L'inattuale

Quando il degrado non indigna

mendicante metro

Evidentemente in questo povero Paese esistono varie tonalità di degrado. C’è quello quotidiano, a cui soprattutto gli abitanti delle grandi città sono ormai assuefatti, dunque tollerabile; segue poi il degrado che genera una media indignazione, ossia quello che colpisce direttamente le vite dei cittadini, composto di piccola e grande delinquenza, violenze, occupazione di case, spaccio e tutto l’armamentario dell’inferno urbano che ben conosciamo.

Quello che però fa più indignare i saggi commentatori, la forma più tremenda di degrado per cui un intero popolo si straccia le vesti come Caifa, è il trattamento che le autorità di un altro paese riservano ad un nostro connazionale che ha commesso un crimine. Il caso di Ilaria Salis ha scosso gli animi dei più sensibili e acuti commentatori, i quali hanno mandato tremendi anatemi sulla giustizia ungherese, sulle loro carceri e sul modo di trattare una detenuta. Per l’appunto, detenuta in, secondo loro, condizioni di degrado.

L’Inattuale è stato però recentemente testimone di un episodio rientrante nella prima tonalità del degrado, quello quotidiano, che non indigna nessuno. All’interno di un vagone della metropolitana di Roma, in un giorno qualsiasi, sale una bambina di non più di sette anni. Sola. Abbigliata con dei vestitini sporchi, sdruciti, e con un bicchiere di carta in mano. Dopo poco la bambina inizia a chiedere con voce squillante: “Signori per favore una moneta! Signori per favore 20 centesimi per mangiare!”, e via a percorrere tutta la metropolitana chiedendo l’elemosina ai passeggeri. Fino a che, arrivata alla fine del treno, essa scende e, sempre da sola, attraversa i tornelli (passandoci sotto) ed esce dalla stazione.

Scene simili sono la quotidianità in paesi come l’India, il Brasile o qualche altra nazione poco sviluppata in cui la vita e l’avvenire di un bambino non sono tenuti in così gran conto. Ma in un Paese che si dica “civile” come il nostro, dove le persone si dice siano trattate meglio che in Ungheria, simili scene non dovrebbero vedersi. Un degrado, questo, che però non pare indignare nessuno, o almeno nessuno degli illustri commentatori che hanno speso parole commosse per giudicare l’inciviltà del trattamento riservato alla nostra connazionale. Non si vuole certo assolvere nessuno; l’Ungheria non brillerà per rispetto dei dritti umani o nella tutela del principio di non colpevolezza.

Forse però occorrerebbe guardare un po’ anche in casa nostra ogni tanto. Nella nostra povera e derelitta casa, dove i toni del degrado sono molto più accesi di quanto sembrino, anche se per molti è più comodo non vederli. È giusto strumentalizzare le polemiche, è giusto però anche estenderle e non posare gli occhi indignati solo quello che fa comodo in quel momento. O si rischia di imitare i poco saggi giudizi del succitato capo del Sinedrio.

Francesco Teodori, 7 febbraio 2024

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