Società

Rosa e Olindo, le vittime siamo noi

olindo e rosa

Non ho seguito molto le vicende della Strage di Erba. Le indagini, gli speciali, le tavole degli ospiti nei talk show del pomeriggio dove tutti commentano tutto: la truffa alla Signora Pinuccia ingannata perché hanno bussato alla sua porta e falsi incaricati di una società di elettricità le hanno detto che aveva ancora la corrente perché il contatore non andava; il pastore che cerca moglie dato che vive con 2 capre e il formaggio che fa sono solo 2 forme che vende in una settimana; la mamma che ha avuto un figlio a 73 anni alla fermata dell’autobus che non arrivava mai; le ragazze importunate da stranieri travestiti da italiani che le hanno violentate a colpi di musica rapper; la ex presentatrice che ha rischiato la morte con la macchina delle patatine; il vicino del vicino del vicino delle vittime che dopo anni ha notato qualcosa.

Non seguo la cronaca nera perché, da quando Buzzati nelle sue “Cronache nere” tratte dal Corriere della Sera, ha detto di aver trovato un teschio del giardino del mio ufficio in via Puccini, ho paura di essere stato io. E a furia di guardare la tv non me lo ricordo.

Su Rosa e Olindo hanno fatto speciali, trasmissioni, plastici, processi, intercettazioni, libri e ora? Si riapre il processo, forse.
Adesso che la vita in diretta non è più il titolo di un programma inizio a temere che questi cold case siano più per gli spettatori e per gli ospiti che per la verità.

Io non so non ci metto becco: faccio solo una considerazione antropologica sul degrado dei tempi. Un tempo avevamo degli assassini freddi psicopatici calcolatori: guarda Riina, Messina Denaro, Cutolo, e adesso? Anche come assassini abbiamo dei falliti, con tutto il rispetto per Rosa e Olindo.

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Ci meritiamo loro, che oppongono il loro amore infinito e la loro apparente disarmante ignoranza a noi. Che commentiamo, che “attenzione Generale, esclusivo, solo per noi di…, tra poco lo saprete”.

Credo che Rosa e Olindo dimostrino a che punto siamo arrivati: al niente che siamo. A furia di “Gira la ruota”, “Ok il prezzo è giusto”, “Non è la Rai”, noi ci meritiamo questi che nemmeno sono degni di un atlante criminale. Lombroso non li avrebbe nemmeno citati: ma il problema non è loro, è nostro.

Con buona pace delle vittime, le vittime siamo noi: intanto il “luogo del delitto” è diventato la “scena del crimine” come fossimo tutti investigatori che dimenticano Gerusalemme e Gaza per leggere le dichiarazioni di Olindo.

Uno sport come un altro, ma forse più terribile. Dimenticatoci che il grande scrittore americano Premio Nobel, Saul Bellow, già nel 1965 scriveva: la società di massa non produce grandi criminali. E questo lo si deve alla divisione del lavoro in tutta la società che ha distrutto radicalmente l’idea della responsabilità generale.

Gian Paolo Serino, 15 gennaio 2023

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