La corsa all'Eliseo

“Putiniana”. “Climaipocrita”. Com’è andato davvero il duello Macron-Le Pen

Il confronto tv tra i due candidati ha visto uscire vincitore il presidente uscente. Ma il ballottaggio è ancora aperto

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macron le pen

Nuovo duello, stessi protagonisti: le elezioni presidenziali francesi vedono ancora i due sfidanti, Emanuel Macron e Marine Le Pen, scontrarsi a pochi giorni dalle urne. Se lo scenario potrebbe sembrare lo stesso di quello del 2017, dove l’attuale presidente sconfisse la candidata del Fronte nazionale con oltre il 66% di voti al secondo turno, in questi anni le ambizioni, le priorità, le scelte politiche e la visione del futuro della Francia sono cambiate molto.

Macron all’attacco, Le Pen moderata

La sfida, alla vigilia del voto, si è svolta ieri sera con tre ore di dibattito tra i due candidati e ha visto Macron premiato dai telespettatori. Il sondaggio tra i telespettatori, condotto dall’Elabe Institute per Bfmtv e “L’Express” ha deliberato, infatti, una preferenza del 59% sul presidente uscente. Sebbene il clima sia inevitabilmente teso e il tempo a disposizione ormai finito, nel ring finale di questa battaglia abbiamo notato una Le Pen più moderata – rispetto ai frontali attacchi per i quali viene ricordata nelle precedenti elezioni – e un Macron più sul piede di guerra. I temi affrontati sono stati inevitabilmente quelli più telegenici e sensazionali: dalla guerra russo-ucraina, al clima, alle minoranze etniche, fino alla sicurezza.

L’accusa di filoputinismo

Con un non troppo velato “politically correct” Macron ha attaccato senza se e senza ma la candidata, descrivendola filorussa, in quanto dipendente dal potere russo, ricordando il prestito che la candidata di estrema destra ha contratto con una banca russa per finanziare le campagne elettorale. Dalla sua, Le Pen ha smentito, come ha smentito l’attacco di Macron sul tema green: “Lei è climascettica”, ha affermato il presidente uscente. Di tutta risposta Le Pen: “E lei è climaipocrita”. Un teatrino non per niente sorprendente quello di ieri sera che ha visto, appunto, l’elenco di quei botta e risposta tipici da slogan elettorali.

Il piano sicurezza di Le Pen

Sulla sicurezza del paese stessa storia: le promesse e le ovvietà che, concretamente, hanno rivelato poco e sicuramente non hanno risposto all’esigenza concreta di un problema che sta dilagando sempre più in Francia. Toni duri, come c’era da aspettarsi, sulla questione dell’integrazione: la nazionalconservatrice ha infatti affermato che ha intenzione di vietare il velo nei luoghi pubblici, questo per garantire la libertà a tutte quelle donne che sono costrette a indossarlo. Di contro, Macron ha giocato sulla nostalgia di una serie di valori che, se venisse eletta Le Pen, andrebbero distrutti e cancellerebbero la storia di un paese arrivando addirittura a imputare all’avversaria la responsabilità di una guerra civile in caso dell’applicazione di questa riforma.

La spinta green di Macron

A prescindere dal classico dibattito elettorale e dalla spunta di tutti quegli argomenti ghiotti a livello mediatico, dal duello di ieri sera che differenza è emersa tra i due candidati? Sostanzialmente nessuna. Analizzando le mosse dei due politici, e guardando le decisioni del passato non troppo lontano, la visione è quella di una Le Pen che parla alla pancia del paese sostenendo che il gas russo serve e dall’altra un Macron che parla di ambiente nascondendo tutto dietro ad una cartina tipica di un greenwashing ormai poco credibile, e lo conferma la poca considerazione nei confronti di Anne Hidalgo, unica che sta conducendo una vera battaglia sull’ambientalismo.

Allo stesso tempo, per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino e le conseguenze economiche-politiche che ne conseguono vediamo un candidato uscente che è favorevole a produrre tutta l’energia con il nucleare e perciò non così distante dalla posizione dell’avversaria che, in aggiunta, promette di abbassare l’iva sugli idrocarburi ma punta anche lei allo stesso obiettivo del liberalconservatore.

Il malumore dei francesi

Infine, quindi, la battaglia presidenziale francese vede a tutti gli effetti due volti dello stesso conservatorismo europeo, quel conservatorismo che sta oggettivamente portando alla cancellazione di quello stato sociale che ha sempre caratterizzato la Francia. Il malumore generato è sempre maggiore, infatti, soprattutto nella fascia più povera del paese che dopo anni si è infatti riunita sotto la figura di Melenchon, indipendentemente dal colore politico di cui era rappresentante e dimostrando così di vedere i due candidati come due facce della stessa medaglia.

Nonostante i duellanti sia siano sforzati a contrapporsi, le differenze evidenziate maggiormente, come già detto, sono state tematiche di minor conto rispetto alla situazione del paese, sulla quale nessuno dei due è riuscito ad avere una posizione dirompente. È palese, a questo punto, che la decisione tra i due sarà solo ideologica, con un presidente uscente che – seppure in vantaggio stando ai sondaggi – sembra riuscire ad utilizzare come unica vera arma quella tipica del progressismo, urlando “aiuto, il fascista!”.

Bianca Leonardi, 21 aprile 2022

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