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Pensioni a rischio, non ci dicono la verità - Seconda parte

TUTTI I NUMERI DELL’ ITALIA SU CUI RIFLETTERE

Gli straordinari guadagni in termini di durata della sopravvivenza producono un continuo aumento di popolazione nelle età senili. Al 1°gennaio 2019 la stima dell’indice di vecchiaia è di 172,9 ultra 64enni per cento giovani al di sotto dei 15 anni, era 143,4 per cento solo undici anni prima (Istat Rapporto annuale Italia 2019).

46 anni: l’età media degli italiani (peggio solo il Giappone).

60enni più dei 30enni: la curva si è invertita a fine 2017.

104 anni: l’età attesa per il 50% dei bambini nati nel 2007.

14.500 le persone che hanno più di 100 anni in Italia.

82 anni: la vita media attesa alla nascita.

-10 mila i nati in meno nel 2018 rispetto al 2017.

-187 mila il saldo nati/morti nel 2018.

-6 milioni  di persone in meno entro il 2031 nella fascia di età tra i 25 ed i 54 anni (fascia produttiva).

23 milioni gli italiani che lavorano oggi nel Paese.

37 milioni gli italiani che non lavorano (vecchi, giovani, disoccupati).

-7,839 miliardi di euro disavanzo Inps 2018.

1 miliardo la crescita del disavanzo 2018/2017.

46 milioni i residenti in Italia tra 40 anni contro i 60 milioni di oggi.

16 milioni le pensione erogate oggi.

5,4 milioni prendono meno di 1000 euro al mese.

1.500 assegno medio.

2430 miliardi di Debito Pubblico.

I tassi negativi sui risparmi stanno facendo perdere ricchezza alle famiglie. La crescita dei costi dei conti correnti su cui sono depositati 1450 miliardi degli italiani sta facendo perdere ricchezza alle famiglie. L’incapacità di guidare il mondo dei risparmi verso investimenti remunerativi sta facendo perdere ricchezza alle famiglie italiane.

  1. Con questi numeri in quanti anni il sistema sarà completamente saltato?
  2. Perché nessuno avvisa i cittadini di quanto sta accadendo e di come dovrebbero prepararsi?
  3. Perché a differenza di quanto accaduto in Svezia nessuno si preoccupa di realizzare un piano organico in grado di rimettere in discussione gli squilibri che si stanno determinando?
  4. Perché non si pensa ad un corretto piano di immigrazioni che tenda a razionalizzare le risorse ed i capitali umani produttivi?
  5. Quando spariranno per la demografia 6 milioni di persone in età lavorativa portando il saldo dei lavoratori a 17 milioni, come faranno a gestire il disavanzo per garantire le pensioni in essere?
  6. Perché nessuno pensa ad un fortissimo piano di natura fiscale che permetta di detassare qualunque somma sia orientata alla previdenza integrativa?

Credo che ogni altra considerazione sia superflua. Sul sito dell’Istat tutti i dati citati sono a disposizione di tutti, anche di chi dovrebbe prenderne atto. Oggi c’è bisogno di informazione e di risposte coerenti con la situazione che si sta determinando.

Leopoldo Gasbarro, 17 novembre 2019

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