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Non me ne frego. La crisi delle democrazie occidentali (Massimiliano Lenzi)

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Essere di sinistra non significa avere ragione. Essere di destra non vuol dire avere torto. Partiamo da qui nella lettura del nuovo libro di Massimiliano Lenzi, Non me ne frego. La crisi delle democrazie occidentali (e Giorgia Meloni non c’entra), Male Edizioni. Dall’attualità di una frase logica ma non scontata in un Paese come l’Italia che si nutre ormai da tempo di tanti, troppi pregiudizi. Il pamphlet di Lenzi (terzo della trilogia delle libertà, il primo era stato nel 2020 Shining Italia. La libertà contro la paura e il secondo, a inizio 2022, Io accuso sul tradimento delle libertà ai tempi del virus) si concentra sulle democrazie occidentali in crisi ma che comunque restano il miglior sistema politico che abbiamo.

Capire le ragioni di questa crisi è il modo migliore – secondo Lenzi – per tentare di superarla. Per comprenderla però è necessario che le stesse democrazie, le élite, i giornali, i media e la pubblica opinione compiano uno sforzo rispetto ad una certa pigrizia ideologica e si liberino di dogmi come il politicamente corretto e del vezzo, sempre più diffuso, della cancel culture. Non contano i pregiudizi ma i fatti, senza dimenticare che la via per l’inferno è da sempre lastricata di buone intenzioni e che il manicheismo, con i buoni tutti da una parte e i cattivi dall’altra, più che alle democrazie moderne assomiglia all’Inquisizione. Il sociologo Luca Ricolfi, intervistato nel libro, sottolinea come oggi il politicamente corretto sia una patologia «perché limita la libertà di espressione ed è incompatibile con il pluralismo».

Un argomento cui lo storico Giordano Bruno Guerri, nella sua post-chiacchierata che chiude il libro di Lenzi, aggiunge la vera domanda che le società liberali oggi devono porsi: chiedersi se l’imposizione della correttezza sia democratica.

Lenzi con questi tre libri dimostra la sua attitudine liberale e la lettura non convenzionale della piccola cronaca politica italiana. Una triplice lettura che parte dal suo essere garantista sulle questioni giudiziarie, libertario e coraggioso sulle imposizioni sanitarie, e un giornalista liberale nell’interpretazione della politica italiana. Con la capacità di coinvolgere per queste battaglie di libertà gli esponenti più diversi della nostra cultura. Merce rara.

Nicola Porro, Il Giornale, 8 gennaio 2023

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