Società

“Roccella fa la vittima”. Il delirio della Stampa (che grida alla censura)

Fiera dell’incoerenza sul quotidiano torinese: prima interviste ed editoriali strumentali contro il governo, poi le critiche per le lamentele della ministra

“Noi siamo bersagli”, Salman Rushdie e Roberto Saviano. “La paura di parlare”, Elizabeth Strout. “La libertà a rischio”, Don Winslow. Oggi La Stampa ha inanellato una serie di articoli dedicati alla presunta censura – fascista secondo i più audaci – in Italia. Il solito ritornello, lo sappiamo: prima con Giannini e ora con Malaguti, il quotidiano di Torino rappresenta uno dei grandi avversari di Giorgia Meloni e ogni scusa è buon pur di denigrare il governo. Ma il giornale di oggi è particolarmente interessante, perchè svela tutta l’incoerenza – strumentale e ideologia – di certa stampa.

Dopo aver letto interviste ed editoriali schierati e le varie vicende liguri, arriviamo a pagina 17 e troviamo lo zenit della contraddittorietà. Dopo aver parlato e blaterato di censura senza motivo, ecco l’articolo di Chiara Saraceno, sociologa e filosofa apprezzatissima dai compagni: “Quel doppio rifiuto al confronto e il vittimismo della ministra”. Il riferimento è chiaramente a quanto accaduto giovedì a Eugenia Roccella, titolare della Famiglia, contestata agli Stati generali della natalità da un gruppetto di studenti e transfemministe, tanto da essere costretta ad abbandonare l’evento.

Proviamo a capire. Roberto Saviano può gridare alla censura pur potendo parlare liberamente – fino ad insultare i politici e piagnucolando per le querele – mentre una ministra può essere tranquillamente zittita con ferocia e non può lamentarsi? Il teorema Saraceno parla chiaro: Roccella dovrebbe accettare la contestazione democratica senza stare lì a fare la vittima. Sembrerebbe una boutade, ma è tutto vero.

In Italia tutti possono dire quello che vogliono, fortunatamente le dittature sono altrove, eppure qualcuno a sinistra – a corto di argomenti – si ostina a parlare di censura, di bavaglio. Comprensibile, fa parte delle regole del gioco della campagna elettorale. Politici, intellettualoni, soloni di varia natura attaccano il governo e il suo premier ogni quarto d’ora, ma nessuno si sogna di parlare di estremismo. Poi arriva l’ennesima contestazione che mira a chiudere la bocca a una ministra e non si può neanche dire nulla. La Saraceno impone di non fare la vittima, seguire il suo illuminato diktat è un obbligo.

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L’ironia è naturale, d’obbligo, in certe occasioni, ma preoccupa questo doppiopesismo in una democrazia. Se viene zittito uno di sinistra (e non accade), è fascismo. Se viene zittito uno di destra (e accade con una regolarità preoccupante), è confronto, guai a piangere. La Saraceno avrebbe scritto quell’editoriale se al posto della Roccella ci fosse stata Elly Schlein? Emma Bonino? Chiara Valerio? La risposta la conosciamo. E la conoscete anche voi.

Franco Lodige, 11 maggio 2024

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