Politica

Pazza Italia: i liberali sono fascisti

Quando l’ignoranza politica trasforma i liberali nei nuovi eretici da bruciare

Schlein partigiani 25 aprile (2)

Anche quest’anno, nel teatrino ipocrita del 25 aprile, il paradosso italiano ha avuto il suo palco: i liberali bollati come fascisti. Ma a chi serve questa confusione ideologica?

Anche questo 25 aprile è passato, e con esso si è consumato, come ogni anno, il teatrino dell’ipocrisia di chi preferisce ignorare o distorcere la storia per scopi politici immediati. Da un lato, i solenni discorsi ufficiali che inneggiano alla Resistenza e alla lotta contro il fascismo. Dall’altro, una confusione dilagante, che maschera la vera battaglia ideologica in corso nel nostro paese.

In Italia, la maggior parte delle persone non conosce le dottrine politiche. Non hanno idea di cosa sia veramente il fascismo. È sufficiente che una proposta o una posizione sia lontana dalla sinistra per essere etichettata come “fascista”. Questo fenomeno si riflette anche nei commenti quotidiani e nei social, dove chiunque si distacchi dal pensiero dominante è spesso accusato di autoritarismo o, appunto, fascismo. In poche parole, un’accusa che ha perso ogni significato preciso, riducendosi a un insulto privo di fondamento ideologico.

Il fascismo, tuttavia, è ben altro. Se si volesse essere onesti, bisognerebbe parlare di statalismo portato all’estremo. Il fascismo è quello che Mussolini riassume perfettamente con la frase: “Tutto nello Stato, tutto per lo Stato, niente al di fuori dello Stato.” È un sistema che vede lo Stato come un’entità onnipotente, che si occupa di ogni aspetto della vita: dal lavoro, alla famiglia, fino ai momenti di svago. Non è un caso che nel fascismo, la proprietà privata esista solo se serve agli interessi dello Stato.

Eppure, nonostante questa definizione chiara, in Italia è facile vedere etichettati come fascisti coloro che si richiamano ai valori del liberalismo: il concetto di uno Stato minimo, che lascia spazio alla libertà dell’individuo e non interferisce nella vita quotidiana delle persone. Il liberalismo, infatti, è l’esatto opposto del fascismo. Si basa su principi di libertà, sull’idea che lo Stato debba garantire la giustizia e l’ordine, senza mai oltrepassare questi confini.

Ma come si è arrivati a questa distorsione della realtà? La risposta è semplice: la scarsa conoscenza delle dottrine politiche e la semplificazione di discorsi complessi. Quando un giovane liberale si sente apostrofare come fascista, è evidente che si sta alimentando una confusione che non fa altro che rendere ancora più opaco il panorama politico italiano.

Il vero paradosso italiano è che la lotta contro il fascismo, un tema che dovrebbe unire tutti i democratici, è usata come una clava ideologica per ridurre al silenzio le voci critiche. I liberali, che rivendicano la libertà e il rispetto dei diritti individuali, vengono accusati di essere totalitari, mentre coloro che promuovono lo statalismo più accentuato, che vuole l’omologazione delle persone e l’accentramento del potere, vengono spacciati per difensori della “democrazia”.

Ma a chi giova questa distorsione della realtà? La risposta è semplice: ai regimi che prosperano in un clima di ignoranza politica e di paura. Perché se sei liberale e ti hanno dato fascista, non disperare: spesso è l’unico argomento che hanno per imporre idee violente e coercitive.

Eleonora Tomassi, 28 aprile 2025

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