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Perché l’Europa rischia il tracollo energetico - Terza parte

Peggio del 2008: siamo a un passo da un “momento Lehman” sull’energia

Carbone e altri materiali

C’è inoltre anche il carbone, che viene ancora usato per l’elettricità e che anzi la Ue ha appena detto che in un’emergenza come questa per liberarsi del gas russo va ora usato di più. Il green è ora fuori moda…  Qui vedi il suo prezzo.

E poi il palladio che è prodotto all’80% in Russia, il platino, i minerali ferrosi (oggi +7%), l’alluminio, il nickel che addirittura è esploso del 60% in un giorno dopodiché la borsa merci LME di Londra ne ha chiuso le contrattazioni per tutto il mese di marzo!

Questo è quindi, complessivamente, il maggiore shock che proviene dalle materie prime della storia moderna. Non abbiamo lo spazio per mostrare grafici degli ultimi 50 anni, ma anche dalle percentuali e grafici qui sopra riportati si può intuire che succede qualcosa senza precedenti.

Per i cereali la Russia e l’Ucraina sono due produttori cruciali, arrivano ad un 20-25% del totale mondiale. Se l’Europa vuole quindi cercare di strangolare economicamente i russi, dovrà pagare tutto molto, ma molto di più anche semplicemente per mangiare. In aggiunta la Russia fornisce materia prima per i fertilizzanti e sembra ne abbia bloccato ora l’export.

Soprattutto però dovrà pagare di più di quanto però paghino in America o in India o in Cina. Una notizia di questi giorni è che il commercio Cina-Russia è aumentato del 38% da inizio anno. Non ci sono veri ostacoli a che la Russia venda il petrolio che in occidente non le comprano quasi tutto in Cina (non immediatamente, perché ci sono questioni di gradazioni dei tipi di greggio per le raffinerie).

L’America è piena di gas naturale e può aumentare la produzione abbastanza facilmente. Per il petrolio la produzione dalle famose rocce bituminose è calata di circa 2 milioni di barili con la Covid e se politicamente lo decidono, in America possono incentivare l’industria (penalizzata per il “climate change” negli ultimi anni) e riportare la produzione di greggio su anche di 1 milione di barili entro circa un anno.

I danni dell’ambientalismo

L’Europa, questo ora non lo ricorda quasi nessuno, vent’anni fa produceva più gas della Russia, ma per motivi ambientali lo ha fermato circa quindici anni fa. A riprova che sono decenni che i politici europei causano danni economici che in altre parti del mondo ci si guarda bene di fare. L’Europa può ora quindi alla fine pagare di più praticamente tutto, dal gas al frumento, al greggio al nickel e così via. E lo farà con una moneta che si è svalutata di un 8% verso il dollaro negli ultimi due mesi.

Oggi si dà la priorità agli aspetti “umanitari” e poi “geopolitici” – “la Russia invaderà tutta l’Ucraina e poi forse altri paesi?” -, ma esiste anche il problema che lo shock delle sanzioni a 360 gradi contro un paese contro cui non siamo, almeno formalmente, in guerra e l’esplosione delle materie prime sono fatti che non andrebbero sottovalutati. Nel senso che non sono mai successi insieme: una volta, ad esempio, si bloccavano i conti a paesi con cui si era in guerra, ma con la Russia non si è dichiarato guerra, anche se si adottano contro la Russia misure da guerra.

Se si continua allora sulla linea della guerra economica totale alla Russia bisogna tenere presente che il contraccolpo economico su un’economia estremamente indebitata come quella europea sarà notevole. Anche perché il blocco dei conti bancari di qualunque entità russa di fatto un atto di guerra finanziaria senza precedenti. Il motivo per cui America ed Europa sono stati per 150 anni la sede preferita per depositare denaro e muovere capitali era invece che in questi Paesi esistevano garanzie e certezze sui propri soldi a differenza di paesi che li sequestravano per motivi politici. Oggi non è più così, e un conto congelare i conti di Iran e Venezuela – si possono considerare come eccezioni – ma se si congelano tutti i conti e pagamenti della Russia per motivi politici, allora cambia la percezione del sistema finanziario e legale occidentale. Anche questo aspetto non va dimenticato.

La combinazione delle più estese sanzioni finanziarie della storia con l’esplosione del costo di tutte le materie prima, che in Europa è più pesante che in America o Cina, può avere un impatto pari o addirittura maggiore di quello del 2008.

 

 

 

 

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