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Verso il Festival

Sanremo, Amadeus prepara la sorpresa: ci rieducano sul patriarcato

Il conduttore del Festival: “Lotta ai femminicidi? Va portata sul palco dell’Ariston. Abbiamo già delle idee”. È una minaccia?

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Tutto si può dire ma non che Ama, Amadeus, Mamadeus, non sia uno di parola. Lui non tradisce: sai sempre cosa aspettarti, il banale efferato. Se c’è un luogo comune, una solfa trita e ritrita, un cliché, una ipocrisia annunciata, è garantito al limon che te la ritrovi a Sanremo e “Buonaseeera!”. E che cosa poteva portare, Ama, quest’anno, al Festival delle bestie (tra una trentina di righe ci arriviamo)? Eh? Che cosa? Ditemelo, maledetti! Ma è chiaro: la lotta ai femminicidi! Capito? Mama Ama lotta, lui con sti 4 trappettari tappetari, contro chi scanna le femmine. E, ovviamente, lotta anche al patriarcato, che sarebbe: io posso dire che t’infilo una mano nelle cosce ma tu non puoi dire che tua moglie è tua moglie, perché è possesso; al limite, tua moglie è moglie di Paola Concia, di Luxuria. Tua, no.

Banalità a matrioska, ospiti inesorabili: chi, chi, chi chiamare se non Papa Gino, il Pontefice del Patriarcato redento? Valletto subito! Lo imbarca subito insieme al compar Ciuri e, perché no, a Casarini, il teppista santificato e sinodizzato: insieme, potrebbero fare un sorprendente remake di popopopopo, po, ricordate quel siparietto immortale con Mike, Corrado, Baudo e Tortora da Mina a “Sabato Sera” del 10 giugno 1967. “Il Patriarcato, popopopopooo, po”. Non potrà mancare neanche sorella Elena, con stola con su scritto: pensati piddina a Bruxelles.

A proposito: che facciamo? Chiara Ferragni, attualmente così in spolvero, la lasciamo a casa, chiusa nell’armadio, guysss? E no, dai, che pare brutto. Non inclusivo. La pigliamo e le facciamo lanciare una campagna, ovviamente benefica, paghi trecento e porti via due pandori, con due ovetti in regalo a pagamento: per salvare chi, si vedrà, è un po’ un problema perché i piccoli oncologici ce li siamo giocati, i piccoli autistici pure, resterebbero i piccoli con la Sla. Ma non vorremmo fornire consigli a gratis, guysss. Chiara comunque, per discolparsi, produrrà un video performance, della durata dell’intero Festival, in cui si fustiga e costringe i follower a guardare, tipo Marina Abramovic. Popopopopooo, po.

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Ma il piatto forte, nella lotta al Patriarcato tosssico femminicida, saranno, naturalmente, gli artisti. E che artisti, che petti! Come tali La Sal, di cui già si è abbondantemente parlato; ma non ci sono solo i Sal, c’è anche un, come dire, una bestia chiamata Il Tre, capace di capolavori imperituri come Amen, da cui peschiamo a caso (e invitiamo chi legge a rappare a piacere): “A volte vorrei che regnasse l’anarchia/E fare spese pazze dentro a un’armeria/Per ammazzare qualche figlio di puttana
Che mette bocca sulla vita mia uouu uou. Sangue sul mio contratto col diavolo (yeu uu) senti come cazzo fa, iuu iuu. Devi solo rimanere a galla ma tra gli squali/È come dire la faccio franca, in mezzo agli spari/ Vorrei vedere la tua faccia, dopo ‘sta tracciaLa storia del bravo ragazzo se è una cazzata
/Perché ho preso la tua ragazza, la vostra piazza/Non faccio mafia, ma se m’incazzo divento Myers Michael uou uou. Meglio che vado, ho una lama nella mia mano, rimani calmo/Dio perdona tutti i miei peccati e quello che ho pensato/Dopo fammi santo perché giuro avrei voluto farlo Uoh-oh/
Ho rimesso la chiesa al centro del villaggio (e qui pare un’enciclica di Bergoglio, ndr)/Ho due angeli armati sulla pancia e ti sparano se non porti rispetto yea uou uou/Voglio farti un buco in petto e non aspetto/Te lo faccio proprio al centro, sono esperto/Che voglio cambiare i soldi con il tempo
Tu non hai capito un cazzo e fa lo stesso ou ou”. Ora, a parte che è un delirio: dài, forza e coraggio, AmaCiuriGino, spiegateci la lotta al femminicidio patriarcale.

Cari lettori, non giudicateci troppo severamente: non siamo cinici noi, ci limitiamo a mettere insieme fatti ancora freschi, benché grondanti ignominia: e che altro dovremmo fare? Niente coloranti né conservanti, le cose stanno come le raccontiamo. Quindi, se questi telesanti intendono spacciarci minestroni di civiltà con simili ingredienti, spiacente, non si compra niente: debbono vergognarsi, loro, anche solo di averci provato.

Qui il guaio è la mutazione antropologica, genetica, più porcate escono e più tutti si ride sconciamente, senza più reazioni umane. Lasciate perdere una dannata volta le crociate sensibili, le lacrime false come la veggente delle pizzette, i vi-day hospital modello urlo di Munch, la solidarietà efferata, la beneficenza con addosso uno strato di pelo che neanche un gorilla di montagna. Che non se ne può più, davvero, delle vostre parole, delle vostre facce, delle prediche, delle prese per il culo, dei Festival solidali, dei trappettari contro i femminicidi armati di lama tagliagola. Basta, per carità.

Siete i nuovi santi, falsi come una banconota del Monopoli, come le vostre campagne solidali, altrimenti dette operazioni commerciali, aka “errore di comunicazione”, cioè mi son fatta beccare, prossima volta starò più in campana. E, se non dispiace, basta anche Amdeus, che ormai si va fondendo con l’Ariston in un orrendo trapianto modellistico, mobiliare: è diventato un pezzo del teatro, 5 non gli bastano, sta già insufflando la sesta edizione, “Facciamo bene questo e poi vediamo”. Sì, vediamo. A ‘sto punto, mandate le repliche, che si risparmia pure. Ancora un po’, e inanella più edizioni Amadeus che rifiuti i Jalisse. L’eterno ritorno del banale è lui, lui stesso medesimo, “Buonaseeera!”.

Max Del Papa, 19 dicembre 2023

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