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Papa Francesco parla di tutto. Tranne che di Dio

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Eppure, prima o poi succederà. Se non proprio fedeli adamantini, siamo fiduciosi. Prima o poi, Jorge Mario Bergoglio, salito al soglio pontificio col nome di Francesco, parlerà anche di Dio. Magari, vogliamo amplificare l’aspettativa, proprio del Dio cristiano, non del “Dio Unico” o altre castronerie para-sincretiste che gli mettono in bocca esegeti improvvisati, vedi Eugenio Scalfari.

Un Papa sociologo e ambientalista

Perché una bizzarria quotidiana della contemporaneità, un impazzimento della cronaca di cui nessuno si meraviglia più, sta proprio qui: nell’esistenza di un Papa che esterna su tutto, tranne che sulla Questione ultima a proposito di cui egli è in teoria il più titolato ad esternare. Un Papa sociologo, ambientalista, psicologo comportamentale, economista, teorico dei flussi migratori e perfino dei vaccini (e con vaghi accenti complottisti). Ma mai, scusate, non è commento irrispettoso, è presa d’atto fenomenologica e neutra della realtà, teologo. Mai corpo a corpo con quell’intreccio misterioso di fede e ragione che, almeno per un tizio di nome Joseph Ratzinger in un discorsetto non esattamente da bar a Ratisbona, sarebbe l’essenza scandalosa del cristianesimo.

Ossessione migranti

Solo nell’ultimo mese, Papa Francesco è più volte tornato su un suo grande classico, il tema dei migranti, chiedendo anche perdono ai diretti interessati perché “troppe volte non vi abbiamo accolto” (ignoriamo il riferimento della prima persona plurale, tendiamo a escludere si riferisse alle stanze vaticane, che non risultano pullulare di rifugiati) e “temiamo il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiede” (sì, rispetto ad alcune migrazioni provenienti dai Paesi islamici ci riserviamo il diritto di temere un “cambiamento di mentalità” a proposito di idea della donna, diritto individuale, laicità dello Stato ed altre anticaglie partorite dalla civiltà che Bergoglio rappresenta).

Ha messo poi nel mirino a più riprese il vero polo demoniaco delle sue uscite, il libero mercato, questa mostruosità che ha creato una “crescita economica iniqua” e la proliferazione delle “diseguaglianze”, omettendo il particolare che là dove quest’invenzione occidentale non ha attecchito non si dà proprio alcun tipo di “crescita economica”, equa o iniqua, e si dà invece totale uguaglianza, ma nella miseria e nella fame.

Ancora recentemente, ha insistito sui richiami a una “buona politica” che si occupi del “bene comune”, perché “purtroppo, la politica spesso non gode di buona fama”, ma “questo non vuol dire che tutti i politici sono cattivi”, ha precisato, ci sentiamo di sussurrare rimanendo un gradino sotto le riflessioni teologico-politiche di Tommaso d’Aquino. In occasione dell’apertura delle scuole, ha invocato il rispetto universale del “diritto all’istruzione” e della “sicurezza degli studenti”, ammonimenti sacrosanti, ma per cui sarebbe sufficiente anche il penultimo burocrate dell’Onu. Pochi giorni prima, aveva vestito i panni del pedagogo di massa, rimproverando coloro che sparlano alle spalle degli altri, perché “il chiacchiericcio è una peste più brutta del Covid!”, affermazione che negli ospedali della Bergamasca rischia di suonare assai peggio che dal balcone dell’Angelus.

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