Cultura, tv e spettacoli

Per Repubblica il Covid si può sfidare solo al concerto dei Maneskin

Paginate e paginate di terrore puro sulla curva dei contagi e poi l’esaltazione per i 70mila a Circo Massimo

Qui si parla ancora una volta dei Maneskin, però non dei Maneskin, che non esistono, quanto della macchina pubblicitaria che sta dietro l’ennesima truffa del rock and roll, si fa molto per dire. Essendo questi quattro manichini diventati un affare politico, cioè capaci di far soldi: loro sono imprenditori digitali, come Chiara Ferragni, e, riposando in odor di genderfluid, se li è accaparrati il Pd. Per questo sono intoccabili. Per questo fanno i concerti al Circo Massimo dopo che il battage ha simulato lo stop per rischio Covid. Per questo perfino i virologi fobici danno il via libera. Per questo una cacciatrice di dote politica come questa Antonella Viola, tra una foto arcobaleno con Zan e una posa da influencer, pontifica “lasciateli cantare” (sic!). E li lasciano. Come il resto della tribù che latra, i Jovanotti, i Pelù, i Vasco Rossi che è forse l’esempio più mortificante, la finta trasgressione ai tortellini disvelata in terza età, tutta robetta piddina, ortodossa, morte a voi che non mettete la mascherina e non vi stravaccinate.

Anche i Manichini sono per i supervaccini, fanno la linguaccia allo specchio da bravi ragazzini, ma non danno fastidio a nessuno; e Repubblica, organo ufficiale del Pd, li adotta, li celebra in una edizione che ha dell’allucinante. Paginate e paginate di terrore puro, come ai bei tempi, i contagi che salgono, i morti che invadono, i pensosi editoriali sull’opportunità di chiudere tutto, almeno fino a che non si troverà qualcosa per segare la odiata Giorgia Meloni, la parola ai responsabili di una catastrofe epocale, i Brusaferro, i Ricciardi, tutti ad esaltare il fallimento, tutti a contare i cadaveri che verranno e poi? Poi, poco più avanti, l’esaltazione per i settantamila del Circo Massimo al cospetto dei Manichini e chi se ne fotte dei contagi, del distanziamento sociale, dell’emergenza.

Così, come niente fosse, la logica a puttane come la democrazia, come la libertà al tempo di Draghi. Puro business, come si diceva, la macchina della comunicazione che fa il suo dovere. Aveva ragione, tocca citarlo ancora una volta, Frank Zappa: la politica è il ramo intrattenimento dell’industria. Perfetto, non c’è altro da dire. In un solo giornale, la tesi, l’antitesi e la sintesi: allarme assembramenti, esaltazione dell’assembramento, siamo dei cialtroni. Con tutte quelle, tutte quelle fotine di “Cristiano, papà di Martina”, “Sabrina e figlia Giulia”, emeriti sconosciuti, ammesso che esistano, a esaltare ciò che nel contempo si condanna. Però con mascherina d’ordinanza, che fa molto Pd. Che dice Repubblica dei disagiati pronti a tutto per una zinnetta della bassista o le mutande del cantante “perché per l’emozione vale la pena di prendersi il Covid”? Sono dichiarazioni originali, questo è il “popolo dei Maneskin”, le abbiamo lette dappertutto, però Repubblica non le registra, preferisce salvarsi in corner: “Nelle loro canzoni c’è un messaggio positivo sui temi lgbt+, per questo li seguiamo” dice Sabrina-mamma-di-Giulia. Pd, per l’appunto.

Politica politicante, per l’appunto. Intoccabili. Con laudatori al seguito. Quel povero Gino Castaldo, che nell’età della pensione si riduce a fare il panegirico di questi quattro ologrammi, e sì che qualcosa dovrebbe avere assorbito di musica. Ma è il potere della comunicazione, ieri c’era Lauro, oggi tocca a questi. Che, non esistendo, non dureranno: domani si scioglieranno, anzi verranno sciolti, come neve al sole e non ne resterà niente, perché non hanno niente da dare. Adesso però è il carpe diem e li si pompa, insieme all’appendice, la fidanzata Vulvodinia, quella che se sta dieci secondi senza spararsi una posa le piglia un attacco e deve farsi ricoverare. Fosse vivo oggi, Elias Canetti scriverebbe “Maneskin e potere”. O forse “Massa e podere”: quello dove dovrebbero andare Cristiano, Sabrina e i loro figli. Comunque alègher, l’è el dì di mort, come cantava Delio Tessa poeta: i Manichini sono stati un successo, il ragazzo Damiano si è tuffato smutandato, l’altra ha mostrato la tettina, gli altri due hanno fatto cornice, i soldi sono corsi, altri ne correranno, si può ricominciare con la conta dei cadaveri da Covid anche se nessuno spiega come e perché.

Basta la parola, basta la fiducia in Repubblica e nei tigì di regime. Intanto fioriscono sempre più ammissioni, omissioni, conferme sui vaccini che tutto ‘sto bene non fanno, che provocano infarti, trombi e miocarditi, che stecchiscono come zanzare, roba che ormai a negarla sono rimasti giusto Ricciardi, Speranza, Mattarella e il ceo della Pfizer, Bourla, nomen omen. E se la gente comincia a non fidarsi, se comincia ad aver paura di una pozione che ne sfoltisce più di quanti ne salva, la soluzione è facile: basterà affidarsi ad una bella campagna vaccinale con testimonial: Vasco che ormai somiglia a un umarell, Pelù che ha la stabilità di Biden, Jovanattila che spiana le spiagge con l’avallo del Partito e i Manichini.

Cioè tutti quelli che hanno potuto scatenare assembramenti omerici in barba ai desiderata del regime. I cocchi del Pd, quelli per i quali la legge è un po’ più uguale. Vedrete, saranno i primi ad esaltare il prossimo lockdown. Ovviamente per colpa di chi non ha messo la mascherina, mica di chi è andato alla loro sagra politicamente corretta, eeeh, oooh, siamo fuori di testa, vaffanculoooh, he he he.

Max Del Papa, 10 luglio 2022

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