Scuola

Quando l’università diventa incubo

Un’indagine mette in luce i problemi degli studenti universitari. Ansia, pressioni e stress sono all’ordine del giorno

© adventtr e Mojo_cp tramite Canva.com

Oltre 7 universitari su 10 riconoscono di vivere eccessivamente la pressione generata dalle aspettative esterne rispetto agli obiettivi raggiunti. E per più della metà di loro – il 37% del totale – lo stress indotto è addirittura un “compagno di studi” quotidiano.  Il motivo di un’ansia da prestazione così estesa tra gli studenti è dovuto al fatto che essa non viene generata solo dalle fonti più scontate, come appunto, la famiglia, ma anche dagli amici. A questi fattori si aggiunge altresì il mondo dell’informazione, fatto di storie di successo che, anziché motivare gli studenti, portano a scoraggiarli.

Ansia, pressione, stress. Aspetti che portano gli studenti a trovare la soluzione nella la menzogna. Spesso restando vittime della stessa commettendo gesti estremi, visti come la sola via d’uscita da quella gabbia di bugie. Una gabbia dettata dal senso di fallimento e una piaga che affligge tanti, troppi studenti. Gli stessi che denunciano come gli atenei sono scarsamente preparati a supportare gli studenti da questo punto di vista. Uno scenario allarmante come risulta da un’indagine condotta dal portale Skuola.net su un campione di 600 ragazzi nel pieno del proprio percorso accademico. Una ricerca che è stata stimolata da una studentessa universitaria del corso in Scienze della Comunicazione presso l’Università dell’Insubria.

La ragazza, infatti, aveva deciso di affrontare il tema nella sua tesi, titolata “L’alterità come ricchezza il marketing inclusivo e le sue sfumature etico sociali”. Un’indagine da cui è emerso che oltre un terzo degli intervistati (37%), vive costantemente d’ansia da prestazione. Una quota simile (34%) ne viene attanagliata spesso e volentieri. Una percentuale non indifferente (17%) la percepisce giusto ogni tanto, a ondate. Alla fine, appena 1 su 10 si dichiara immune a qualsiasi condizionamento. Un ruolo cruciale, che fa sì che la situazione degeneri, spesso involontariamente, è ricoperto dalle famiglie. Si parla di ben 6 studenti su 10, la cui pressione nel conseguimento della laurea è esercitata principalmente dal nucleo familiare.

Ma quello che stupisce, invece, è che una notevole fetta di universitari (51%) avverte una certa pressione proprio da chi ne dovrebbe essere un supporto: gli amici. A questi si aggiungono anche gli agenti, per così dire, “indiretti”, ossia gli organi di informazione. Infatti, quasi la metà degli studenti sotto stress (42%) trova nei media un’ulteriore fonte di ansia. Soprattutto per quanto concerne le storie di successo diffuse dai giornali e dei siti web. Storie aventi come protagonisti giovani di notevole precocità e rendimento. In sintesi, dei veri e propri geni. Se per il 38% degli intervistati sono da stimolo per impegnarsi di più, il 40% si demoralizza. Il restante 22% ha un atteggiamento neutro, in un senso e nell’altri. Più di 1 studente universitario su 2 confessa di aver detto almeno una volta una bugia riguardo al proprio percorso accademico. Una consuetudine per circa 1 su 6.

Un rimedio che, in casi estremi, può rivelarsi davvero pericoloso. Una situazione che degenera di giorno in giorno. Infatti, le principali cause di suicidio tra i giovani sono il bullismo e il fallimento scolastico. A conferma di quest’ultimo si ha, purtroppo, una dramma recente avente come protagonista uno studente di 25 anni: Antonio Della Peruta. Il venticinquenne, intorno all’1 di notte del 7 dicembre, dopo aver scritto un messaggio di addio ai genitori, ha sottratto l’auto della mamma e da via Napoli, a Maddaloni, si è recato a Valle dei Maddaloni. È qui che il ragazzo si è tolto la vita, gettandosi dal terzo livello della struttura dei Ponti dell’acquedotto Carolino. Quella stessa mattina il giovane, figlio di un noto imprenditore nel settore agricolo, avrebbe dovuto discutere la tesi di laurea in Medicina e Chirurgia.

