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Riparte il “Piano Albania”: in 49 a bordo. E i migranti (per evitarlo) ora mostrano i documenti

La nave Cassiopea fa rotta verso Shengjin: è il trasferimento più grande mai fatto. E la manovra ha già prodotto il primo effetto

migranti albania meloni © hiloi tramite Canva.com

Il pattugliatore Cassiopea è in viaggio. La nave della Marina Militare italiana ha a bordo 49 immigrati recuperati nel Mar Mediterraneo, uomini, adulti, in buone condizioni di salute e provenienti dai “Paesi sicuri” previsti dal decreto approvato dal governo un paio di mesi fa: sta facendo rotta verso il porto di Shengjin, in Albania, il primo dei due centri costruiti dall’Italia nell’ottica dell’accordo siglato ormai un anno fa da Giorgia Meloni ed Edi Rama.

È la terza volta che l’esecutivo nostrano tenta di far partire il “Piano Albania“, fino ad ora boicottato dai giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Roma che, a suon di cavilli giuridici, non hanno mai confermato il trattenimento negli hotspot albanesi. È previsto che la nave arrivi in porto tra lunedì e martedì. A Sengjin verranno sottoposti ai primi controlli medici e alle procedure di identificazione, poi verranno dirottati verso il centro di Gjader dove attenderanno la convalida del trattenimento e, si spera, l’analisi della loro domanda di asilo. Si tratta della “procedura accelerata alla frontiera“, una modalità di analisi delle richieste di protezione internazionale che molti Paesi europei stanno pensando di attuare osservando il modello italiano. Piccolo problema: se il giudice non convalida il trattenimento negli hotspot, lo Stato è costretto a riportare in Italia i migranti non potendo questi – in base agli accordi con l’Albania – lasciare per alcun motivo i centri di accoglienza. Così è andata a ottobre e novembre scorsi, con tutto lo strascico di polemiche tra governo e magistratura che conosciamo.

Dopo un notevole calo di sbarchi nell’anno da poco concluso, a gennaio le partenze dall’Africa sono in lieve aumento. Molti fanno notare che il picco si è avuto proprio nei giorni in cui il “carceriere” Alnasri era rinchiuso nelle carceri italiane prima di essere scarcerato per un cavillo e rapidamente espulso dal ministero dell’Interno. Fatto sta che, complici anche le condizioni meteo, in 349 sono sbarcati a Lampedusa ieri oltre ai 240 approdati sabato. La speranza del governo è che la ripartenza del “piano albanese” possa funzionare da deterrente, oltre a ridurre il numero di immigrati sul suolo italiano ed accelerare i rimpatri di chi non ha diritto a restare.

A bordo della Cassiopea in viaggio verso l’Albania in maggioranza sono bengalesi, poi ci sono anche egiziani, ivoriani e gambiani. Inoltre, riporta l’Ansa, il Viminale fa notare che 53 degli altri migranti fermati “hanno presentato spontaneamente il proprio passaporto per evitare il trasferimento”. La procedura accelerata, infatti, si applica – oltre ai requisiti già citati – a chi non presenta un documento di identità. In sostanza, i migranti si sono sentiti messi alle strette: di fronte all’out out, o ti fai identificare o vai in Albania, molti hanno deciso di mostrare il passaporto. Per il Viminale è “una circostanza di particolare rilievo, in quanto consente di attivare le procedure di verifica delle posizioni individuali in tempi più rapidi anche a prescindere del trattenimento, aumentando le possibilità di procedere con i rimpatri di chi non ha diritto a rimanere in Ue”.

Ora la palla passa in mano alla Corte di Appello di Roma. Dopo i decreti del governo, infatti, l’analisi del trattenimento in Albania è stata “tolta” alle sezioni immigrazione del tribunale capitolino considerate pregiudizialmente contrarie ai trattenimenti. Sia a ottobre che a novembre del 2024, infatti, tutti i migranti sono stati riportati in Italia a seguito dei provvedimenti firmati da magistrati che, in diversi casi, si erano esposti pubblicamente contro il patto con Edi Rama. Nelle due precedenti occasioni, le toghe avevano sospeso la convalida del trattenimento rimettendo tutto nelle mani della Corte europea di giustizia interpretando in modo decisamente elastico una precedente pronuncia delle toghe europee su un migrante della Moldavia. La Corte Ue si pronuncerà il prossimo 25 febbraio su una serie di ricorsi in materia di “Paesi sicuri”.

Intanto, però, il governo ha incassato un parere favorevole dalla Cassazione italiana secondo cui ha il diritto di stabilire un regime differenziato delle domande di asilo: spetta solo al potere politico determinare quali si possano ritenere “Paesi sicuri” di provenienza dei migranti, mentre i giudici – che “non possono sostituirsi al ministro degli Esteri – possono solo valutare il singolo caso e se necessario disapplicare il decreto sui Paesi sicuri. La pronuncia della Corte di Appello di Roma sui 49 migranti a bordo della Cassiopea è attesa per giovedì.