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Fine Covid mai?

Ora c’è la prova: Burioni&co hanno perso

A Stasera Italia un confronto a dir poco ragionevole. Gli italiani hanno smesso di aver paura del coronavirus

burioni covid © santoelia tramite Canva.com

Da aperturista della prima ora, ho particolarmente apprezzato Stasera Italia di martedì scorso, in onda su Rete4. Si è trattato di un dibattito virale nel vero senso della parola, in quanto ha affrontato in maniera ragionevole la questione infinita del Covid-19; questione riemersa nelle cronache, così come accade da tempo durante la stagione fredda, sull’onda di un diffuso allarmismo mediatico che, tuttavia, non sembra avere più molta presa nei riguardi del grosso pubblico. Tant’è che gli ospiti, in studio e in collegamento, sembravano concordi circa su questo aspetto, ossia che gli italiani da tempo abbiamo smesso di considerare il Covid una malattia speciale, così come – è successo appena due giorni prima nel salotto televisivo di Fabio Fazio – Roberto Burioni sta invece cercando di ribadire, riproponendo di rimettere all’occorrenza la mascherina durante le affollate feste di Natale.

Il dibattito in studio

Entrando nel merito degli argomenti trattati, in primis va sottolineata la decisa e coraggiosa presa di posizione di Guido Bertolaso, assessore al Welfare della Lombardia, il quale ha dichiarato senza mezzi termini che, se dovesse scegliere tra il vaccino per l’influenza e per il Covid, opterebbe senz’altro per il primo, in quanto oramai per la maggioranza delle persone l’influenza rappresenta un fastidio assai peggiore rispetto alla patologia causata dal Sars-Cov-2. Sul piano della pandemia, poi, piuttosto apprezzabile l’intervento di Annalisa Chirico, la quale ha sostanzialmente evidenziato l’atteggiamento rassicurante dell’attuale governo, in relazione all’allarmismo di chi l’ha preceduto, sottolineando la necessità di affrontare simili situazioni con calma e razionalità.

Interessante anche il contributo della storica Lucetta Scaraffia la quale, sebbene a mio avviso non abbia ancora compreso la reale dimensione di una pandemia gonfiata oltre misura dal giornale unico del virus, ha detto due cose a sottoscrivere: la stessa pandemia non è lontanamente paragonabile né alla terribile spagnola del 1918/20 e né tanto meno alla peste descritta nel Decamerone. Ma è su un interessantissimo intervento del professor Giovanni Di Perri, direttore di Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, che vorrei porre una particolare attenzione.

Il caso delle polmoniti in Cina

Interpellato da Nicola Porro sulle polmoniti che stanno imperversando in Cina, soprattutto tra i bambini, e di cui la nostra stampa del terrore si sta occupando da giorni con dovizia di particolari, la risposta del medico sarebbe da incorniciare a futura memoria.

In estrema sintesi, Di Perri ha spiegato che il fenomeno deriva dal fatto che i bambini cinesi “sono stati murati in casa per un paio di anni, quindi non hanno avuto quel fisiologico incontrare i patogeni vari nella loro vita di relazione. Tutto questo – ha poi aggiunto il medico – è analogo a ciò che è successo ai nostri figli lo scorso anno, in cui “abbiamo avuto un numero di casi di influenza che è il più alto degli ultimi 15 anni. Abbiamo avuto – sottolinea l’esperto – un picco precocissimo a dicembre anziché in gennaio e, soprattutto, il grosso dei casi è stato tra i soggetti tra zero e 14 anni”. In pratica Di Perri ha, realizzando in breve una eccezionale lezione di divulgazione sanitaria, affermato che nella loro breve vita molti di questi bambini, al pari dei bimbi cinesi, non avendo mai incontrato il virus influenzale non si erano potuti immunizzare così come accade da sempre nelle nostre società umane.

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Tant’è che – ha poi concluso – “la clamidia, responsabile di ciò che sta accadendo attualmente in Cina, è un batterio circolante assolutamente banale, benché da controllare, che fa parte del novero di quelle infezioni respiratorie con cui facciamo i conti normalmente ogni anno”. Questo processo è stato definito immunità concomitante da Di Perri, ossia il meccanismo con cui, proprio venendo costantemente in contatto con gli agenti patogeni, rinnova gli stimoli immunitari a beneficio dell’intera popolazione. Esattamente la filosofia di fondo che ha sostenuto si dall’inizio della pandemia l’eretica Svezia, seguendo le coraggiose indicazioni dell’epidemiologo Anders Tegnell: proteggere i fragili a far circolare il virus tra la popolazione sana.

Sul covid la sconfitta di Burioni &co

A questo proposito, vorrei concludere l’articolo con una breve e lapidaria dichiarazione espressa nell’estate del 2020, mentre ci allenavamo, da Raffaele Bottoloni, medico psichiatra che dirige molti centri di riabilitazione in Umbria, nonché tossico del podismo amatoriale come il sottoscritto: “Aver chiuso in casa soprattutto i nostri ragazzi, aver imposto loro la didattica a distanza, le mascherine e i banchi a rotelle equivale ad aver gettato nel cesso 200 anni di storia della medicina. Se soprattutto la popolazione sana e giovane smette di venire in contatto con gli antigeni, il risultato sarà quello di allungare a dismisura i tempi dell’attuale pandemia, esponendoci a molti altri analoghi rischi”. Come volevasi dimostrare.

Claudio Romiti, 13 dicembre 2023

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