Politica

A volte ritornano: ma la gente non se la beve più

Dopo l’uso politico del virus e la fede cieca nei vaccini, la gente è passata alla diffidenza e, infine, all’indifferenza verso i teoremi sanitari

© LarisaBozhikova tramite Canva.com

A volte ritornano. Il riferimento è ai sacerdoti della cattedrale sanitaria che, ancora oggi, lanciano anatemi e messaggi tremebondi brandendo un presunto aumento dei contagi. È chiaro che il dissolversi del famoso quarto d’ora di celebrità di warholiana memoria spinge i più a enfatizzare anche le infezioni più blande e facilmente risolvibili.

L’uso politico del virus

Così com’è lampante l’uso politico che si è fatto (e ancora si fa) del virus venuto della Cina. Prima, è servito a conservare gli assetti di potere e a evitare le elezioni fino a quando è stato possibile. Senza dimenticare la torsione liberticida dell’abbondante normativa anti-Covid che ha, di fatto, sospeso diritti e libertà fondamentali per un lungo periodo.

Poi, con il cambio di governo, la narrazione ansiogena è diventata strumento per tentare di rivitalizzare l’opposizione, oltre che un’arma per contrastare la tanto temuta Commissione d’inchiesta. Lo dimostra una dichiarazione rilasciata da Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari sociali:

I dati sul Covid diffusi dal Cnr sono molto preoccupanti. Il mese di novembre ci ha messo di fronte a una decisa ripresa dei contagi e la percentuale di positivi è più che raddoppiata rispetto alla fine di ottobre. Allo stesso modo, risultano in crescita costante i ricoveri, i pazienti in terapia intensiva e, sfortunatamente, anche i decessi. Ci auguriamo che nessuno voglia correre il rischio di sottovalutare numeri del genere. Forse il governo, invece di portare avanti un’inutile caccia alle streghe per colpire Conte e il M5S attraverso la Commissione d’inchiesta sul Covid, potrebbe prendere spunto dalla lezione che la pandemia ci ha insegnato e agire per tempo.

Ora, al di là del fatto che l’allarme è stato ampiamente ridimensionato da coloro che hanno letto i numeri in maniera asettica, sarebbe curioso comprendere dove voglia andare a parare un discorso del genere. C’è forse nostalgia dei Dpcm contiani, di obblighi, divieti, Green Pass? Peraltro, come scritto in altre occasioni, il perimetro d’azione della Commissione è stato molto limitato dai recenti interventi seguiti alle sollecitazioni del capo dello Stato. Probabilmente, non basta neppure questo a calmare i più riottosi e l’atteggiamento ostruzionistico serve a intralciare tout court il lavoro parlamentare.

La dittatura sanitaria

Peraltro, pure sul fronte dell’informazione la musica non cambia. Basti citare un passo del curioso articolo di Michele Serra apparso su Repubblica:

Il Covid, si sa, era una invenzione della Dittatura Sanitaria, un esperimento perverso del nuovo ordine mondiale per terrorizzare e addomesticare i popoli, un agente subdolo dello statalismo. Ma i trecento morti di questa settimana che hanno di diverso rispetto ai trecento morti di un paio di anni fa?

Serra ha provato a essere ironico ma, in effetti, ha centrato involontariamente il punto. Il Covid non era sicuramente un’invenzione ma, in Italia più che altrove, è stato il grimaldello per imporre un controllo della popolazione con il trionfo dell’autorità statale sull’individuo. Non si sarà trattato di una dittatura ma abbiamo vissuto qualcosa di molto simile a un regime oppressivo e dispotico. Tutto questo sfugge a chi persevera nello stesso atteggiamento anacronistico di tre anni fa.

Dal Covid al patriarcato

C’è anche chi, come la dottoressa Antonella Viola, è passata a discettare su altro. Dalle diete e dalle crociate anti-alcol, ora preferisce cimentarsi nella lotta al patriarcato assai in voga sui giornali mainstream.

Invece, c’è chi resta sul pezzo come Matteo Bassetti ed è inorridito di fronte alle risposte date da alcuni cittadini napoletani interpellati da un cronista de La7. In particolare uno l’ha colpito, un signore che, sollecitato sulla vaccinazione, ha detto di non crederci più. In studio, il più meravigliato si è dimostrato David Parenzo. Il suo dubbio amletico era il seguente: parliamo di scienza o di un atto di fede?

Come Serra, pure Parenzo, senza volerlo, arriva dritto al bersaglio. La scienza è stata trasformata in un autodafé proprio dai corifei del pandemicamente corretto che ci hanno deliziato in passato anche con le canzoncine motivazionali a tema natalizio. Allora, accusare di ignoranza chi sfugge all’ennesima dose è assimilabile a uno scomposto fallo di reazione. Se le fiale restano in frigo e le persone non affollano più gli hub, ci sarà un motivo ben preciso e un minimo di autocritica per aver trasformato la scienza in una religione non guasterebbe.

Orwell ha scritto che “nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”. E la verità è che la gente è passata dalla cieca fiducia alla diffidenza e, infine, all’indifferenza totale verso i teoremi sanitari. Caduti i dogmi come quello sul Green Pass o sulle mascherine, non c’è da stupirsi che la gente non ci creda più. Triste (per alcuni) da accettare ma assolutamente vero.

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it
la grande bugia verde