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Perché Black lives matter è il suicidio della civiltà

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Il grande filosofo tedesco, Friedrich Nietzsche, nella sua celebre opera Considerazioni inattuali (ma, a mio parere, di considerazioni più attuali di così è difficile trovarne…), nell’ambito della sua critica alla storia, ritenuta negativa se manca il “fattore oblio” tale da far dimenticare certi aspetti del passato, la divide in tre tipi: la storia monumentale, la storia antiquaria, e infine la storia critica.

Soffermiamoci su quest’ultimo punto, sulla storia critica: essa è propria di chi guarda alla storia solo come un peso da cui liberarsi, e quindi cerca di tagliare i ponti col passato, dice Nietzsche, “col coltello”. Tale atteggiamento nasconde però un ovvio aspetto negativo, patologico: ci si dimentica infatti che noi, ci piaccia o no, discendiamo dal passato e dalle decisioni prese dai nostri avi, ragione per cui tagliare tutti i ponti col passato, alla fine, diventa un’eliminazione di noi stessi, di una nostra parte molto, molto importante.

George Orwell, inoltre, scrisse ciò in 1984: “Tutti i documenti sono stati distrutti o falsificati, tutti i libri riscritti, tutti i quadri dipinti da capo, tutte le statue, le strade e gli edifici cambiati di nome, tutte le date alterate, e questo processo è ancora in corso, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto. La storia si è fermata. Non esiste altro che un eterno presente nel quale il partito ha sempre ragione.”

Perciò meditate, gente, meditate, e per lo meno, quando appoggiate certe proteste, prima ragionate, senza piegarvi al regime, davvero Orwelliano, del politicamente corretto imperante!

Achille Passarelli, 15 luglio 2020

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