvestimento da società che finanziano l’occupazione illegale di territori da parte di Israele”. Tradotto: sì alla collaborazione con Gaza, no a quella con gli ebrei. Un ragionamento che oggi è stato “tradotto” in fatti dagli studenti. Anzi: in orribili atti. Durante il corteo tra i cortili della Sapienza, infatti, non solo sono state aperte le aule al grido di Palestina libera, ma gli ingressi di Giurisprudenza e Scienze Politiche sono state marchiati con le scritte blu. Una sola frase: “Questa facoltà collabora con Israele”.

Alle uscite dei collettivi Sapienza ci si è abituati, per carità. Basti ricordare la cacciata di Daniele Capezzone, il “fascista”, cui impedirono di presentare un libro. Oppure alle solite manifestazioni a priori contro il governo Meloni. Ma stavolta sembra essere arrivato il salto di qualità: quel marchio (“collabora con Israele”) richiama molto, anzi troppo, quell’orribile abitudine antisemita di indicare negozi e case degli ebrei. Urge condanna unanime.

Franco Lodige, 15 novembre 2023

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