Dice che Bergoglio, il papa intrattenitore, lo ha già definito “un brav’uomo”; perché sta scritto: “Nessuno tocchi Killa”. In verità, in verità vi dico che la notizia di Emis Killa nel registro degli indagati per associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta “Doppia Curva” che ha decapitato, almeno si spera, le tifoserie ultras di Milan e Inter che strangolavano lo stadio di San Siro, il quartiere, l’hinterland, mezza città e si apprestavano a espandersi, nei progetti comuni con gli scalzacani della trap alla milanese, è di poche ore fa ma è una non notizia, o meglio la notizia sta nella scoperta, non nel fatto. Insomma è vecchia di almeno tre, quattro mesi.
Perché come fa uno al quale trovano (a suo tempo) legami ferrei e indiscutibili coi pendagli da forca delle curve e poi, in casa, a Vimercate, armi, 40mila euro in contanti di provenienza sospetta, e tante altre cosette interessanti, come fa uno in questa situazione a non finire indagato d’ufficio? Se hai fatto il cronista giudiziario per anni sai che non è possibile, ma la faccenda, misteriosamente, non usciva, contro ogni logica procedurale; è arrivata adesso, a due settimane dalla partecipazione del Killa a Sanremo. E l’artista resterà lontano dall’Ariston, perchè ha deciso di fare un passo indietro: “Confido che tutto si risolverà al più presto, per il meglio, e spero di poter affrontare in futuro un Festival in cui ad essere centrale sia la musica”.
A conferma che c’è un Dio della provvidenza per gli scalzacani della trap se hanno le giuste frequentazioni losche. Tipo quei fratelli Lucci dai quali secondo i giudici “Emis” andava alla cena di Natale e coi quali risulterebbe coinvolto nel pestaggio di uno steward al “Meazza”, se è proprio lui quello che le telecamere riprenderebbero compiaciuto durante il pestaggio diretto dal fratello di Luca Lucci, quest’ultimo arrestato per narcotraffico e tentato omicidio; tanto è ritenuto starci dentro, Emis Killa, che il questore gli ha somministrato un Daspo per 3 anni, cioè non può mettere piede a San Siro.
Capito la storia? Roba così, e adesso Carlo Conti, che a forza di abbronzarsi gli è venuta un po’ la faccia di bronzo, dirà che lui non ne sa niente, non lo riguarda, “qui si pensa solo all’arte”. Non ne sapeva niente? Emis Killa, che di nome vero fa Emiliano Rudolf Giambelli, Rudolf scritto “Rudolf”, come quelli che hanno la disgrazia di esser battezzati “Gionni”, “Giessica” o “Giacc” (giuro, dalle mie parti una sciagura anagrafico), accende il suo cero alla Madonna: quanto ci mette a partire la fiaccolata, “Giù le mani da Killa!”, “E’ una vittima”, “Giustizia a orologeria!”, “E’ lui il vincitore morale del festival!”?
Bella gente all’Ariston, non c’è che dire: subito dopo il pestaggio del personal trainer Cristiano Iovino ad opera – secondo alcune ricostruzioni – di ultrà milanisti tra cui Cristian Rosiello, fedelissima guardia del corpo di Fedez, l’ex metà Ferragnez chiamava il solito e altrettanto fraterno Luca Lucci al cellulare; l’ex sodale del Fedez, Tony Effe, risaputolo, immediatamente contattava l’altro rapper Lazza, considerato protetto da Fedez il quale, intercettato da Polizia e Finanza, regalava agli investigatori la seguente illuminante conversazione (in atti). “L’ha imbruttito, quello è amico di Tony (…) e l’amico di Tony si è fatto male, e siccome deve fare il ragazzetto ghetto…non può permettersi che in pubblico si sappia che non l’ha difeso. Fare brutto a Lazza vuol dire fare brutto a mio figlio… ma tanto li becchiamo”. Saranno anche ragazzini che si credono gangster, certo che è un bel formicaio, quello di Sanremo che li ha imbarcati tutti nella beata ingenuità del conduttore nonché direttore artistico. Perché a Sanremo è inclusivo.
Ha ragione la politologa Rose Villain: l’America (di Trump) fa schifo, ma neanche in Italia ci si sente protetti. Specie all’ombra dello stadio. O dell’Ariston. Ma niente paura, Luini in arte Villain farà una canzoncina con Rudolf Emiliano in arte Killa contro la violenza, i femminicidi e i soprusi. Quanto al trapper brianzolo, se è indagato dovrà pur essere sentito, in qualche modo: che fa? “Emiliano dice tutto, gringo!”, al giudice? O gli bofonchia la vaccata trap del giorno? O si chiude in uno sdegnoso silenzio? O si mette a frignare, come tutti quelli che fanno i duri fin che dietro hanno i pendagli da forca ma poi si cagano in mano? Troppo crudo, dite? Ma no, è che di questi tipetti ne abbiamo davvero fin sopra i capelli: non sono artisti, stanno in mezzo a giri che definire infami non rende l’idea, ma hanno dietro i soldi, hanno la sovrastruttura dei soldi, dei manager e magari della politica che simpatizza, perché senza le leve giuste non passi dai peggiori bar della Brianza al Festival, e quindi a San Siro non puoi andare ma a Sanremo ci potresti andare in limousine.
Così va il mondo, cari amici e lettori, e sì, fa schifo, ma così va. E chi deve vedere non vede, e chi deve provvedere provvede. Poi dice che la provvidenza non c’è: come no, se sei abbastanza pessimo c’è e come. Killa o la ha fatta uscire lui, adesso, al momento giusto, con la sovrastruttura, la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati per associazione a delinquere con il giro delinquenziale e mafioso delle curve, oppure davvero deve andare in processione al santuario più vicino: gli piove addosso una pioggia dorata di pubblicità. Di “hype”, come dicono i modaioli, i creativi. E siccome all’hype non si guarda in faccia, si può dire che ha già vinto o come minimo parte con una incollatura di vantaggio rispetto agli altri ronzini festivalieri. Pare che i vari Fedez ed Effe, pesantemente rosi dall’invidia, si stiano rovistando la qualunque vergogna per recuperare alla svelta.
Max Del Papa, 29 gennaio 2025
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