Politica

Sala vuole scegliere il vostro garage: “Troppo alto il numero di auto”

Dal Duomo a Davos: il sindaco che preferisce l’Agenda 2030 ai suoi cittadini

Sala milano auto Immagine generata da AI tramite ChatGPT e © Kwangmoozaa tramite Canva.com

Il sindaco meneghino Beppe Sala sarà anche il più amato da una certa Milano minoritaria e bausciona, quella che dà l’Ambrogino d’oro a Chiara Ferragni e poi finge di non conoscerla, ma per il resto sembra andato sui nervi a tutti, anche oltre la cinta, anche nella cintura dell’hinterland e siccome lo sa si comporta come uno che ne ha piene le scatole anche lui, vuole fare altro e rende la vita impossibile. La sua democrazia egocentrica si allarga di giorno in giorno, il suo centralismo burocratico si esalta in un’idea di paternalismo autoritario: sordo alle nostalgie dei tifosi vuol buttar giù, Dio sa perché, lo stadio di San Siro, sordo alle imprecazioni dei cittadini vuol cancellare la mobilità proprietaria: “A Milano stiamo cercando di fare sì che i 17 obiettivi fissati dall’assemblea dell’Onu con l’agenda 2030 siano realizzati. Stiamo lavorando su una serie di cose vere, concrete, come ad esempio il trasporto pubblico”.

Lascia perdere l’agenda 2030 e l’Onu, Sala, che non portano bene, sono astrazioni fanatiche e razziste, tengono gli uomini, i cittadini in fama di automi e le pensano tutte per umiliarli, per distruggerli. Ma può una metropoli fare a meno del traffico metropolitano? Sala non sente ragioni, il suo faccino da fauno si irrigidisce al Festival dello Sviluppo sostenibile: “A me rincresce che ancora non riusciamo a usare il trasporto pubblico in maniera più massiccia. Il nostro è eccellente ma ancora facciamo fatica a convincere tutti i milanesi che il trasporto pubblico sia il modo principale con cui muoversi”.

Non è vero, i milanesi, tradizionalmente orgogliosi dei loro trasporti, “Chì sem minga a Roma”, li usano con voluttà almeno fino a quando non si trovano rapinati o stuprati dai maranza in falange, ma Metropolis è fatta di impegni, corse, appuntamenti, il suo brulicare continuo, espanso non consente il solo ricorso a metrò e tram e perché dovrebbe poi? Pensare ad una grande città senza il viavai delle auto è aberrante, significa voler cancellare una memoria novecentesca potentissima, insomma è impensabile. Non per Sala, che la metro non la usa, lui gira in auto scortata da auto, noblesse oblige, ma è implacabile: “Noi dobbiamo insistere su questo, perché il numero di macchine per 100 abitanti non sta diminuendo. Stiamo imponendo dei limiti, ma il numero è 49 auto per cento abitanti ed è ancora troppo alto per la città che noi desideriamo. Si può sempre ragionare su adattamenti rispetto al momento ma sulla direzione no”. Ragionare? Sì, nel senso di accettare quello che vien giù da Palazzo Marino, ti insegno io come esistere a Milano, e più non dimandare.

Chi lo ha deciso che 49 macchine su 100 residenti è troppo alto? Ma passi, se proprio deve, l’arroganza amministrativa, il fatto è che Sala predica in un senso e marcia nell’altro: due anni fa, subito dopo avere aumentato i costi dei trasporti comunali, biglietti e abbonamenti, ha ridotto del 3% le tratte sia di superficie che sotterranee; poi ha mandato un suo assessore a dire che i milanesi non se ne sarebbero neanche accorti, ma questo può dirlo un assessore, non un utente. L’intento era, come sempre, quello di risparmiare, ma come fai a dire ai tuoi cittadini di mollare l’auto (passo che, peraltro, sempre più si decidono a compiere, esasperati dalla guerra che il Comune gli muove) per i mezzi pubblici se poi li riduci? La faccenda non è gradita neppure ai sindaci dei Comuni limitrofi, che la riduzione dei collegamenti se sono legata al dito anche il modo, per la tracotanza. In particolare i primi cittadini della fascia nord, Bresso, Cormano, Cusano, si erano infuriati, non sentendosi affatto considerati dall’ingombrante collega che è anche capo della Città Metropolitana. Ma Sala non sente ragioni, a parte le sue e quelle dell’Agenda 2030.

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C’è anche la questione della sicurezza, la linea blu della metropolitana, lanciata con grande enfasi, si è subito riempita appunto di maranza e di teppisti per lo più ma non solo etnici: Sala se la cava con la retorica del pizzaiolo egizio, della percezione che è un po’ come dare dei matti alle vittime, ma se ti viene addosso un nugolo di balordi la percezione coincide con la realtà ed è traumatica. Ma che sarà mai un’aggressione, un intoppo o una imposizione sul tuo sacrosanto diritto di tenerti un’automobile e usarla, davanti alla salvezza del mondo di stampo gretino? “Io penso che la direzione sia l’unica possibile, credo che bisogna essere convinti che non lo si fa solo per il bene del pianeta ma che possono nascere anche buone opportunità dal punto di vista economico, alcuni Paesi lo stanno dimostrando. È chiaro che questo deve nascere da una consapevolezza prima europea e poi italiana, perché l’Europa insieme può cambiare veramente le cose”. Ah, questi sindaci progressisti milanesi tra amminstrazione e management, tra solidarismo salvifico e buoni affari, tra Vangelo degli uomini di buona volontà e protestantesimo utilitaristico!

La mettesse come vuole il sindaco, ma la Milano asburgica, capace di mettere in riga i nuovi arrivati non esiste più, i bottegai etnici non mancano, funzionano bene e parlano milaness ma son già di generazioni passate, i loro figli non si integrano, non li fanno i sacrifici, si danno al crimine griffato, da maranza e il sindaco fin che può non li vede o li tollera se non li giustifica. Alla città resta un giansenismo anarcoide dal razzismo invertito: a quelli di fuori quasi tutto viene permesso, a quelli di dentro, nati dentro, niente viene scontato, loro portano il peccato originale, la colpa di essere milanesi nativi, ammesso ne restino, o almeno storici e debbono scontarla con plurime pene amministrative: “Gli incassi da multe stradali del Comune di Milano” informa il periodico Quattroruote “aumentano in continuazione: nel 2025, saliranno a 275 milioni di euro, circa 15 milioni più di quanto verrà racimolato alla fine del 2024. È la stima fornita dal bilancio preventivo presentato dall’assessore alla Sicurezza Marco Granelli, che ipotizza livelli di entrate da sanzioni precedenti agli anni del Covid. Nel 2019, infatti, l’ammontare era di circa 271 milioni di euro”. Allegria, l’Agenda 2030 ne sarà deliziata, Greta avrà un orgasmo, il pianeta per il momento è salvo, Milano e i milanesi un po’ meno.

Max Del Papa, 7 maggio 2025

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