Politica

Perché riparte l’operazione Albania

Il pattugliatore al largo di Lampedusa: la sfida del governo ai giudici a un mese dalla sentenza della Corte Ue

Meloni migranti Albania

L’Italia, nel contesto di una crescente attenzione internazionale verso la regolamentazione dei flussi migratori e la lotta all’immigrazione irregolare, ci riprova. Ieri è arrivato il via libera, l’ennesimo, all’operazione centri per migranti in Albania.

La Marina Militare Italiana, operante nel Mediterraneo e in particolare nelle acque a sud di Lampedusa, isola che per anni è stata al centro della crisi migratoria, ha ripreso le missioni per recuperare, selezione e trasbordare in Albania gli irregolari provenienti dai “Paesi sicuri”. Al posto della nave Libra, che si era occupata della missione ad ottobre e novembre dello scorso anno, è stato inviato il pattugliatore Cassiopea.

Queste operazioni, come noto, rientrano nell’ambito di un accordo con il governo dell’Albania che permette all’Italia di gestire parte del flusso migratorio sul terreno albanese. Dopo un primo screening a bordo delle navi italiane (vengono scelti i maschi, adulti, senza vulnerabilità, in buona salute e provenienti da Paesi sicuri), i migranti vengono trasferiti nei centri di accoglienza albanesi di Shengjin (procedure di identificazione) e successivamente a Gjader (dove attendono l’esito delle domande di asilo). Piccolo problema: il trattenimento degli immigrati in questi centri speciali dedicati ai migranti che provengono da Paesi considerati “sicuri” dal governo, è stato già bocciato due volte dai magistrati delle sezioni immigrazione del tribunale di Roma. Sentenze che hanno scatenato un durissimo dibattito, e su cui si attende ora il pronunciamento della Corte di Giustizia europea il prossimo 25 febbraio. Intanto il governo – forte della sentenza della Cassazione che ha ribadito il diritto dell’esecutivo di stilare la lista di Paesi sicuri e l’obbligo dei giudici di valutare caso per caso – ha deciso di affidare la convalida del trattenimento alle Corti di Appello piuttosto che alle sezioni immigrazione dei tribunali.

Sebbene nel 2024 si sia registrato un calo degli sbarchi, i primi mesi del 2025 hanno visto un aumento degli arrivi, mettendo in evidenza la continua necessità di politiche efficaci per la gestione dei flussi migratori. La collaborazione con i Paesi di origine e di transito rimane fondamentale per prevenire le partenze irregolari e rischiose verso l’Europa. Nei primi 24 giorni del 2025 sono sbarcate 1.742 persone, qualche centinaio in più delle 1.298 del 2024. E guarda caso il picco si è avuto il 20 gennaio, proprio nei giorni in cui il comandante della polizia giudiziaria libica, Osama Njeem Almasri, si trovava nel carcere a Torino prima di essere liberato per “un cavillo” con tutte le polemiche del caso.

Le reazioni internazionali alle nuove politiche migratorie italiane sono state varie, con alcune espressioni di sostegno da parte dell’Unione Europea per l’approccio innovativo adottato dal paese. La commissaria europea per il Mediterraneo, Dubravka Šuica, ha ribadito che l’accordo ItaliaAlbania “è una delle idee innovative che avrebbe potuto aiutare non solo l’Italia, ma anche altri Paesi. Io la sostengo”.

Franco Lodige, 25 gennaio 2025