Cronaca

“Questi non li mostrano”. Pugni e spintoni agli agenti: nei video le violenze a Pisa

Altro che “studenti inermi”. I sindacati di polizia: “In quei filmati c’è la verità. Con una simile pressione, reagisce pure Padre Pio”

Scontri Pisa manganellate

Spuntano nuovi video sugli scontri di Pisa della settimana scorsa, proprio mentre ieri si è chiusa la manifestazione contro “le bombe e i manganelli” convocata sempre nella città toscana per protestare contro la Questura, il governo e per chiedere le dimissioni del ministro Piantedosi. I nuovi video, al pari di quelli in cui si sentono gli “studenti” insultare gli agenti, mostrano una realtà un po’ diversa dalla narrazione fatta sinora in cui sembra quasi che gli agenti abbiano provato piacere a picchiare senza un perché gli studenti. Narrazione in cui è caduto pure il presidente Mattarella. Abbiamo chiesto a Pasquale Alessandro Griesi, coordinatore nazionale per i reparti mobili Fsp Polizia di Stato, sindacalista ma professionista dell’ordine pubblico come tanti suoi colleghi, una riflessione su queste immagini.

Quello che si è tentato a Pisa sembra a tutti gli effetti un tentativo di delegittimazione delle forze dell’ordine ben architettato. “A pensar male si fa peccato ma tante volte ci si azzecca!”.

Dal primo giorno abbiamo chiesto di pubblicare i video che riprendono i 10/15 minuti antecedenti quei 10 secondi che tutti hanno mostrato e alcuni tagliato a dovere. I miei colleghi hanno ricevuto prima un processo mediatico, seguito da un processo politico e ora l’unico processo legale che è quello giudiziario che sta facendo gli accertamenti dovuti.

La verità continua ad essere in quei video. Noi, in quei pochi secondi disponibili ove è chiaro che quei “bimbi” non erano armati di zainetto e libri come tutti ci hanno raccontato: abbiamo scoperto che gli studenti hanno sputato contro gli agenti (quegli sputi che certa politica ritiene “meritati”), hanno tirato pugni, ombrellate, aste di bandiere sui caschi, spintoni violenti protratti sino alla pressione contro il mezzo di servizio. Non solo. Hanno preso, spinto e tirato gli scudi e lo sfollagente, scusate il “manganello”, lo chiamate così. Tutti atti che, protratti nel tempo, porterebbero ad una reazione anche Padre Pio.

Ho sentito qualcuno, forse un’insegnante, dire: “Avete picchiato dei ragazzini, li avete manganellati”. Non una sola voce si è levata per insegnare a questi ragazzi che le forze dell’ordine non vanno affrontate, che un cordone di polizia non va sfondato, che quell’ideologia di lotta da collettivo studentesco non esula dal rispetto per le forze dell’ordine.

Il fallimento non è solo del “manganello”. Il fallimento è della scuola e della famiglia.

Dimenticavo. I miei colleghi, secondo il famoso detto “male non fare, paura non avere”, si sono tutti auto-identificati. Evidentemente nessuno ha nulla da nascondere perché la verità è ben visibile in quei video.

Sono necessarie regole d’ingaggio per le manifestazioni e pene certe per chiunque le violi. Ricordo a tutti che quei poliziotti erano fermi sulle loro posizioni e non sono andati a “caccia” di collettivi studenteschi, ma sono stati attaccati e schiacciati contro il mezzo di servizio.

Oggi ci avete messo tutti davanti ad un bivio pericoloso: la prima via è quella di lasciare strada libera a chi abbiamo davanti, l’altra è l’utilizzo del “manganello” per fermare i facinorosi. Entrambe le strade, a quanto pare, portano alla violazione della legge e nessuno di noi è disposto a lavorare per potersi pagare l’avvocato.

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