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In arrivo un prestito ponte per tutte le imprese

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Sta finalmente prendendo quota anche in Italia l’idea che in altri Stati è stata invece, non a caso, il punto di partenza e non di arrivo delle risposte alla temporanea, ma profonda crisi economica innescata dalla crisi epidemiologica da COVID-19: un prestito ponte per tutte le micro-imprese e Pmi italiane, erogato dal sistema bancario e garantito dallo Stato, parametrato al fatturato dell’anno precedente, con orizzonte temporale di restituzione a cinque o dieci anni, per far fronte alle obbligazioni verso fornitori e dipendenti durante questo anno di assoluta anomalia economica.

Il volume di affari dei circa 4,7 milioni di esercenti attività di impresa, arti e professioni residenti in Italia ammonta a circa 3.400 miliardi.

Di questi, però, 1.750 miliardi sono sviluppati dalle 6.700 imprese che sviluppano un volume di affari superiore a 50 milioni di euro, ossia la grande impresa che non è rientrata nemmeno nell’ambito di applicazione della moratoria fino al 30 settembre della revoca o restituzione dei finanziamenti già in essere, di cui all’art. 56 del DL 18/2020, ed alla quale sono destinate altre forme di sostegno per il tramite di Cassa Depositi e Prestiti.

Erogare una liquidità pari ad esempio al 25% del fatturato dell’anno precedente, a tutte le micro-imprese e Pmi, significa dunque parlare di 412 miliardi. Un importo arrotondabile verso 430 miliardi di euro, se si considera che, per settori come quelli dell’attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (il cui volume d’affari è di circa 80 miliardi), è del tutto ragionevole ipotizzare la previsione di forme di accompagnamento finanziario di intensità maggiore, nella misura del 50%.

La previsione di una garanzia dello Stato pari al 100% della liquidità da erogare è essenziale per consentire alle banche di provvedervi a prescindere da qualsivoglia valutazione di merito creditizio del soggetto che richiede il finanziamento.

Tale garanzia implica lo stanziamento da parte dello Stato di un accantonamento in un’apposita contabilità speciale in Tesoreria che, come si legge anche nella Relazione Tecnica all’art. 56 del DL 18/2020, “di norma” è “pari a circa l’8 per cento dell’importo garantito”. Si tratterebbe dunque di un accantonamento per lo Stato di circa 33 miliardi (per iniettarne nel sistema economico 412) che si tradurrebbe in un maggiore indebitamento netto del 2020 di circa 2 punti di Pil.

Non fare questa operazione, in un anno di emergenza totale in cui è stato dato giustamente il rompete le righe dal rispetto del patto di stabilità proprio per pompare liquidità nei sistemi economici nazionali, sarebbe pura follia; e, sotto molti aspetti, è già abbastanza folle esserne ancora a parlarne senza ancora bozze di articolati di legge già formalizzati, quando avrebbe dovuto essere una delle prime misure su cui mettersi al lavoro.

Ovviamente, per rendere l’operazione davvero efficace, è necessario che la liquidità erogata sia strettamente vincolata al suo effettivo e immediato utilizzo al servizio dei pagamenti dovuti a fornitori, dipendenti e pubbliche amministrazioni.

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