Politica

L’Ue ci dà ragione: “Egitto e Bangladesh Paesi sicuri”

La Commissione europea ha presentato una proposta per stilare una lista comunitaria di Paesi considerati sicuri. Via alla procedura accelerata

Meloni migranti Albania

La Commissione europea ha presentato una proposta per stilare una lista comunitaria di Paesi considerati sicuri di origine. L’elenco includerebbe Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco, Tunisia; ma anche tutti i Paesi candidati all’adesione, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Moldova, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Turchia, Ucraina. Questa misura fa parte di un piano più vasto per accelerare l’applicazione del nuovo Patto Migrazione e Asilo, previsto per entrare in vigore nel giugno 2026.

L’obiettivo dichiarato è quello di agevolare gli Stati membri nella gestione delle richieste di asilo, consentendo loro di utilizzare procedure accelerate per esaminare le domande provenienti da Paesi nella lista. Così facendo, si ridurranno i tempi di risposta per i migranti, con un massimo di tre mesi per l’analisi delle richieste.

Come funziona la Lista dei Paesi Sicuri

Secondo la definizione fornita dalla normativa europea, un Paese può essere considerato sicuro se nel suo territorio non si verificano persecuzioni sistematiche, violenze diffuse o condizioni che giustifichino il bisogno di asilo.  Ad oggi, alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, hanno già le proprie liste nazionali di Paesi sicuri. L’elenco Ue proposto mira a uniformare il concetto tra i Paesi, senza però impedire agli stessi di utilizzare liste più ampie o differenti.

Le Procedure Accelerate

La proposta prevede che per i migranti provenienti da Paesi considerati sicuri, le domande di asilo vengano gestite tramite un percorso semplificato, con tempi ridotti rispetto alla norma. Questo tipo di procedura si applicherà anche ai cittadini provenienti da realtà con un tasso di riconoscimento delle richieste inferiore al 20%.

In Italia, lo schema potrebbe integrare il protocollo già attivo per i trasferimenti in Albania, dove i richiedenti asilo vengono accolti in centri appositi. Tuttavia, le modalità di selezione e trasferimento dei migranti nei centri d’accoglienza hanno sollevato critiche e dubbi circa la trasparenza e il rispetto dei diritti fondamentali.

Prossimi passaggi legislativi

La proposta della Commissione Europea dovrà ora essere approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Ue. Durante l’iter legislativo, potrebbero emergere modifiche o ulteriori richieste da parte dei co-legislatori. Ad esempio, alcuni deputati potrebbero chiedere di escludere determinate nazioni dall’elenco, specialmente alla luce di questioni legate al rispetto dei diritti umani in quei Paesi.

In ogni caso, una volta approvata, la lista diventerà vincolante per tutti gli Stati membri, ma continueranno a sussistere margini di autonomia per modificare o integrare le liste nazionali, purché in linea con la normativa europea.

La reazione in Italia

Il governo italiano ha accolto con soddisfazione la proposta della Commissione Europea. La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha definito la lista Ue un importante passo avanti per migliorare la gestione dei flussi migratori. Secondo Meloni, la possibilità di designare Paesi sicuri con eccezioni territoriali e per determinate categorie di richiedenti asilo è essenziale per lo sviluppo di una politica migratoria più efficace.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha descritto l’iniziativa come un “successo per l’Italia”, sottolineando che il nostro Paese lavorava da tempo per ottenere una revisione delle normative sulla gestione dei migranti. Piantedosi ha ricordato che l’elenco include nazioni strategiche per la politica migratoria italiana, come Bangladesh e Egitto.

Implicazioni sulle politiche migratorie

La designazione di Paesi di origine sicuri rappresenta un elemento chiave per l’attuazione del Patto Migrazione e Asilo, una delle iniziative più ambiziose in tema di politiche migratorie dell’Unione Europea. Ovviamente, questa proposta ha suscitato perplessità da parte di organizzazioni per i diritti umani, che temono l’applicazione di procedure più rigide nei confronti di persone vulnerabili o provenienti da regioni particolarmente instabili all’interno di questi Paesi.

Nonostante le critiche, il governo italiano continua a rivendicare l’importanza di una gestione uniforme e strategica delle richieste di asilo, come dimostrato dal ruolo centrale del nostro Paese nel dibattito europeo sulla gestione dei flussi migratori.

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