Cronaca

“Ramy, inseguimento regolare”. I pm zittiscono i soloni: basta fango sui carabinieri

Stando alle valutazioni per ora disponibili, da quel che emerge gli agenti non avrebbero effettuato alcuna violazione

ramy carabinieri © gabrieletamborrelli tramite Canva.com

Nuovo capitolo del caso della morte di Ramy Elgaml, l’egiziano morto lo scorso novembre durante un inseguimento a Milano, quartiere Corvetto. Ieri vi abbiamo mostrato un nuovo video ripreso da una bodycam dei carabinieri subito dopo l’incidente dello scooter su cui viaggiava la vittima insieme all’amico Fares Bouzidi, sequenza che ha smentito una certa narrazione mirata a denigrare gli agenti, mentre ora possiamo contare su un aggiornamento molto importante, ossia il primo parere dei pubblici ministeri.

Ebbene, dalle indagini della Procura di Milano non risulta che i carabinieri del nucleo radiomobile abbiano commesso violazioni e illeciti nella scelta e modalità di inseguimento dello scooter. Secondo quanto reso noto, non esistono protocolli operativi con prescrizione su quando e come mettersi all’inseguimento di un persona ritenuta sospetta. L’unica norma giuridica di riferimento è quella all’articolo 55 del codice di procedura penale: “La polizia giudiziaria deve, anche di propria iniziativa, prendere notizia dei reati, impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne gli autori, compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant’altro possa servire per l’applicazione della legge penale”. L’inseguimento messo in atto dai militari dell’Arma quella notte, con tre pattuglie e sei uomini, rientrerebbe in questa attività prevista per la polizia giudiziaria.

In soldoni, i carabinieri non avrebbero effettuato alcuna violazione, ma semplicemente il loro dovere. Un inseguimento pericoloso, durato venti minuti per un totale di otto chilometri, per le strade di Milano tra semafori rossi, precedenze bruciate e strade percorse contromano a velocità elevatissima. Solo per un caso del destino non sono state coinvolte altre vetture nell’incidente. Al momento sono due gli indagati per omicidio stradale: oltre al già citato Fares, si tratta del carabiniere che guidava l’auto che si trovava a distanza ravvicinata con lo scooter prima del drammatico impatto. Poi ci sono altri agenti indagati per presunto favoreggiamento e depistaggio.

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Se con il nuovo video sono state messe a tacere le malelingue che avevano vomitato insinuazioni sull’operato dei carabinieri dopo l’incidente, ora è tempo del silenzio per chi – convinto di possedere la verità in tasca – pretendeva di insegnare agli uomini in divisa come comportarsi in un inseguimento. Sì, perchè secondo qualcuno non era necessario inseguire i due fuggitivi che avevano forzato il posto di blocco, era sufficiente prendere la targa.

Pensiamo al sindaco Beppe Sala, per il quale gli agenti “hanno sbagliato, hanno fatto un inseguimento notturno di 20 minuti e in ogni caso quelle parole sono inaccettabili”. Parole mirate a difendere il suo consulente Franco Gabrielli, che a Radio 24 aveva fatto la lezioncina: “È sempre facile fare il professore del giorno dopo, bisogna trovarsi in determinate situazioni ma è ovvio che quello non è la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento perché c’è pur sempre una targa, un veicolo”. Poi spazio al tandem composto da David Parenzo e Roberto Vecchioni e alla loro teoria: anzichè fare rispettare la legge e garantire la sicurezza come in ogni altro Stato democratico, i carabinieri avrebbero dovuto lasciar scappare i fuggitivi, prendere la targa e multarli o denunciarli.

La giustizia farà il suo corso, ma il giudizio della Procura di Milano ha un peso assai diverso di quello rispetto a quello di commentatori e pseudo-esperti. Sui social c’è chi è arrivato a giustificare le violenze di piazza e le minacce rivolte alle forze dell’ordine per la morte del povero Ramy, proponendo una ricostruzione molto distante da quella che sta emergendo. Non ci riferiamo ovviamente alla famiglia del giovane, che merita anzi un plauso per la misura e il buonsenso.

Franco Lodige, 18 gennaio 2025

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