Secondo alcune indiscrezioni in paese, pare che il giovane avesse detto di essere prossimo alla laurea, circostanza che, per ora, non ha trovato conferma ufficiale. Come riporta CasertaNews, secondo quanto ricostruito dai carabinieri della stazione di Valle di Maddaloni, il suicidio del venticinquenne potrebbe essere stato motivato da problemi legati alla discussione della tesi di laurea, che avrebbe dovuto svolgersi proprio la mattina in cui si è consumato il gesto estremo. Così la famiglia del giovane, che si preparava per la festa di laurea, oggi, distrutta dal dolore, si prepara a celebrare i funerali del venticinquenne, che avverranno alle 15 nella basilica del Corpus Domini di Maddaloni.

Una rete di bugie conclusasi in tragedia. Un epilogo ben diverso lo avrà, fortunatamente, la storia di Claudia Giannetto, la studentessa scomparsa a Napoli giovedì 7 dicembre. A dare l’allarme i familiari e le associazioni studentesche. Di Claudia si erano perse le tracce attorno alle 14.30, nella zona universitaria partenopea tra Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli, sede storica dell’Istituto Universitario Orientale, Palazzo Giusso, e via Mezzocannone conosciuta a Napoli come la «strada dell’università». La ragazza, che sarebbe stata rintracciata attraverso i movimenti bancari, è stata ritrovata a Roma nella prima mattinata di venerdì 8 dicembre e riportata a casa dai Carabinieri della Capitale. Anche se sta bene fisicamente è ancora psicologicamente provata. Non sono noti i motivi dell’allontanamento volontario. Anche se è emerso che la studentessa dell’Università L’Orientale di Napoli, originaria di Giugliano in Campania, avrebbe dovuto discutere la tesi di laurea nel pomeriggio del 7 dicembre.

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Una laurea smentita da una docente dell’ateneo Fabiana Sciarelli, ordinaria di Economia e Gestione delle Imprese che, nel condividere l’appello della scomparsa della ragazza, aveva sottolineato come non risultava che la studentessa dovesse effettivamente laurearsi. La venticinquenne avrebbe quindi mentito ai familiari per paura di svelare che non era riuscita a laurearsi nei tempi previsti. Per questo motivo si era temuto il peggio. Proprio come successo nel marzo scorso con la ventisettenne Diana Biondi, il cui corpo è stato ritrovato in un dirupo a Somma Vesuviana, dopo tre giorni di ricerca. La ragazza, iscritta alla facoltà di Lettere della Federico II, aveva annunciato ai familiari la sua imminente laurea sebbene le mancasse ancora un esame.

Una tragedia che, un mese prima, era stata preceduta dal suicidio di una diciannovenne, trovata senza vita all’alba del 1° febbraio all’interno del bagno dell’Università Iulm di Milano con una sciarpa attorno al collo legata alla porta. A ritrovarla un custode che aveva avvisato subito le forze dell’ordine. Nel bigliettino trovato nella sua borsa la giovane aveva salutato amici e parenti, parlando di “fallimenti personali e nello studio”. Drammi che rendono ancora più incisive le parole del rettore della Federico II di Napoli, che ha considerato “una sconfitta” il suicidio di Antonio Della Peruta, ma anche un “motivo di riflessione” per chi ha “la responsabilità di accompagnare i ragazzi nella crescita personale e professionale, nella costruzione del progetto di vita, dando sicurezze tanto più necessarie in tempi difficili ed incerti”.

Una perdita che, a detta del rettore, deve essere altresì “motivo di riflessione anche per le nostre studentesse e i nostri studenti: devono imparare a chiedere aiuto, a concedersi la possibilità di fallire, imparare a mostrare le proprie fragilità: la comunità di cui fanno parte è una comunità che accoglie e sostiene senza giudicare”.

Nemes Sicari, 10 dicembre 2023

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