Cultura, tv e spettacoli

Il cambio a Viale Mazzini

Rai, parte la rivoluzione: Fuortes si dimette

L’Ad della tv di Stato dice addio: “Non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro”. Si riapre la tarantella delle nomine

Carlo Fuortes, ad Rai, si dimette

Le dimissioni erano nell’aria, soprattutto dopo la norma approvata dal Cdm che dovrebbe garantirgli un posto alla direzione del Teatro San Carlo di Napoli. Oggi arriva l’ufficialità: l’Amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, ha comunicato le sue dimissioni al Ministro dell’Economia e delle Finanze. Viale Mazzini adesso è senza un “capo” e può partire la tarantella delle nomine: il governo e la maggioranza si prendono la tv di Stato, proprio come fatto in precedenza da tutti gli altri. “Da decenni lavoro nell’amministrazione pubblica e ho sempre agito nell’interesse delle istituzioni che ho guidato, privilegiando il beneficio generale della collettività rispetto a convenienze di parte – dice Fuortes in una nota – Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato”. Al suo posto dovrebbe arrivare Roberto Sergio.

“Nel primo anno di lavoro del nuovo Consiglio di Amministrazione con il governo Draghi il Cda ha raggiunto grandi risultati per l’Azienda – prosegue Fuortes – Per citarne solo alcuni: nuovi programmi e palinsesti che hanno portato tra l’altro a un evidente rilancio di Rai2, la trasformazione organizzativa per Generi, un Piano immobiliare strategico che si attendeva da decenni, un rilevante potenziamento di RaiPlay e dell’offerta digitale”. Poi l’affondo politico. “Dall’inizio del 2023 – scrive l’Ad – sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona si è aperto uno scontro politico che contribuisce a indebolire la Rai e il Servizio pubblico. Allo stesso tempo ho registrato all’interno del Consiglio di amministrazione della Rai il venir meno dell’atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato, indispensabile alla gestione della prima azienda culturale italiana. Ciò minaccia di fatto di paralizzarla, non mettendola in grado di rispondere agli obblighi e alle scadenze della programmazione aziendale con il rischio di rendere impossibile affrontare le grandi sfide del futuro della Rai”.

Per approfondire

Intanto la Rai si trova di fronte ad un periodo importante. Nelle prossime settimane il Cda dovrà deliberare i programmi dei nuovi palinsesti. “È un dato di fatto – dice Fuortes – che non ci sono più le condizioni per proseguire nel progetto editoriale di rinnovamento che avevamo intrapreso nel 2021″. L’ex Ad non vuole “accettare il compromesso di condividere i cambiamenti di linea editoriale e una programmazione che non considero nell’interesse della Rai”. “Ho sempre ritenuto la libertà delle scelte e dell’operato di un amministratore un elemento imprescindibile dell’etica di un’azienda pubblica. Il mio futuro professionale – di cui si è molto discusso sui giornali in questi giorni, non sempre a proposito – è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa. Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato. Nell’interesse dell’Azienda, ho comunicato le mie dimissioni al Ministro dell’Economia e delle Finanze”.

Adesso la palla passa in mano a Giorgetti, anche se tutto sembra già deciso. Al posto di Fuortes dovrebbe arrivare come Ad Roberto Sergio, attuale direttore della radiofonia e uomo interno che conosce bene l’azienda. Per il ruolo di direttore generale, invece, si fa il nome di Giampaolo Rossi, già consigliere di amministrazione vicino a Giorgia Meloni. Decisi i vertici, tutto avverrà di conseguenza e i cambiamenti si vedranno sia a livello di intrattenimento sia a livello giornalistico. Se per L’Eredità si fa il nome di Pino Insegno al posto di Flavio Insinna, e si vocifera di un Fabio Fazio in uscita, sui Tg la partita è ancora aperta. Questo lo schema sin qui emerso: si parla di Gian Marco Chiocci, attuale direttore di Adnkronos, al Tg1; Antonio Preziosi dovrebbe andare invece al Tg2 con Giuseppe Carboni a Rai Parlamento. L’unico a restare in sella sarebbe Mario Orfeo, fisso al Tg3 in quota Pd. Poi ci sarà da decidere anche tutte le altre direzione, in partitolare il Prime Time e l’approfondimento. Senza dimenticare il capitolo Sanremo, il più importante evento di Mamma Rai, dopo le polemiche piovute su Stefano Coletta…

Articolo in aggiornamento

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