Recovery fund: cade il velo sulla “solidarietà” europea

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Le commissioni congiunte dell’Europarlamento, Affari economici e Bilancio, hanno votato il regolamento per il Fondo europeo di rilancio post pandemico Rrf (Recovery and Resilience Fund). Sulla deliberazione si è registrata l’astensione degli eurodeputati della Lega e di Fratelli d’Italia che contestano la subordinazione alle regole di austerità per l’accesso ai canali di finanziamento europeo.

Gli effetti devastanti

In sostanza gli esponenti del partito di Salvini e della Meloni denunciano un’equivalenza di funzionamento del Recovery fund con il controverso Fondo salva Stati. In questi mesi ha prevalso una narrazione apologetica sulla massiva quantità di risorse da destinare alla ripresa economica dei Paesi più colpiti dallo tsunami pandemico, con tanto di spot eurolirico improntato alla condivisione, mentre il regolamento attuativo sul Recovery stabilisce dei meccanismi capestro che stridono con il concetto di solidarietà.

In una nota il leghista Antonio Maria Rinaldi, componente della commissione Affari economici e relatore ombra sul regolamento Rrf, ha espresso “grande preoccupazione per quanto proposto nel regolamento sul Recovery Fund, nel quale appare di nuovo il richiamo all’austerità e a quel fallimentare sistema di regole, tanto caro ai burocrati di Bruxelles, che per anni ha condannato il nostro paese”. L’eurodeputato leghista aggiunge, in riferimento all’articolo 9 del regolamento, che “è allarmante: parla di condizionalità macroeconomiche, rispetto del Patto di Stabilità e ritorno delle disastrose regole che per anni abbiamo combattuto e che lo stesso establishment europeo aveva riconosciuto essere sbagliate.

L’Italia rischia nuove tasse

Per l’Italia si tradurrebbe in misure come tasse, patrimoniale, tagli, azzeramento di “Quota 100” e ritorno della Fornero: altro che aiuti dall’Europa, sarebbe una mazzata per tutti i cittadini”. Un Paese come l’Italia, con un decremento del Pil di oltre il 9%, con un debito pubblico monstre e in continua lievitazione, con il livello di disoccupazione in preoccupante crescita, con il deperimento dei consumi e con la morìa di imprese, non può sottoporsi al rigore dell’austerità perché significherebbe reprimere nella culla i potenziali benefici del Recovery. Oggi non ci sono alternative alle politiche espansive per sostenere gli investimenti infrastrutturali senza manometterne gli effetti con soffocanti e anacronistiche condizionalità.

A un corpo lesionato, che per sopravvivere ad un’emorragia si prescrivono trasfusioni di sangue, non puoi somministrarli sacche ematiche e contestualmente provocargli altre lacerazioni. Se con il Recovery ottengo immissione di liquidità per finanziare l progetti di crescita, che sostengono la domanda aggregata con nuova occupazione, e nel contempo mi si impone di aumentare le tasse e riformare in senso penalizzante le pensioni, gli effetti espansivi collegati all’erogazione dei fondi vengono azzerati.

Oggi viviamo una fase devastata da una crisi epocale, generata da uno shock esogeno che impone un sistema di aiuti affrancato da ingranaggi esacerbanti la congiuntura. Ma se con una mano concedo e con l’altra prelevo produco un risultato a somma zero, mentre la soluzione, in questo specifico e irripetibile tornante della storia, sta solo nel surplus di risorse indispensabili per lubrificare il motore dell’economia, proteggendolo dall’insanabile corrosione.

Andrea Amata, 12 gennaio 2021

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