Cronaca

“Riceveremo 80 milioni di euro”. Perché D’Alema è indagato

Perquisita la casa e l’ufficio dell’ex premier. Indagato anche Alessandro Profumo: cosa è il Colombia-gate

Massimo D'alema

La notizia di oggi è che Massimo D’Alema, ex premier, e Alessandro Profumo, ad di Leonardo, sono indagati dalla procura di Napoli in relazione all’inchiesta sulla presunta vendita di aerei e navi militari alla Colombia. La svolta alle indagini, in cui sono coinvolte altre sei persone, tra cui l’ex direttore generale di Finacantieri Giuseppe Giordo, è arrivata con la perquisizione da parte della Digos delle abitazioni e degli uffici dei principali indagati, tra cui le sale della Fondazione “Italianieuropei” di Piazza Farnese a Roma.

L’accusa di “corruzione internazionale”

L’accusa, tutta da verificare e che al momento vede tutti gli indagati innocenti fino a prova contraria, è di “corruzione internazionale”. Secondo i magistrati, D’Alema e gli altri si sarebbero “adoperati come promotori dell’iniziativa economica commerciale di vendita al governo della Colombia di prodotti di aziende italiane a partecipazione pubblica –  Leonardo, in particolare, aerei M 346 e Fincantieri per Corvette piccoli sommergibili e allestimento cantieri navali – al fine di ottenere da parte delle autorità colombiane la conclusione degli accordi aventi a oggetto le forniture e il cui valore economico ammontava a oltre 4 miliardi di euro”. Secondo quanto risulta, la trattativa non sarebbe mai andata a buon fine.

Le indagini su D’Alema

In sostanza, due consulenti della Colombia sarebbero riusciti ad avere contatti con Massimo D’Alema il quale – scrivono nella ricostruzione i pm – “per il curriculum di incarichi anche di rilievo internazionale rivestiti nel tempo si poneva quale mediatore informale nei rapporti con i vertici delle società italiane, ossia Alessandro Profumo quale amministratore delegato di Leonardo e Giuseppe Giordo quale direttore generale della divisione navi militari di Fincantieri. L’operazione, avrebbe permesso alle autorità colombiane di concludere accordi per oltre 4 miliardi di euro e promettevano “ad altre persone il corrispettivo illecito di 40 milioni di euro corrispondenti al 50% della complessiva provvigione di 80 milioni di euro”. Gli ottanta milioni sarebbero stati ripartiti tra la “parte colombiana” e la “parte italiana”, il tutto attraverso il ricorso allo studio legale associato americano con sede a Miami Robert Allen Law.

La replica di D’Alema

“Il presidente D’ Alema ha fornito la massima collaborazione all’autorità giudiziaria. Siamo certi che sarà dimostrata la più assoluta infondatezza dell’ipotesi di reato a suo carico”, ha detto l’avvocato Gianluca Luongo, legale dell’ex premier. Come tranquilli si dicono anche gli avvocati degli altri indagati.

Per comprendere meglio la vicenda, qui sotto vi proponiamo il servizio-inchiesta realizzato da Lodovica Bulian per Quarta Repubblica lo scorso marzo.

 

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