Il podcast di Sallusti

Perché Berlusconi se l’è presa con Zelensky

Il podcast di Alessandro Sallusti del 15 febbraio 2023

Silvio Berlusconi e il gran botto delle dichiarazioni su Zelensky infrequentabile.

Io un’idea me la sono fatta. Tutti a chiedersi perché Berlusconi abbia lanciato un sasso nelle già agitate acque della politica estera italiana, sostenendo che Giorgia Meloni sbaglia ad andare in visita a Kiev perché quella guerra l’ha iniziata Zelensky e perché le guerre, a prescindere, non si devono fare.

Ora è possibile che il Cavaliere a urne aperte abbia voluto lanciare un segnale di apertura ai non pochi elettori che la pensano come lui, anche se in pochi osano dirlo. Ed è possibile pure che, prevedendo il trionfo di Giorgia Meloni, gli abbia voluto rubare un po’ di scena, rimanendo al centro dell’attenzione mediatica a prescindere dai risultati elettorali.

Ma è possibile anche che sia assolutamente sincero, ma nel contempo poco coerente. Mi spiego. Per quello che l’ho conosciuto, Berlusconi è un vero, autentico pacifista. Odia la guerra, ma non solo. Odia anche la più piccola delle violenze, indipendentemente se messi in atto dai buoni o dai cattivi. E fin qui ci siamo.

Veniamo alla coerenza. Quando Berlusconi non era un semplice, si fa per dire, leader di partito, ma il capo del governo, per due volte si è trovato nelle condizioni, sia pure meno drammatiche per noi, in cui si trova oggi Giorgia Meloni, cioè decidere se coinvolgere l’Italia in atti di guerra oppure no.

La prima fu ai tempi della seconda guerra del Golfo. Berlusconi era contrario. Cercò, così mi ha raccontato, di convincere Bush Jr. ad esistere. Lo fece in tutti i modi, addirittura lo implorò, ma di fronte alla fermezza del presidente americano cedette e mandò i nostri soldati al fronte.

Lo stesso successe anni dopo con la Libia di Gheddafi. Contrarissimo all’intervento militare voluto dal presidente francese Sarkozy, minacciò addirittura le dimissioni, ma poi, alla fine, mandò i nostri aerei a bombardare la Libia.

Cosa voglio dire? Che anche Berlusconi ha dovuto in passato prendersi sulle spalle, indipendentemente da ciò che pensava e sperava, il peso di essere il capo di un governo legato ad alleanze politiche e militari imprescindibili.

Che lui oggi, leader politico, non incontrerebbe Zelensky ci sta ed è coerente con il suo pensiero, ma se oggi fosse primo ministro, dubito che potrebbe fare qualcosa di diverso da quello che sta facendo Giorgia Meloni, per la quale, peraltro, credo che il dovere di Premier e l’idea politica sul tema coincidano. Ma questo è tutto un’altra storia.

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