Esteri

Perché in Francia prospera l’estrema destra

L’equilibrio sociale francese è sempre più fragile: immigrazione incontrollata, disagio economico e insicurezza

Il grande storico tedesco Franz Neumann, parlando della nascita del Nazionalsocialismo in Germania, scrisse che l’elemento primo di cui si nutre una forza di estrema destra all’interno di una società è l’angoscia. Dove regnano preoccupazione, timori sociali, angoscia per il futuro, ebbene quello è il terreno ideale per far proliferare forze politiche anti-democratiche che si pongono l’obiettivo di vendicare, con la forza, i soprusi e le aspettative tradite dei cittadini esasperati.

I recenti fatti avvenuti a Crèpol sembrano restituire vigore a questa teoria. Nella notte tra l’11 e il 12 novembre scorso in questo piccolo comune si è consumata una tragedia che sta scuotendo la Francia. Un gruppo di giovani armati di coltelli ha fatto irruzione in una casa privata dove si stava svolgendo una festa tra ragazzi al grido di “siamo venuti per uccidere i bianchi”. Un morto c’è stato. Thomas, un adolescente accoltellato al petto. Gli aggressori pare fossero tutti cittadini francesi di origine nordafricana. Questa tragedia ha di nuovo sollevato il vento delle proteste, mobilitando i cortei di appartenenti alle frange più estreme e xenofobe della destra e rendendo ancor più evidente lo scontro violento tra visioni del mondo che avvelena la Francia da molti decenni.

Il portavoce del governo francese ha riconosciuto il “rischio di un ribaltamento della società”. Il ministro dell’Interno Darmanin parla di “fallimento sociale”. Centinaia di militanti vestiti di nero hanno sfilato per i quartieri della città d’origine degli aggressori dando fiato ad una rabbia sociale sempre più virulenta e sempre più accesa. Da molti anni in Francia si assiste a quello che è stato definito, forse impropriamente, uno “scontro di civiltà”, ossia l’inevitabile conflitto che sorge a causa della convivenza forzata tra gruppi sociali troppo diversi tra loro e pieni di risentimento gli uni verso gli altri. Immigrati di seconda e terza generazione che sono francesi ma non si sentono tali. Non sono africani e nemmeno europei. Molti di loro trovano nell’Islam la soluzione al conflitto identitario che li lacera. Altri lo trovano nell’odio verso i cittadini bianchi, ai loro occhi privilegiati e dunque da punire. L’attentato di ieri sera a Parigi al grido “Allah Akbar” è solo l’ultimo esempio.

A Crèpol, le conseguenze di questo odio mai sopito si sono manifestate in tutta la loro drammaticità. Non si vuole certo fare del populismo di destra indicando nell’immigrazione incontrollata e nell’incapacità di integrazione di certi gruppi sociali la causa di quanto avvenuto. Tuttavia la rabbia, il malcontento, e per l’appunto l’angoscia che questa situazione sempre più precaria genera nei cittadini francesi è un dato innegabile. Gli scontri tra abitanti delle banlieu e polizia dopo la morte del giovane Nael assomigliavano in modo inquietante all’inizio di una guerra civile.

I francesi, specie quelli che vivono nelle regioni rurali, lontano dagli splendori della ville lumière, sono esausti. Arrabbiati. Sempre meno disposti a tollerare gesti come quelli di Crèpol. E dove non arriva lo Stato arriveranno le bande di estrema destra. Coloro che in Italia vedono fascisti ovunque dovrebbero allungare lo sguardo oltralpe. Non dimentichiamo che l’idea moderna di fascismo non è nata in Italia come molti ritengono, ancor meno in Germania, bensì proprio in Francia.

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Secondo un altro storico tedesco, Ernst Nolte, è nella nazione che ha dato i natali alle libertà civili con la Rivoluzione Francese che nacque, dopo il 1848, il concetto di fascismo. Il “maurrassismo”, ovvero il pensiero politico di Charles Maurras, è considerato l’antesignano del dannunzianesimo, del sansepolcrismo e dello stesso Nazismo. Tale dottrina mescola in sé autoritarismo, nazionalismo, militarismo e un acceso antisemitismo (leggi oggi xenofobia). Non è un caso che anche l’antisemitismo moderno abbia trovato nella Francia la sua patria d’origine.

Le svastiche dipinte sui muri delle sinagoghe e sulle tombe nei cimiteri ebraici sono il portato di una lunga tradizione. Così come l’odio verso Israele espresso dai cortei filo-palestinesi nelle piazze francesi. La Storia presto o tardi presenta sempre il conto. Prima di lasciare questo mondo Henry Kissinger, immigrato in America, disse che la Germania aveva fatto malissimo ad accogliere così tanti profughi di origine e cultura così diverse dalla propria. In Francia l’equilibrio sociale è sempre più fragile. La paura verso i movimenti di destra a là Marine Le Pen è la stessa che hanno i tedeschi verso l’AfD. Paura di un passato tragico (Vichy nel caso francese) le cui ferite ancora grondano sangue.

Ma il vento dell’estrema destra continua a soffiare nelle città francesi e c’è il rischio che arrivi a spazzare il resto d’Europa come già successo in passato con Maurras e le sue idee. Immigrazione incontrollata, disagio economico, paura e insicurezza sono i combustibili che alimentano il fuoco dell’estremismo. Alcune zone d’Italia, così come molte città (Milano in testa) assomigliano sempre di più alle disagiate aree francesi dove la popolazione vive nell’angoscia per una convivenza impossibile con i frutti di un’immigrazione sregolata.

Convivenza imposta con la forza e senza che vi sia la mano dello Stato a garantire la sicurezza. Che i “fascistologi” di tutta Europa aprano gli occhi. Il male più tremendo spesso giunge da dove meno ce lo aspetteremmo.

Francesco Teodori, 3 dicembre 2023

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